GOFFREDO DI BUGLIONE, IL CAVALIERE PERFETTO

Le gesta eroiche di un indiscusso protagonista medievale rivivono nel volume “Goffredo di Buglione” di Sergio Ferdinandi -edito da Graphe.it per la collana “I Condottieri”

La figura e le imprese epiche di Goffredo di Buglione, duca di Bassa Lotaringia (1060 circa-1100)e Advocatus Santi Sepulchri hanno attraversato i secoli, diventando leggenda.

Protagonista indiscusso della I crociata, uomo dalla fede incrollabile, formidabile guerriero in battaglia, stratega militare, ma anche umile e schivo, Goffredo incarna la figura del “cavaliere perfetto” osannato dalle chanson des gestes e dalla fiorente letteratura medievale che ne celebra le epiche imprese pochi anni dopo la sua prematura morte.

Dante lo colloca nel XVIII canto del Paradiso  fra i principi saggi e giusti (Paradiso, XVIII, 47); Torquato Tasso ne canta le gesta nella sua opera più celebre, La Gerusalemme Liberata, inizialmente intitolata proprio “Goffredo”.

Nel volume “Goffredo di Buglione” di Sergio Ferdinandi, edito per la collana “I Condottieri” da Graphe.it, (15 €) l’autore ne ripercorre la vita e le imprese, in un’appassionante, curatissima narrazione storica. 

Discendente da Carlo Magno e di illustrissimo lignaggio è figlio di Eustachio II di Boulogne (protagonista della battaglia di Hastings) e nipote di Goffredo III il Gobbo, fedelissimo dell’imperatore, che lo nomina erede di tutti i suoi beni nel 1076.

Sono gli anni bui del feudalesimo, della lotta alle investiture tra il potere temporale e quello spirituale tra il rigoroso papa Gregorio VII e l’imperatore del Sacro Romano Impero Germanico Enrico IV, verso il quale Goffredo dimostra una fedeltà incrollabile.

Nella prima parte della sua esistenza Goffredo di Bouillon combatte con grande determinazione per difendere i possedimenti ereditati, ai quali la zia Matilde di Canossa, moglie cristianissima di Goffredo III il Gobbo non intende rinunciare.”

C’è una linea di confine marcata che segna in due parti distinte la vita di Goffredo di Bouillon, ed è tracciata dalla I crociata.   Goffredo risponde all’appassionato appello di Urbano II che da Clermont (1095) incita i cristiani a riconquistare la Terra Santa, da secoli nelle mani degli infedeli.  Oltre a Goffredo, molti altri grandi feudatari rispondono all’appello del Papa. La crociata assume un valore simbolico, come descritto anche dalle opere dei cronisti. Il fervore religioso, la fede, la pietà cristiana, la necessità di rappresentare l’Impero in questa grande impresa  sono i motivi che spingono  Goffredo e i suoi  uomini a partire e  la crociata diventa  espressione di un  percorso di purificazione spirituale, di elevazione verso Dio,  segnato  da numerose tappe irte di difficoltà e pericoli, nella lotta contro il male.

 A capo di un esercito imponente, composto da migliaia di fanti e cavalieri – che riuniva il meglio delle forze lotaringie e dell’Impero Germanico- Goffredo  percorre  la strada dei Balcani, “la via di Carlo Magno” per giungere fino a  Costantinopoli e poi a Nicea, a Dorileo, In Antiochia, Gerusalemme, Ascalona. dal 1096 al 1099 le armate cristiane combattono valorosamente contro gli infedeli,   riportando sempre vittorie  memorabili.  Indomiti guerrieri, impareggiabili strateghi, abili conoscitori delle arti della guerra, i contingenti crociati sono invincibili . Combattono strenuamente in condizioni sfavorevoli, vincendo il caldo torrido del deserto, la mancanza di acqua e di vettovaglie e la peste che probabilmente sarà la causa della morte prematura di Goffredo. Rivivono tra le pagine gli echi dell’assedio di Nicea, il sibilo delle frecce degli arcieri, il rimbombo dei colpi delle macchine ossidionali mentre attaccano le mura di difesa delle città assediate. Fino alla conquista di Gerusalemme e alla elezione di Goffredo al Governo della Città Santa.

Ma oltre le gesta eroiche Goffredo, primo sovrano del Regno Crociato di Gerusalemme, resta nella storia per il grande gesto di umiltà che lo spinse a rifiutare una corona d’oro laddove Cristo ne aveva ricevuta una di spine”.

La figura di Goffredo, di grande spessore umano e militare, esaltata dalla Chiesa nel corso del Medioevo, ha avuto un nuovo successo nel XIX secolo attraverso il romanticismo, la nascita dei nazionalismi e la riscoperta d’Oriente. Un’immagine che sembra riecheggiare anche nella cerimonia di investitura di Chateaubriand a cavaliere dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, celebrata nel 1806 con gli speroni e la spada di Goffredo, a pochi metri dal monumento funerario. Un libro da non perdere, non solo per gli appassionati di storia ma anche per chi vuole conoscere più da vicino uno dei piu’ grandi condottieri del Medioevo.

Sergio Ferdinandi (Sedan 1963), archeologo e storico medievista, dirigente generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ha ricoperto diversi incarichi governativi. Componente del Consiglio Superiore per i beni e le attività culturali e paesaggistici del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, esperto della Commissione nazionale italiana UNESCO per le crociate e Bisanzio, è membro di diversi istituti di ricerca storica e archeologica internazionali fra i quali l’ISMEO-Associazione internazionale di studi sul Mediterraneo e l’Oriente e la Scuola Archeologica Italiana di Cartagine (SAIC). Docente e relatore in convegni nazionali e internazionali, è autore di numerosi saggi e contributi scientifici in particolare sull’Oriente Crociato; tra i lavori più recenti il volume La Contea Franca di Edessa. Fondazione e profilo storico del primo principato crociato nel Levante (1098-1150), edito dalla Pontificia Università Antonianum.

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