
PH. Da sx Virgilio Bruni e il figlio Pierfranco Bruni
Pierfranco Bruni
Referendum. 1946. Monarchia. Repubblica. Mio padre votò per la Monarchia. Mi ha sempre detto che era un voto inevitabile. Anzi una scelta inevitabile. Non era ancora sposato. Ma si portava dietro non solo una eredità che era quella dei Bruni, che durante il Ventennio gran parte, quelli legati al nonno Alfredo, furono fascisti con documenti certi tra le mani, ma anche quella dei Gaudinieri. Soprattutto del colonnello Gaudinieri. Era il fratello della nonna Giulia. Un colonnello di carriera molto vicino alla Casa Reale, ovvero Savoia Sabaudo, che ha rivestito ruolo determinanti proprio nella fase della fine di agosto e i primi di settembre del 1943.

Una stagione difficilissima e complessa che ha visto la presenza di Agostino Gaudinieri svolgere un ruolo cardine (ne parlo sia nel mio libro sui Cinque fratelli che nei servizi per la Rai). Il vero nodo di Gordio sta nel fatto del perché gran parte del Fascismo scelse in quel momento referendario, che non fu assolutamente il primo, di votare per la Monarchia. Quella stessa Monarchia, pur avendo cambiato re, che aveva fatto arrestare Mussolini.
Non si tratta di un dibattito storico o storiografico. Piuttosto di un legame che da parte del Fascismo regime non si era spezzato completamente. Il discorso sul Fascismo movimento prende altre direzione e si confronta addirittura con uno status politico che recupera culturalmente il mondo borbonico e la rilettura del brigantaggio pre risorgimentale sulla linea di una tradizione rivoluzionaria.
Il Regno di Napoli e prima delle Due Sicilie fu borbonico. Resta fondamentale più di tanta bibliografia storica il romanzo di Tomasi di Lampedusa. Quel “Gattopardo” è una vera lezione di vita nella storia e nella politica. Anche lì ci fu un referendum. C’è la frase di don Ciccio che non avendo votato per la borghesia avanzante e incolta non trova la sua scheda. La figura di don Fabrizio è ineccepibile in modo particolare quando rifiuta di diventare senatore. Insomma il referendum segna sempre una scissione molto più incisivo di una elezione politica. Perché dentro ci sono visioni di vita di etica di morale.
Ritorno al punto d’incipit. Perché un fascista come mio padre votò per la Monarchia? Credo che coloro che avevano avuto una storia fascista avrebbero dovuto forse fare una scelta di altro genere.
Mio padre mi disse soltanto: “…non puoi minimamente immaginare l’atmosfera che si viveva. Non tanto in paese. Ma in tutta Italia. Il voto per la Monarchia significava anche non cercare di disperdere un patrimonio nel quale la mia generazione aveva creduto con fede. Ma c’è un altro elemento, mi sottolineò l’Italo che era stato balilla convinto, e riguardava quella generazione che pur ritenendosi fascista, non andò volontaria in Africa, in Spagna e a Salò. Se vuoi sapere di più, mi disse, non devi dimenticare che il fratello di mia madre era colonnello che aveva fatto la Grande Guerra insieme a Giuseppe Ungaretti a Bosco Cappuccio. Mi consegnò alcuni documenti, che ancora conservo e molti li ho inseriti in alcuni miei libri, e non ne parlammo più”.
Il tempo è passato. Gli anni sono diventati una geografia di esistenze. Mi sarei aspettato una consapevolezza maggiore sui fatti, sulla storia stessa fatta con i documenti e non con l’ideologia della prassi, sugli uomini e su una civiltà. Il tempo è passato. Non credo che ancora oggi si possa parlare di Fascismo e quindi non accetto una discussione sull’antifascismo.
Siamo generazioni diverse. Sono contesti completamente cambiati. Non ha senso oggi di vivere dentro tale dilemma. La vita siamo noi. Non la storia. E se la vita siamo noi facciamo uno sforzo in più di considerare il Fascismo soltanto storia e affidato ai documenti e agli studi.
Ricordo sempre la pazienza di mio padre quando mi diceva: “Figlio mio la storia è un archivio di fatti e il presente è ciò che viviamo e mai ciò che abbiamo vissuto, anche se ognuno di noi ha una eredità una tradizione una memoria”.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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