Livatino a Catania Peregrinatio Reliquia. Al San Francesco di Sales, Arcivescovo Renna, Don Manganello, Marco Pappalardo: accompagnare i giovani alla consapevolezza del fenomeno mafioso  

L'Arcivescovo Luigi Renna: "Beato te, afflitto dalle pene del tuo popolo di Sicilia"! - Finalizzare secondo le proprie competenze sia professionali che genitoriali, l'educazione delle giovani generazioni verso la sensibilizzazione di devianti dinamiche sociali, rappresenta una urgente e stringente azione di responsabilità. La maggiore consapevolezza dei rischi impattanti sui ragazzi che il fenomeno mafioso comporta è certamente uno degli scopi primari cui orientare la loro formazione culturale. La solenne celebrazione nel VIDEO ⬇️

 

Dio ti vede” 

(Don Bosco)

Catania, 1 febbraio 2023 – ‘’L’esperienza dell’amore apre i cuori a una reale conversione’’. La conclusione di un intervento toccante rivolto da Don Gero Manganello agli studenti del San Francesco di Sales a ad altre rappresentanze scolastiche di Catania, riunite in cortile e nel teatro dell’Istituto Salesiano di via Cifali, tappa solenne e d’eccezione il 27 e 28 gennaio, della Peregrinatio Beati Rosarii Livatino, ostensione della Reliquia.

Don Gero Manganello responsabile della Peregrinatio e custode della Reliquia avvia la missione il 21 settembre del 2021 dalla Diocesi di Agrigento dove trovò la morte il giudice Rosario Livatino ammazzato in un agguato mafioso il 21 settembre 1990. La reliquia, una camicia insanguinata per una vita spezzata a soli 38 anni, da due anni in esposizione in siti istituzionali, Diocesi, Scuole e Università italiane è al centro di un pellegrinaggio di speranza e testimonianza del senso di Legalità assoluto e permeante in Livatino nel contrasto alla mafia, esemplare simbolo della nostra contemporaneità.

 L’attenzione di Don Gero Manganello è particolarmente dedicata ai giovani studenti ai quali con trascinante fervore da due anni racconta nei suoi viaggi per l’Italia, la dimensione terrena vissuta con slancio culturale di Rosario Livatino, riconosciuto martire della criminalità mafiosa e beatificato Il 9 maggio 2021, anniversario della visita di Giovanni Paolo II alla Valle dei Templi ad Agrigento nel 1993. Anche al San Francesco di Sales a Catania nelle due giornate dedicate in memoria di Rosario Livatino e all’accoglienza del reliquario proveniente da Roma, consegnata a Don Alberto Anzalone, incaricato per la pastorale giovanile ispettoriale che, ha ricordato il magistrato ucciso quale uomo di legge e di fede ponendo ogni sua azione sub tutela dei e augurando ai ragazzi  di restare sotto la protezione e lo sguardo di Dio, 

Don Gero partendo dalla camicia intrisa di sangue, reperto investigativo per la prima volta divenuto una reliquia, ha sottolineato come la testimonianza del profondo e penetrante senso laicale di fede di Livatino, abbia inciso sul cammino di conversione di tante persone a partire dai suoi killer, sollecitando i ragazzi in ascolto alla dedizione allo studio, guardando alla eccellente formazione cui puntò Rosario Livatino “non per primeggiare a scuola o nella fase universitaria ma per il proprio futuro lavorativo e sociale nella convinzione che lo studio serva ad acquisire capacità intellettuale e dunque autonomia di pensiero non attaccabile da influenze esterne devianti e strumentalizzanti anche mafiose e poter porci a servizio del prossimo affrontando le falsità con coerenza e consapevolezza”. 

Dalla esperienza dell’amore, ogni uomo può trasformare il suo cuore anche se colpevole e redimersi. Più delle leggi. ’L’esperienza dell’amore apre i cuori a una reale conversione ’’. Così Don Gero Manganello, in un appassionante passaggio.   

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San Giovanni Bosco

Sopra scrivevamo non a caso, della sosta d’eccezione riservata alla ostensione del reliquario nella Casa Salesiana a Catania, espressione di un pianeta secolarmente orientato alla crescita culturale e formativa di intere generazioni improntate sulla spiritualità comunicativa di San Francesco di Sales ispiratore dei metodi educativi umani e della gioia di Don Giovanni Bosco che, da formatore dei giovani consegnò al mondo salesiano, attraverso il proprio impegno pulsante nella vita dell’Oratorio, nel cortile della scuola, nelle recite in teatro, nell’incitamento persuasivo allo studio e al lavoro sempre in allegria. Non manuali ma azioni per i giovani e con i giovani, il segreto di San Giovanni Bosco e dei Salesiani.

Don Bosco e suoi ragazzi

La missione di Don Bosco al servizio dei giovani, ufficialmente interpretata dal 18 dicembre 1859 anno della fondazione della Società di San Francesco di Sales e assorbita fino ai giorni nostri dalle Comunità Salesiane sparse in 133 continenti del mondo, brilla appunto di eccezionalità.

E sul solco di questa straordinaria tradizione, in omaggio e alla memoria del giudice Rosario Livatino, protagonisti delle due giornate celebrative, sono stati gli studenti di tante realtà scolastiche della città insieme agli allievi e le allieve di scuola media e liceo del San Francesco di Sales, diretto da Don Giuseppe Troina coadiuvato dal preside Don Enzo Timpano in successione negli anni di Don Paolo Cicala espressione di portante vitalità dell’Istituto, già direttore e preside dello storico Istituto San Luigi a Messina.

Nel cortile della scuola, tanto caro a Don Bosco, incorniciato da garofani rossi e bianchi simbolo di saldezza e supplizio del magistrato, le giovani allieve sono andate incontro alla Reliquia, in una danza leggiadra e accogliente.

Alle attività formative legate tradizionalmente all’Opera di Don Bosco contribuisce strutturalmente Marco Pappalardo, cooperatore salesiano, docente di Liceo, giornalista, scrittore di testi pedagogici e recente assegnatario del delicato incarico di Direttore Ufficio per la Pastorale Scolastica dell’Arcidiocesi di Catania.

“Come Consulta per la Pastorale Scolastica dell’Arcidiocesi di Catania abbiamo condiviso con i Salesiani e la Pastorale Giovanile ogni passo di questo evento, coinvolgendo nelle due mattinate gli studenti e i docenti delle scuole secondarie di I e II grado. Da insegnante lavoro ogni giorno a contatto con i giovani  e per educarli al rifiuto della cultura mafiosa ci vogliono parole e azioni, una vita trasparente e scelte coerenti che rompano la mentalità mafiosa; poi ci vogliono pure i libri, i dibattiti, le manifestazioni, i convegni. Inoltre, bisogna aiutarli a vivere, condividendole, esperienze forti in questo campo, magari portandoli a visitare i luoghi in cui hanno vissuto e vivono testimoni coraggiosi della lotta alla mafia e per la legalità. Infine, da educatori dobbiamo suscitare la passione per il bene comune invitando e accompagnando i giovani in attività di volontariato” sostiene il professore Marco Pappalardo anche autore di due testi rivolti ai giovani e meno giovani adottabili nelle scuole “ “3P. Padre Pino Puglisi. Supereroe rompiscatole” e “Non chiamatelo ragazzino. Rosario Livatino, un giudice contro la mafia” entrambi editi per i tipi Polini.

“Certamente nei giovani di oggi c’è più consapevolezza del passato, poiché se ne parla di più e le scuole organizzano ogni anno iniziative per la legalità; certo, non sempre tutti sono raggiunti e di più si dovrebbe fare nei quartieri periferici e a rischio. Non è bello dirlo, ma qualcosa è cambiato grazie a questi martiri – tra cui Rosario Livatino – la cui morte per mano mafiosa e divenuto un boomerang per l’organizzazione criminale, scuotendo le coscienze di molti. Rileva efficacemente Pappalardo indicando un’altra sua pubblicazione – In un mio libro “Diario (quasi segreto) di un Prof.”, edito da San Paolo, ho scritto: «Sugli striscioni dei cortei, per essere veri e concreti, non basta più scrivere “La mafia è una montagna di merda”, ma – per esempio – “Io da oggi non fumerò più uno spinello perché l’erba è spacciata dalla mafia e la arricchisce” e pure “Qualora mi rubassero l’auto o il motorino, non cercherei l’amico dell’amico per farmelo dare pagando, bensì denunciando il furto, il mio cosiddetto amico e il suo amico”!».

Ai giovani bisogna dare ascolto, credito, voce, spazio, possibilità! La famiglia, la scuola, la Chiesa, le realtà educative sono chiamate a farlo e soprattutto a crederci per poter prendere una chiara posizione” Con l’incisività che gli è propria Marco Pappalardo ha inoltre presentato la figura di Piero Ivano Nava, testimone dell’omicidio di Livatino, che non ha avuto paura di stravolgere la propria vita per restare dalla parte della verità. “Siate innamorati della bellezza e della verità. L’amore vero muore e tutte le cose. Siate felici!”.

Celebrazione religiosa presieduta dall”Arcivescovo di Catania Mons. Luigi Renna

“Davanti a una camicia intrisa di sangue noi non rimaniamo indifferenti“…A Livatino non si può chiedere nulla, è lui che chiede qualcosa a noi”: l’impegno di una vita improntata alla legalità “. Emozionalmente trainanti le parole dell’Arcivescovo Monsignor Luigi Renna, durante l’Omelia della Santa Messa.

Una celebrazione ampiamente partecipata dai ragazzi degli Oratori della provincia catanese ai quali insieme agli animatori, Don Bosco ed il beato Rosario Livatino, a chiusura solenne della cerimonia del 27 e 28 gennaio 2023 al San Francesco di Sales, l’Arcivescovo ha dedicato l’atto di affido a Maria Ausiliatrice.

Forte e potente il messaggio che Sua Eccellenza Luigi Renna ha consegnato ai ragazzi, declinato in vibranti passaggi aperti a profonde riflessioni, di cui si riporta un abstract:

Potenti Di seguito riportiamo un riassunto della riflessione consegnata ai giovani.

Ogni martirio non è frutto del caso, ma di una scelta“.

Livatino scopre nella sua vita di dover essere un segno, per la sua città e per la Sicilia intera, prendendosene carico.

Nella vita è importante avere un motto! Cari giovani, qual è il motto della vostra vita?

Le beatitudini stesse che Gesù ci consegna nel vangelo sono otto motti, che ci dicono chi è il cristiano, vie per giungere alla felicità!

Beato te Rosario Livatino, povero di Spirito, ti sei affidato solo a Dio, non ai poteri forti né all’umano buon senso!

Beato te, afflitto dalle pene del tuo popolo di Sicilia!

Beato te uomo mite, che non hai opposto violenza a violenza, ma hai portato avanti la giustizia!

Beato te che hai avuto fame e sete di giustizia, perché grazie al tuo sacrificio tanta gente riconosce ora l’importanza dell’onestà e della coerenza nella nostra vita!

Beato te misericordioso, che condannavi senza appello la mentalità mafiosa ma lasciavi aperta la porta del cambiamento all’uomo che cadeva nella sua rete!

Beato te puro di cuore, che hai visto il mondo con gli occhi di Dio!

Beato te, operatore di pace, quella che non si fonde sul timore ma sull’amicizia!

Beato te perseguitato per la giustizia!

I santi sono gli uomini che le beatitudini le hanno incarnate. “E voi ragazzi, avete scelto quale beatitudine cominciare a vivere nella vostra vita?” Sceglietela oggi, passando davanti la camicia insanguinata del beato!

“Beati voi cari giovani, perché il mondo ha bisogno delle vostre beatitudini!”

Altri momenti salienti delle due giornate commemorative al San Francesco di Sales

 Il programma della cerimonia è stato scandito da diversi spazi partecipativi.  

Dalla venerazione da parte dei ragazzi della reliquia di Livatino, agli interventi dell’avv. Vincenzo Martines, presidente unione ex allievi di Catania e dell’ex allievo Ruggero Sardo,

Non è mancato l’ascolto di un dramma musicale rivolto al giudice Rosario Livatino per la composizione di Vincenzo Vitale ex allievo salesiano, andato in scena la scorsa settimana al Teatro Bellini a Catania.

All’incontro dedicato ai giovani del Servizio civile universale e ai rappresentanti degli istituti scolastici di Catania, introdotto dal video-riassunto della prima giornata.

Primo ospite, il dottor. Sebastiano Mignemi, presidente della I Corte d’Assise di Catania, che ha condiviso la sua esperienza di magistrato in relazione con i colleghi protagonisti della lotta alla mafia in Sicilia, tra cui il giudice Livatino. Il presidente Mignemi ha sottolineato l’importanza del dovere civile e della partecipazione a cittadinanza attiva da parte dei giovani siciliani.

La testimonianza di Claudia Vecchio presidente dell’associazione Casa giudice Livatino“. Lo stabile ereditato dalla collaboratrice domestica alla morte dei genitori del magistrato, nel 2010, divenuta Casa Museo in seguito alla costituzione dell’associazione custode della memoria. Claudia Vecchio ha delineato la figura del giudice Livatino attraverso un tema, un compito di religione, un regalo della prima comunione; ed  ancora alcuni oggetti che il magistrato aveva con sé il giorno dell’agguato mortale. Occhiali, portafoglio e chiavi di casa.

La mattina è continuata con la visione dei primi minuti del docu-film dedicato al giudice e commentato dal curatore dott. Ugo Tomaselli, presidente dell’associazione “Giustizia e pace”, protagonista di un incontro particolare con il giudice in occasione del suo omicidio.

La presentazione nel tardo pomeriggio della Strenna del Rettor Maggiore da parte dell’ispettore dei Salesiani don Giovanni D’Andrea,

L’ispettore don Giovanni D’Andrea presenta la strenna del Rettor Maggiore

-Chi sono i laici?

Coloro che non hanno ricevuto il dono del servizio del sacerdozio ministeriale e, più strettamente parlando, non vivono neanche una vita di speciale consacrazione. Sono coloro che vivono nel mondo orientando e ordinando le loro attività a Dio. Oggi è fondamentale la complementarietà fra laici e consacrati: come le due ali di una farfalla o i due occhi di un volto. La missione educativa condivisa con i laici è un punto di non ritorno per la missione salesiana!

-Quale il ruolo della componente laicale della Famiglia salesiana?

È chiamata ad essere lievito nel mondo: una ‘minoranza’ che lavora immersa totalmente nell’ambito educativo, dei media, della comunicazione sociale, dell’inclusione. 

Ci sono già grandi figure di laici fortemente impegnati che possono ispirarci, anche nell’alveo della Famiglia Salesiana: Alberto Marvelli, Attilio Giordani, Nino Baglieri, Vera Grita, Akash Bashir… tutti modelli che ci rimandano al primo modello: Gesù Cristo.

-Cosa chiede ai giovani il Rettor Maggiore con la strenna di quest’anno?

Di cercare di comprendere la loro vocazione, fare le loro scelte di vita, non girarsi dall’altra parte, raccogliere il testimone degli adulti, di mettersi al servizio degli altri.

E agli adulti? Continuare ad ascoltare e accompagnare i giovani, abilitarsi all’accompagnamento, che non è riservato ai sacerdoti ed ai consacrati.

In serata la Veglia di preghiera alla presenza della reliquia del beato Livatino con la partecipazione della componente giovanile di Azione Cattolica dell’Arcidiocesi , accolti da Don Alberto Anzalone delegato della pastorale giovanile salesiana e curatore del momento di preghiera, presieduto da don Alfio Lipera, assistente di AC-sezione giovani.

Il momento si è concluso con i ringraziamenti di don Alberto Anzalone e Matteo Minissale, rispettivi delegati della pastorale giovanile dei Salesiani di Sicilia e dell’Arcidiocesi di Catania, e col pensiero dell’ispettore dei Salesiani di Sicilia don Giovanni D’Andrea, che ci ha ricordato che l’oratorio è prima di tutto relazione e ponte accogliente fra la strada e la Chiesa.

Dopo la benedizione conclusiva dell’Arcivescovo Luigi Renna, la serata è proseguita con un momento di agape fraterna offerta dallo stesso.

Finalizzare secondo le proprie competenze sia professionali che genitoriali, l’educazione delle giovani generazioni verso la sensibilizzazione di devianti dinamiche sociali, rappresenta una urgente e stringente azione di responsabilità. La maggiore consapevolezza dei rischi impattanti sui ragazzi che il fenomeno mafioso comporta è certamente uno degli scopi primari cui orientare la loro formazione culturale.  

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