Nicola Samorì, Le Ossa della Madre. Le opere a Villa d’Este a Tivoli

Artista: Nicola Samorì | Titolo: Le Ossa della Madre
Data di inaugurazione: sabato 19 febbraio 2022
Durata: dal 19 febbraio al 19 aprile 2022
Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 8.30 alle 19.45, lunedì apertura alle ore 14.00
Sede: Villa d’Este, Piazza Trento 5, 00019, Tivoli | T. 0774332920
Per informazioni sui biglietti consulta il sito www.levillae.com o scrivi a prenotazioni@coopculture.it per prenotare la tua visita

LA MOSTRA

Le VILLÆ presentano Le Ossa della Madre di Nicola Samorì. La mostra, organizzata con la Galleria Monitor, nasce da Level 0, format di ArtVerona che promuove la collaborazione tra musei, artisti contemporanei e gallerie. In tale contesto Andrea Bruciati, direttore delle VILLÆ, ha invitato l’artista Nicola Samorì (Forlì 1977) a confrontarsi con le suggestioni della dimora del cardinal Ippolito II d’Este.

Alle decorazioni delle sale della Villa si unisce idealmente un lapidario in cui la narrazione pittorica è generata dalle “deformità” della pietra. Onici, marmi e brecce, dipinti o al grezzo, custodiscono un campionario di geodi, fessure e passaggi di tono, veri e propri segni guida per l’artista: la lastra scelta “sceglie” a sua volta l’immagine adatta a interagire con la sua malformazione. Come narra Ovidio (Metamorfosi I) a proposito di Deucalione e Pirra, progenitori dell’umanità, le pietre subiscono una metamorfosi divenendo corpi, le ossa della madre. Nella Sala di Noè è collocato Solstizio d’Inferno, dipinto su onice dove la visione apocalittica del cielo – preludio al nubifragio su una legione di corpi in tumulto – non è costruita con la pittura, ma preesiste nelle screziature del marmo.

Samorì compie un’operazione di camouflage dove gesto dell’artista e materia si confondono. Nel Salone della Fontana, accanto a una sequenza di ventiquattro pietre che fa da contraltare al Convito degli Dei dipinto sulla volta, compaiono quattro busti marmorei: si tratta di volti apparentemente conformi alla tradizione scultorea, che a un secondo sguardo rivelano ferite e mutilazioni, rappresentando un omaggio e al contempo una provocazione nei confronti del busto antico.

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