PASSEGGIATE ROMANE: ALLA SCOPERTA DEL GHETTO EBRAICO

Rome, Italy, May 22 -- The old ruins of the Roman temple of the Portico D'Ottavia, in the heart of the Jewish ghetto of Rome, an ancient district built during the imperial age between the Campidoglio (Roman Capitol Hill) and the Tiber River. Image in HD format

Addossato al Portico di Ottavia, nel cuore del rione Sant’Angelo, esiste un piccolo borghetto, noto a tutti come Ghetto Ebraico. Un luogo di particolare fascino, che deve il nome alla storia che lo ha caratterizzato a partire dalla metà del XVI secolo.

Nel Medioevo, sulle rovine del portico si svolgeva un famoso mercato del pesce, il “Forum piscium” o “Pescheria Vecchia”, agevolato dalla vicinanza al Tevere e dal Porto di Ripa Grande. Il pesce veniva esposto su lastre di marmo affittate ai pescivendoli dai canonici del capitolo della adiacente chiesa di Sant’Angelo, detta appunto in Pescheria, e su una lapide posta sulla parte destra del porticato lo testimonia l’ iscrizione in latino che ricorda l’obbligo di consegnare ai Conservatori, la magistratura elettiva cittadina, la testa ed il corpo di ogni pesce più lungo della pietra stessa, fino alla prima pinna.

Nel 1555 Paolo IV Carafa decise di rinchiudere l’intera comunità ebraica romana all’interno di uno spazio molto ristretto,inizialmente denominato il “serraglio degli ebrei” istituito con una bolla papale molto restrittiva nei confronti della popolosa comunità romana: nasce così il Ghetto Romano, il secondo al mondo dopo quello di Venezia. La parola ghetto, infatti, oggi universalmente utilizzata, si fa derivare dal veneziano gheto, fonderia, il luogo appunto dove fu istituito, per la prima volta al mondo, nella città lagunare, circa 40 anni prima rispetto a Roma.

La comunità ebraica romana è considerata la più antica del mondo poiché se ne hanno tracce fin dal II a.C., quando gli ebrei giungevano a Roma prevalentemente come schiavi dalla province orientali Dopo una iniziale pacifica convivenza, a partire dal tardo Rinascimento, in un turbolento periodo per la chiesa cristiana fra lo scisma protestante e la controriforma, i papi inasprirono il loro atteggiamento nei confronti di chi non aderisse all’ortodossia cattolica, a cui fu imposto, fra l’altro, di portare un distintivo che li rendesse sempre riconoscibili, un panno di color grigio celeste, glauco, che fosse un berretto per gli uomini e uno scialle per le donne. Con la bolla papale veniva loro proibito di esercitare qualunque commercio ad eccezione di quello degli stracci e dei vestiti usati, determinando la tradizione perpetrata fino ad oggi di una massiccia presenza nel campo del commercio dell’abbigliamento e di possedere beni immobili che ebbe come effetto l’incuria per la loro conservazione. Per questo motivo le case del ghetto erano particolarmente degradate, essendo anche soggette alle frequenti inondazioni del vicino Tevere. In generale il ghetto era un luogo molto malsano, data la enorme densità abitativa e la mancanza di acqua corrente. Sin dalla sua istituzione il ghetto era delimitato da porte che venivano chiuse dal tramonto all’alba e controllate da guardie ed era possibile esercitare la religione solo al suo interno, dove furono create le cosiddette cinque scole, corrispondenti alle diverse confessioni ebraiche che vi erano esercitate, oggi ricordate dal nome di una delle vie principali del ghetto.

Con la bolla papale fu imposto l’obbligo di assistere settimanalmente, nel giorno di sabato, a “prediche coatte” che avevano il fine di convertire gli ebrei alla religione cattolica, con risultati assai modesti, anzi secondo un’antica tradizione, gli ebrei si preparavano all’ascolto tappandosi le orecchie con la cera e coloro che finivano per addormentarsi venivano svegliati a calci dalle guardie papaline. Furono costruite, a ridosso del recinto del ghetto, una gran quantità di chiese cattoliche con lo scopo di accelerare la conversione degli ebrei e la dissoluzione della loro cultura, ma già prima del 1555 gli ebrei romani avevano sviluppato modelli di comportamento individuali e comunitari che ne hanno salvaguardato l’identità attraverso i secoli.

Nel 1848 Pio IX autorizzò l’abbattimento delle mura del ghetto,liberalizzando la residenza degli ebrei e, dopo l’annessione di Roma al neonato stato italiano nel 1870, venne definitivamente abolito il ghetto, benchè il rione continui ancora oggi ad essere abitato, in stragrande maggioranza, da cittadini di religione ebraica. È qui che sorge la bellissima sinagoga in stile eclettico,inaugurata il 2 luglio del 1904.

Durante il nazifascismo il ghetto ebraico fu teatro dei più feroci accadimenti, ma il Tempio Maggiore rimase attivo anche dopo la promulgazione delle leggi razziali e tra il 26 e il 28 settembre 1943 fu il luogo della raccolta dell’oro per il ricatto di Herbert Kappler, che tuttavia non servì a scongiurare il tristemente noto rastrellamento del Ghetto del 16 ottobre.

Oggi il ghetto si è fortunatamente trasformato in uno dei luoghi più suggestivi della città, fra locali e testimonianze storico archeologiche che fanno innamorare i turisti di tutto il mondo.

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