Roma. Alla Centrale Montemartini il restauro della Real Casa promosso dalla Fondazione Paola Droghetti onlus

L’arte ha lo straordinario potere di aprire una finestra sul passato, rivelando  usi, costumi, luoghi, ma anche il  censo e le tradizioni di donne e uomini  che hanno vissuto migliaia di anni prima di noi, offrendo  al contempo la possibilità di apprezzare le straordinarie abilità degli artisti che hanno realizzato  opere sorprendenti.   Come  il Mosaico della Real Casa,  riportato al suo splendore grazie al complesso intervento di restauro  promosso e finanziato  dalla  Fondazione Paola Droghetti onlus.

Nelle splendide sale della  Centrale Montemartini,  spazio museale dei Musei Capitolini, è stato inaugurato il 2 aprile il restauro dei  4 frammenti musivi  facenti parte della pavimentazione di una lussuosa domus romana di epoca imperiale,  rinvenuti nel 1900 negli scavi  tra via XX settembre e il Quirinale e per questo chiamati il  “Mosaico della Real casa”.  Grazie  all’instancabile e tenace attività e all’impegno civile  del Presidente Vincenzo Ruggieri e Lia Piccolella, Segretario generale della Fondazione,  è oggi possibile ammirare l’opera  restituita alla sua antica bellezza.  Il restauro è stato curato da Alessandro Ferradini sotto la  direzione tecnico-scientifica della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. 

“Roma è ricchissima di reperti  che per carenza  di spazi di esposizione restano chiusi nelle casse dei depositi dei musei.  Opere  invisibili  la cui conservazione e conoscenza rappresenta un passo avanti nella valorizzazione del nostro  Patrimonio ”, ha spiegato Isabella Damiani, responsabile del Coordinamento tecnico scientifico nei Musei archeologici   e  direttrice della progettazione dei lavori di Restauro insieme a Anna Maria Cerioni e Marina De Santis.

L’importanza di questo restauro non è solo storica e scientifica ma per la Fondazione ha il significato e la forza di una rinascita dopo il periodo oscuro della crisi pandemica” – ha detto visibilmente emozionato  Vincenzo Ruggieri,    Presidente della Fondazione Paola  Droghetti”  davanti ad una vasta platea di visitatori.

I  frammenti dell’opera musiva facevano parte di un ampio mosaico pavimentale. Il grande ambiente pavimentato da questo mosaico, dalla superficie originaria di 8,40 x 6,70 metri, era la sala di rappresentanza di una nobile abitazione di epoca tardo-imperiale. La superficie è interamente decorata da girali vegetali che fuoriescono da kantharoi, contenitori con alti manici, collocati negli angoli e al centro dei lati lunghi del pavimento. La composizione è vivacizzata dall’inserimento di un riquadro policromo, collocato in posizione decentrata. Qui, all’interno di un campo giallo, è inserito un fiore a quattro petali con piccole foglie lanceolate negli spazi di risulta della composizione; una fascia separa questa decorazione da una cornice con motivo di fogliette di alloro stilizzate.

I frammenti del pavimento restaurati sono stati posizionati su un grande tappeto calpestabile realizzato in linoleum, dove in scala 1:1 è riprodotto il motivo decorativo del mosaico.

La  ricostruzione grafica offre ai visitatori la visione d’insieme dell’opera, suggerendo con immediatezza la ricchezza decorativa del complesso disegno originario, nell’ intento di restituire ciò che è andato irrimediabilmente perduto.

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