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Il pitagorismo di Santa Maria della Croce a Casaranello, il saggio di Cristina Martinelli. Tra rigore storico e felicità narrativa

Lecce – Il 24 Settembre, nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio 2021, il cui slogan era “Patrimonio culturale: Tutti inclusi!”, è stato presentato il libro di Cristina Martinelli dal titolo ”Il pitagorismo di Santa Maria della Croce a Casaranello”, relatori: Giovanni Giangreco, storico dell’Arte, già funzionario presso la Soprintendenza ai Beni Culturali della Puglia,  e Roberto Muci, sociologo, Master in Consulenza Filosofica Università Pontificia “Regina Apostolorum” di Roma e presidente onorario dell’Unesco-Giurdignano.

            Motivata dai perduranti dubbi sulle origini dell’edificio sacro, la ricerca si concentra in particolare sul simbolismo dei raffinati mosaici parietali che ricoprono la cupola e l’abside della chiesa, dove sono rappresentati motivi zoomorfi e floreali dal significato non facilmente comprensibile, soprattutto per un carciofo, delle pere, una lepre accovacciata che morde l’uva, le tre fave… L’edificio originario era una scuola pitagorica?

            Raccogliendo le prime interpretazioni della filosofia pitagorica e dell’influenza che il Neo-pitagorismo ha avuto sull’Arte alle origini dell’edificio sacro, ciò che ne anticiperebbe la datazione tra il II e il III secolo, dopo aver fatto riferimento alla dottrina del silenzio di Pitagora, il simbolismo dei numeri nel pensiero pitagorico, il volume si concentra in particolare sui seguenti assi di indagine: il disegno e la pianificazione della chiesa, misura geometrica e proporzione in architettura, la quadratura del cerchio, il significato del numero sette e il compleanno di Apollo sulla volta stellata.

            Questo lavoro, mescolando rigore storico e felicità narrativa, va aldilà dei confini abituali del genere saggistico, una torsione poetica, in cui non manca la provocazione-azione per rischiarare una realtà che forse il lettore potrebbe non vedere. Griglie interpretative, dunque, offrono esemplificata la preparazione teorica con molti rimandi e una ricca Bibliografia.

            I temi proposti dal Saggio faranno ancora molto discutere per svariati motivi, e già il 2 ottobre 2021 la Festa dei Lettori, cogliendo l’eco della provocazione della Martinelli, ha dibattuto di come l’Amministrazione, le Associazioni e le realtà economiche del territorio possano contribuire alla tutela e valorizzazione di S. Maria della Croce, affinché i valori identitari divengano un saldo fattore comune e condiviso, comprese le visioni e le aspettative economiche dei cittadini.

Entusiasmarsi dinanzi alla bellezza.

Questo l’invito che è emerso con forza nel corso della “Festa dei lettori”, che si è svolta a Casarano lo scorso 2 ottobre nell’atrio di Palazzo De Donatis, con la formula della tavola rotonda, sul tema “L’invenzione del presente. Dialoghi intorno al valore della cultura”. All’incontro hanno preso parte Cristina Martinelli (associazione Presìdi del Libro), Giovanni Giangreco (storico dell’arte), Loredana Manco (architetto urbanista), Alessandro De Marco (associazione ArcheoCasarano), Manuela Trianni (imprenditrice).

Il richiamo all’entusiasmo è stato una costante negli interventi di Cristina Martinelli.

“Siamo convinti – commenta la referente locale dei Presìdi del libro – che sia possibile innestare sulla cultura dei processi virtuosi di natura economica e sociale. Sulla base di questa premessa e prendendo le mosse dai saggi recentemente pubblicati sulla chiesa di Casaranello e dall’interesse da essi suscitato, potremmo partire proprio da questo unicum. Purtroppo, molti casaranesi non conoscono la chiesa di Casaranello, che resta un attrattore di straordinaria importanza per la sua specificità. Per quel che mi riguarda, osservando da vicino i mosaici mi sono resa conto dell’insoddisfazione delle interpretazioni fornite, così ho provato di chiarirmi i dubbi e sono giunta a formulare l’ipotesi, suffragata dai riscontri iconografici, che la chiesa sia sorta inizialmente in ambito pagano come scuola pitagorica. Se così fosse, l’edificazione del nucleo originario della chiesa sarebbe da anticipare di alcuni secoli. Se tale ipotesi fosse confermata, la sua importanza, già straordinaria, crescerebbe esponenzialmente. Ciò che serve per valorizzare adeguatamente questo bene è un serio progetto di valorizzazione. Personalmente, mi sono mossa per cercare di far inserire la chiesa tra i siti patrimonio dell’Unesco, ma, sfortunatamente, senza successo. Il volontariato, che pure tanto ha fatto e continua a fare, non può essere abbandonato a se stesso. La domanda, quindi, è: Cosa pensare per il nostro futuro?”.

“Quando parliamo di Casaranello – aggiunge De Marco – spesso lo facciamo come se stessimo all’anno zero, ma non è assolutamente così. La nostra associazione è riuscita a riportare all’attenzione internazionale la chiesa di Casarano. Purtroppo, non possiamo ignorare che gli unici siti che funzionano sono quelli alle dipendenze del Ministero. Detto questo, bisogna ragionare in termini concreti, cercando di uscire dal campanilismo”.

“Bisogna capire – precisa Giangreco – quanto la gente percepisce un monumento come entità sociale. C’è uno scollamento tra la gente e i luoghi che non sono vissuti. Nel caso di Casaranello, la fruizione del bene è resa difficoltosa dalla gestione dello stesso da parte sia della parrocchia sia del Comune. Ora, il proprietario, però, è il Comune. La domanda, a questo punto, è: il Comune vuol fare il proprietario o no?”.

“In realtà – argomenta Loredana Manco – ci sono dei cittadini e delle associazioni che si spendono per il territorio e lo fanno con tanto impegno, ma spesso sono isolati. Ognuno lavora per sé. Bisogna pensare a una progettazione condivisa. Altrimenti è difficile riconoscere l’identità di un luogo. C’è differenza tra spazio e luogo. Lo spazio è irrelato, il luogo, invece, è l’interazione con l’uomo. Le piazze sono state svuotate da contatti relazionali, storici e sociali. Una proposta concreta potrebbe essere la rigenerazione urbana dell’area di Casaranello. Sappiamo che la strada che costeggia la chiesa originariamente non c’era. Si potrebbe pensare, dunque, di chiuderla senza interventi invasivi, ad esempio, utilizzando dei materiali riciclati per chiuderla provvisoriamente, in modo tale da ricreare le continuità tra piazza e chiesa”.

“È sentire comune – conclude la Trianni – che noi casaranesi amiamo frequentare altre città, altri paesi per poi continuare a lamentarci dicendo che ‘a Casarano non c’è nulla’! In realtà siamo noi che da tempo non riusciamo ad essere comunità, siamo i primi a sottovalutarci e a non saper riconoscere le bellezze del nostro territorio. Ci manca l’identità territoriale, quel sentimento di appartenenza che lega le persone al posto in cui vivono. L’identità di un territorio è sicuramente un valore che deve essere ben amministrato e diffuso. È necessario continuare a studiare, osservare, investire… Sì, investire, perché è questo che noi casaranesi dobbiamo fare. La domanda è: chi deve farsi carico di investire sul territorio? L’amministrazione pubblica? Gli operatori privati? Forme aggregative miste? Naturalmente il discorso è molto complesso, vi sono differenti ambiti di responsabilità, diverse ‘vocazioni’ e ruoli specifici. Ma la cosa importante è trovare il modo per accendere la miccia del cambiamento e attivare un percorso migliorativo per aumentare il benessere locale e i ricavi stessi del sistema locale. Costruire un modello per valorizzare il territorio non è impossibile, è un percorso da costruire e si parte sempre, guarda caso, dalle persone”.