La Slovenia dei monaci d’Irlanda

Dalla partita degli Azzurrini in terra slovena, al contributo di St. Modestus, definito l’Apostolo della Carinzia o degli slavi, che ha donato bellezza interiore al più piccolo Stato dell’UE, favorendo la conversione al cristianesimo del suo popolo.

Dublino, giugno 2021 – Ci si aspettava che gli Azzurrini avessero potuto raggiungere la finale o semifinale dopo una una coraggiosa rimonta contro il Portogallo, giorni fa, in terra slovena. Fu proprio la squadra portoghese che mise fine al sogno degli Azzurrini. Comunque il loro coraggio è da lodare.

La Slovenia è il più piccolo Stato dell’UE e, come tutte le cose piccole e belle, sono “una gioia per sempre”, a detta del poeta Keats.

La grotta di Postumia è una sua bellezza naturale.
La gente è affascinante e ospitale. Liubljana: una capitale di tutto rispetto.

A questa bellezza naturale ed interiore ha senz’altro contribuito un monaco irlandese, St. Modestus, chiamato l’Apostlo della Carinzia o degli slavi, essendo riuscito a convertire al cristianesimo questo popolo.

S. Modesto non ha potuto fare nulla per la bellezza secolare della grotta – forse sapeva della sua esistenza, da uomo amante della solitudine -, ma deve avere influito sul carattere degli sloveni e ha messo le fondamenta della cristianità in qusta piccola nazione.

Compagno di S. Virgilio di Salisburgo, Modesto fu missionario presso i Karantani, progenitori degli odierni sloveni, una razza alpina che abitava a Sud dell’Austria e nel Nord orientale della stessa Slovenia.

Era stato questo il sogno di S. Colombano di Bobbio, che pensava di lavorare con loro. Tanti i segni monastici irlandesi che parlano della loro presenza in territorio sloveno.

La Slovenia ha il suo naturale sbocco al mare nella zona meridionale del golfo di Trieste. Può essere interessante ricordare che in questa zona costiera dell’Adriatico, intermedia tra il territorio italiano e quello sloveno, sono tuttora presenti, a partire dall’alto medioevo, testimonianze legate al monachesimo colombaniano.

Si tratta in particolare della località denominata San Colombano e – a poca distanza – dell’antica chiesa di Muggia Vecchia, poste sulle alture che stanno a confine tra la baia di Muggia e il vallone di Capodistria.Sulla collina soprastante l’abitato di Muggia – ci ricorda il Prof. M. Pampanin dell’Università di Pavia -, si trova la basilica di Santa Maria Assunta, unico edificio rimasto del precedente abitato di Muggia Vecchia. La basilica venne probabilmente fondata in epoca longobarda dai monaci bianchi di S. Colombano, già presenti in area veneta e nel resto del regno longobardo, soprattutto lungo la Via Postumia, dopo la fondazione regia dell’abbazia matrice di S. Colombano di Bobbio e l’espansione monastica che ne era seguita dal VII al IX secolo.

Prima dell’attuale chiesa, che è di età romanica, doveva esserci quella precedente dell’VIII o IX secolo; molti elementi dell’arredo liturgico sono infatti databili a quel periodo, come i plutei del recinto presbiterale, ossia le grandi transenne o balaustre di marmo di arte longobarda, databili al periodo del re longobardo Liutprando (VIIIsec.) o al periodo della c.d. Rinascenza liutprandea (VIII-IX secolo).

Questi plutei dell’antica chiesa di Muggia Vecchia risultano identici alla lastra marmorea della lapide di Cumiano, fatta realizzare da Liutprando per la sepoltura dell’irlandese S. Cumiano, quinto abate di Bobbio (ed oggi conservata nel museo dell’abbazia bobbiese).

A non molta distanza dalla chiesa di Muggia Vecchia, nella parte collinare della stessa zona,si incontra il valico confinario di S. Colombano(mejni prehod Kolomban) che collega l’Italia e la Slovenia. Il valico (detto di Chiampore dell’omonima località dalla parte italiana) prende nome dalla località di San Colombano(Kolomban in sloveno), posta a circa due chilometri dal confine in comune di Capodistria.

Questo piccolo insediamento di 480 abitanti dell’Istria settentrionale nella municipalità di Capodistria, che fa parte della regione Carsico-litoranea della Slovenia, è stato un antico possedimento dei monaci di S.Colombano, il Santo irlandese cui si riferisce il nome del paese, i quali si erano diffusi all’interno del regno longobardo anche nell’area veneta e friulana del Patriarcato di Aquileia.

Come si ricorderà, l’abbazia di S. Colombano di Bobbio, prima fondazione monastica in Italia dopo la conquista longobarda, sorta nel VII secolo con il sostegno dei nuovi sovrani, era stata infatti modello e talora matrice di tante altre fondazioni monastiche fra VII-VIII secolo in piena epoca longobarda e carolingia.

E’ interessante notare che la chiesetta locale del paese sloveno di S. Colombano è dedicata a Santa Brigida, patrona d’Irlanda. Quindi, è più che probabile che S. Colombano volesse convertire gli sloveni.

Anche S. Virgilio avrebbe voluto avere una parte attiva nella loro conversione, ma gli impegni della vita cristiana di Salisburgo, dove lavorò per ben 40 anni, glielo impedirono. Ma fu proprio lui, da Arcivescovo di Salisburgo, ad inviare Modesto in quella regione, dietro richiesta del Duca di Karantania, Cheitimar, verso il 755, per cristianizzare la gente della ducea.

Cheitimar e il cugino Gorazd, avevano incontrato Virgilio e Modesto alla Corte di Odilo, dove si trovavano come ospiti politici speciali. Era accaduto che verso le metà del secolo VIII, Borut, Governatore degli slavi Karantani e padre di Gorazd, chiese l’aiuto dei bavaresi contro gli avari, che spadroneggiavano sul loro territorio da qualche tempo.

Questa sembrerebbe essere la prima affermazione di sovranità degli sloveni. Il Duca Odilo venne in loro aiuto a condizione che Borut riconoscesse la sua supremazia e mandasse il figlio Gorazd insieme al cugino Cheitimar come ostaggi in Baviera. Qui i due principi sono stati introdotti al cristianesimo e battezzati. Più in là Gorazd successe al padre Borut, ma morì prematuramente. Cheitimarallora diventò Duca della Karantania. Da cristiano, Cheitmar chiese a Virgilio di cui era grande amico, di convertire i suoi sudditi, i Karantani. Virgilio era molto impegnato da Arcivescovo nella metropoli di Salisburgo e così la missione venne affidata a Modestus e a un gruppo di compagni. Si dice che il loro lavoro si estese fino a parti remote della Karinzia e ai confini dell’Ungheria, dove il fiume Drava sfocia nel Danubio.

Nell’emergente sovranità slovena che oltre 1,200 anni dopo avrebbe raggiunto la sua totale indipendenza, Modesto fu un precursore di giustizia, libertà e solidarietà, da testimone e difensore della suprema dignità dell’essere umano. Da un punto di vista politico, per il Duca regnante egli contribuì indirettamente a stabilizzare la nazione contro gli sconfinamenti degli avari.

Chiesa di Maria Saal,

Secondo le cronache, Modesto fu il primo Vescovo della Karantania con sede nella Chiesa di Maria Saal, al di là del fiume Glandove si trovava la fortezza del Duca Boruth a Karnburg. In sloveno: Krnski grad, cioe’ Maria Saal (Gospa sveta) sulla pianura Karinzia di Zollfeld: un posto centrale, vicino alla montagna di Magdaslensberg, alla vita politica e culturale della Ducea e alla Kaiserpfalz di Karnburg, dove si trovava la sede palatina del Duca, Re ed Imperatore Arnulf di Karinzia nel IX secolo.

L’opera missionaria di Modestus pose le fondamenta, per quel che sarebbe divenuta dopo la nazione più democratica e moderna, l’attuale Slovenia, il paese più giovane dell’Unione Europea e uno dei più giovani del mondo, dichiarando la propria autonomia e indpendenza solo il 25 giugno 1991.

Un bel calcio di inizio per le finali europee e per la piccola e giovane Slovenia.

In ”Born in Ireland, Lit up Austria – Monaci e pellegrini irlandesi in Europa ed Austria” il libro pubblicato di recente per la Collana ‘New Horizons’ Book 5) (English Edition) Formato Kindle, abbiamo dedicato un approfondimento su questo tema per il quale occorre ripensare e rilanciare l’opera dei grandi monaci e Santi irlandesi. Un’azione simbolo e luminoso faro della storia europea, che dovrebbe guidarci ad uscire dal decadimento morale e spirituale che la nostra società sta attraversando sul piano dei grandi valori e delle tradizioni.

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