I marmi di Torlonia. Collezionare capolavori

Un appuntamento da non mancare assolutamente nella Capitale durante le festività natalizie è la mostra sui Capolavori della collezione Torlonia, la più importante collezione privata d’arte antica al mondo, allestita per la prima volta a Villa Caffarelli, la rinnovata sede espositiva dei Musei Capitolini a cura di Carlo Gasparri con la collaborazione scientifica di Salvatore Settis.

La mostra propone una selezione di 92 opere fra le 620 di cui si compone l’intera collezione Torlonia il cui allestimento è concepito in 5 sezioni secondo un percorso a ritroso nel tempo con l’intento di rievocare il Museo Torlonia, fondato dal Principe Alessandro nel 1875 in via della Lungara.
Le opere, provenienti in gran parte dall’acquisizione delle collezioni Albani, Giustiniani e Cavaceppi. e da scavi condotti nelle proprietà della famiglia Torlonia nei dintorni di Roma lungo la via Appia e la via Latina, in Sabina, nella Tuscia e a Porto, erano esposte secondo una divisione tematica dove l’allestimento degli spazi intendeva conferire rigoroso ordine ai numerosi marmi presenti.

Galleria busti imperiali

Nella prima sala ci accolgono, quindi, oltre ai 20 busti della galleria di ritratti imperiali, o ritenuti tali, esposti secondo l’ordine cronologico dei personaggi rappresentati, il famoso ritratto della Fanciulla da Vulci, il cosiddetto Eutidemo di Battriana , il Vecchio, detto di Otricoli e l’unico bronzo dell’intera raccolta, raffigurante Germanico.

Eutidemo di Battriana

Vecchio, detto di Otricoli

Statua bronzea raffigurante Germanico

Sin da questa prima sala è evidente la caratteristica che unisce in un fil rouge l’intera collezione Torlonia: l’intensa attività di restauro e reintegro a cui sono state sottoposte le opere secondo il gusto dell’epoca, fra gli altri da Pietro e Gian Lorenzo Bernini, ma soprattutto da Bartolomeo Cavaceppi , il più illustre restauratore di marmi antichi del Settecento, la cui straordinaria raccolta, acquistata all’asta il 9 aprile 1800 da Giovanni Torlonia, padre di Alessandro, costituì il primo nucleo della Collezione . Oggi, almeno in Italia, in applicazione delle teorie sul restauro di Cesare Brandi, non è più consentito operare secondo queste modalità che, in alcuni casi, arrivano a snaturare del tutto la concezione originaria dell’opera, costruendo dei veri e propri assemblaggi, una sorta di Frankenstein, che nulla hanno a che vedere con l’originale, ma certamente le opere in mostra forniscono una testimonianza fondamentale del gusto dell’epoca.

Statua di Ercole con pelle di leone e pomi delle Esperidi, pastiche

Fra le opere esposte nella seconda sala spiccano un eccezionale rilievo votivo attico proveniente dalle pendici dell’Acropoli di Atene, giunto a Roma probabilmente nel II sec. d.C. per volere di Erode Attico e una veduta del Portus Augusti , unica per il tema  raffigurato e per i resti di policromia ancora evidenti e il gruppo ellenistico noto con il nome moderno Invito alla danza, costituito dalle statue di un Satiro e di una Ninfa, trovate insieme nella Villa dei Sette Bassi.

Lastra marmorea raffigurante il portus Augusti

La sezione III, espone alcune fra le più importanti opere appartenenti alle raccolte dello Studio Cavaceppi in via del Babuino a Roma e di Villa Albani, nei pressi di Porta Salaria, fatta costruire dal Cardinale Alessandro Albani alla metà del 1700 appositamente per ospitare la sua straordinaria collezione di sculture, al cui allestimento originario partecipò il grande studioso tedesco J.J. Winckelmann.

I pezzi di maggior rilievo esposti sono la colossale Tazza con Fatiche di Ercole, databile al 50-25 a.C., proveniente dalla via Appia, in marmo pentelico con piede moderno in granito orientale e base in marmo africano e il cosiddetto Nilo Barberini-Albani, rinvenuto in località Acquatraversa nel 1633, databile a circa il 70-100 d.C., in marmo bigio morato.

Tazza con Fatiche di Ercole

Nella sala 5 spiccano la Statua di Ulisse sotto il montone, della seconda metà del I sec. d.C. in marmo lunense e il Gruppo di Guerrieri, in uno dei quali è riconoscibile la firma dell’autore Philoumenos, databile al I sec. d.C., in marmo pentelico con integrazioni in marmo lunense e base moderna in bardiglio.

Proseguendo lungo il percorso, troviamo la sezione IV, dove sono esposti pezzi della collezione di antichità del marchese Vincenzo Giustiniani, raffinatissimo collezionista e protettore, fra gli altri, di Caravaggio, la cui collezione era allestita a Palazzo Giustiniani, oggi sede della Presidenza del Senato, secondo studiate simmetrie e facendo ricorso a restauri eleganti e ricercati, affidati ai più importanti scultori dell’epoca.

Il Satiro Ebbro, replica del tipo Ercolano

La scelta delle sculture qui raccolte rappresenta le principali inclinazioni del gusto del grande collezionista: il Satiro Ebbro, restaurato e reintegrato nel busto, condensa un frammento antico con il più puro barocco romano così come la copiosa parata di ritratti si dispiega in una grande varietà di materiali e mescolanza di busti integri, restaurati e rifatti “all’antica”. La Statua di caprone, infine, fonde il corpo della fine del I sec. d.C. con la testa attribuita a Gian Lorenzo Bernini.

Statua di caprone con testa attribuita a Gian Lorenzo Bernini

La sezione V offre una selezione di sculture del Museo Torlonia che risultano documentate in collezioni dei secoli XV-XVI, presentandosi così come una “collezione di collezioni”, una sorta di matrioska, in cui ogni raccolta racchiude in sé pezzi provenienti da collezioni più antiche. Il percorso museale si conclude con l’esposizione dell’imponente catalogo del Museo Torlonia del 1884, a cura di Pietro Ercole Visconti e dal nipote Carlo Ludovico, primo esempio di catalogo di sculture antiche integralmente riprodotte in fototipia.

Dopo questa esaltante full immertion nella statuaria classica, ancora un ultimo regalo: il visitatore è catapultato nella meravigliosa Esedra del Marco Aurelio, la nuova grande aula vetrata costruita all’interno di quello che era denominato il Giardino Romano del Palazzo dei Conservatori, su progetto dall’architetto Carlo Aymonino, dove ammirare i bronzi antichi della donazione Sistina, raccolti insieme per l’occasione.

Musei Capitolini, Villa Caffarelli

Tutti i giorni ore 9.30-19.30

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