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Torna a Roma il Festival della Luce: dal 19 dicembre si sogna con RGB Light Experience

Roma è stanca e si deve riposare. Aveva commentato più o meno così, con questa pacifica affermazione, Gigi Proietti il deserto calato sulla Capitale con il primo lockdown. A lui non piacevano aggettivi come ‘spettrale’ e la nuova edizione del Festival della luce RGB Light Experience sembra quasi che venga a onorare questa vita calma, ammansita dalle norme, dalla paura e da un clima natalizio che si avvicina a piccoli passi silenziosi che tali rimarranno. Soprattutto in quei luoghi feriti dal degrado e da opere interrotte che torneranno così a splendere.  L’appuntamento dal 19 dicembre al 22 è con diciotto opere di luce in quattro luoghi della Capitale per ridisegnare le architetture della città creando uno scenario immaginifico e trasformando il Pigneto, viale America, l’acquedotto Alessandrino e la Prenestina, sotto la Tangenziale Est, in un museo a cielo aperto. Novità di questa edizione, le Torri Ligini che affacciano sul Laghetto dell’EUR e che rivivranno di nuova luce la serata del 22 dicembre che chiuderà la manifestazione. Sul sito è possibile avere tutte le informazioni sul programma: http://www.rgblightfest.com/ [1].

Il festival urbano di light art, urban light e video-mapping- fanno sapere gli organizzatori in una nota di presentazione- è prodotto da Luci Ombre e diretto da Diego Labonia. Dal 2015 porta a Roma le opere di luce di artisti visivi e light designer nazionali e internazionali.

Overflow, del collettivo multimediale DELTAPROCESS, Il Giardino di cemento, La vita prima e dopo sono solo alcuni dei titoli di queste opere di luce. 

Il filo rosso di questa edizione ‘Naturare’  è restituire dignità e bellezza a luoghi divenuti simbolo di degrado, abbandono o progetti architettonici deturpanti e incompiuti. Tanto più in questa epoca che sembra cristallizzare tutto, fermare la vita di città e persone. E’ quindi un’azione artistica che ha in sé una vocazione politica e che rievoca e fa pensare con forza a uno dei messaggi cruciali dell’ossessione estetica e dell’attenzione per le periferie, dal Friuli a Roma, che fu di Pier Paolo Pasolini, amante e custode dell’integrità del decoro urbano e delle sue ascendenze antiche. La Roma di Pasolini quella delle borgate di periferia, piene di squallore, di miseria, ma anche di vitalità pagana e sensuale che lo affascinerà per sempre. Lì dove l’assenza del bello e il male antropologico diventavano quasi una stessa sostanza. 

Non resta che tornare in questi tre luoghi simbolo e mettersi con la testà all’insù, nei giorni della manifestazione. L’arte, anche se per un tempo limitato, tutto trasformerà e ai luoghi perduti restituirà bellezza. 

Foto opera di Deltaprocess, dal sito della manifestazione