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La Cripta del Duomo di Messina, gemma dei Luoghi del Cuore FAI. Il 15 dicembre chiude la campagna nazionale 2020

Magia e incanto nel cuore della Città antica. Una gemma custodita per oltre nove secoli all’interno della Basilica Cattedrale protometropolitana di Santa Maria Assunta o Duomo di Messina.

La Cripta del Duomo di Messina giunta ai giorni nostri indenne, dai colpi inferti alla Città per attacchi bombardamenti e cataclismi (nel 1908 l’ultimo) con cruenti devastanti e permanenti sfregi. Il look rifatto più volte al martoriato viso di Messina simboleggia resilienza e coraggio alla ricerca della propria identità più volte colpita a morte.

Riflettori accesi sulla magnificenza della Cripta del Duomo di Messina, commissionata nel 1081 dal re normanno Ruggero II originariamente annessa ad un putridarium destinato alla mummificazione naturale dei defunti e collegata alla Chiesa Madre, per lungo tempo dimenticata.

Il sotterraneo scrigno storico- architettonica di incalcolabile valore riscoperto nel 2009 è candidato al censimento dei luoghi italiani da non dimenticare Luogo del Cuore FAI 2020” , luce vivificatrice della cultura italiana. Una gemma che Messina intende mostrare come espressione di interiore bisogno di recupero della propria Storia, cui dà voce il Comitato promotore costituito a sostegno della Cripta del Duomo

Il diffusivo coinvolgimento della società messinese declinato con orgoglio in questi mesi della campagna nazionale lanciata per il 2020 dal Fondo Ambiente Italiano, ha svolto un ruolo primario nella raccolta firme, ormai sempre più stringente.

Il 15 dicembre chiuderanno infatti le operazioni di voto per la designazione dei Luoghi del Cuore. I giorni che ci separano dal 15 dicembre rappresentano uno step importantissimo e irrinunciabile. Un voto al quale non ci si può sottrarre da esprimere anche online, consultando https://www.fondoambiente.it/luoghi/cripta-della-cattedrale-messina-83550?ldc [1] 

Una preferenza che non preclude certamente la possibilità di votare altri luoghi in lizza nella campagna promossa dal Fai per il 2020.

Battere il tempo accumulando il maggior numero di voti, con l’impegno corale di tutti è l’invito che rivolgiamo, ricordando l’attuale 19esima posizione raggiunta dalla Cripta in Italia e la quinta in Sicilia.

Il Comitato promotore dello splendido progetto culturale sottolinea con enfasi ” l’entusiastico coinvolgimento del gruppo Facebook Sei di Messina che, con oltrei 27.000 aderenti è uno dei più numerosi in Sicilia” …”.Con il decisivo impulso di Maurizio Presente, gli iscritti al gruppo stanno facendo crescere i voti in favore della Cripta e sono decisi a supportare il nostro prezioso sito in tutti i giorni che rimangono sino al 15 dicembre” .

Mancano solo nove giorni al 15 dicembre, data ultima per esprimere la preferenza, un tempo brevissimo da indirizzare verso un risultato…magico… la Cripta del Duomo di Messina tra i luoghi italiani da non dimenticare !!

Cripta del Duomo di Messina. La Storia

Edificata contestualmente alla Chiesa Madre in principio collegata, fu realizzata nel 1081, su commissione del re normanno Ruggero II. All’origine la cripta constava di un unico grande vano indifferenziato, retto da numerose colonne che lo attraversavano, in più file parallele in corrispondenza del transetto; altre file suddividevano l’ambiente sotto l’abside maggiore. Sulle colonne si sviluppano le volte che sostengono il pavimento del Duomo. Appare evidente che le colonne, oggi tozze e prive di base, avevano in origine uno sviluppo maggiore ed erano dotate di una semplice base. L’innalzamento dei suoli circostanti ha provocato nei secoli la chiusura quasi totale delle finestre, mentre erano chiusi gli accessi antichi dal tempio e ricavati ingressi esterni, già esistenti ai tempi del Buonfiglio e Costanzo. Nel 1638 una confraternita di mercanti e drappieri fondò nella Cripta la Chiesa di S. Maria degli Schiavi ed iniziò la sistemazione degli ambienti con un ciclo di decorazioni in stucco che non intaccava l’aspetto generale dei luoghi. Le volte furono ricoperte da una decorazione in stucco a girali di volute e fogliame oltre ad affreschi che la Guida del 1902 attribuiva ad Antonio Bova, confrate sepolto (1701) nella chiesa.

Il terremoto del 1908 non provocò seri danni alla chiesa (salvo il crollo delle crociere nella cappella di destra), ma durante la ricostruzione furono eseguite imponenti opere al fine di rinforzare le vecchie murature, alterando l’aspetto della chiesa sia nella distribuzione degli spazi che negli apparati decorativi. Le cappelle laterali sono state tramezzate e la piccola cripta funeraria, scoperta durante i lavori, totalmente manomessa. Attualmente la Cripta è chiusa da tempo sia al culto che ad altre manifestazioni. Si accede alla Cripta attraverso due porte, ricavate da finestre, nelle testate del transetto su via S. Giacomo e Piazza Immacolata. La grande aula rettangolare, oggi divisa in tre sezioni dai nuovi muri in cemento, conserva soltanto, al centro, la base di un altare a gradini, forse precedente al 1908, cui potrebbe riferirsi anche la portina marmorea di un rozzo tabernacolo. Risulta ancora evidente la decorazione a stucco seicentesca che copriva per intero l’aula rettangolare e l’abside centrale: la decorazione è stata ampiamente rimaneggiata e in parte rifatta dopo il 1908. Tradizionale è l’attribuzione di questi stucchi ad Innocenzo Mangani e Andrea Gallo. La parte più notevole della decorazione era costituita dal rivestimento delle volte, realizzato con motivi foliacei, volute a cherubini che coprivano per intero le superfici disegnando cornici e ovali che furono dipinti a fresco con santi ed angioletti, di cui rimangono rare vestigia. Nelle cappelle laterali gli stucchi consistevano soltanto in motivi foliacei lungo i costoloni e maggiore spazio era riservato agli affreschi, di cui rimane traccia nella cappella di sinistra. Ispezione sulle porte di accesso a questi ambienti ci informano di lavori eseguiti dal Canonico Trischitta. Gli affreschi, oggi testimoniati da pochi frammenti, non erano opera del solo Bova: risulta infatti che furono iniziati dal tale Antonio Tricomi e poi proseguiti da Antonio Tuccari, Dei dipinti di Placido Celi, citati dalla Guida del 1902, nulla pare sia rimasto, mentre è conservata la Madonna della Lettera nell’atto di consegnare l’Epistola agli ambasciatori messinesi, sullo sfondo di una veduta della città, rara opera di Placido Campo, forse eseguita nell’occasione del primo centenario della Confraternita festeggiato nel 1737. Altri dipinti del Museo Regionale confermano che la Cripta era stata dotata tra ‘600 e ‘700 di quadri che esaltavano le tradizioni religiose locali. Si conservano inoltre due versione della predica di S. Paolo ai messinesi (episodio che precede l’Ambasceria) e uno sbarco di Don Giovanni D’Austria a Messina. Fonte: Estratto da: Franco Chillemi, Il Centro Storico di Messina.