Querida Amazonía, l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco

di Antonella Rita Roscilli

L’Amazzonia si estende per un’area di 7 milioni e mezzo kilometri quadrati, con una ricchissima biodiversità e 34 milioni di abitanti, di cui oltre 3 milioni appartenenti a 350 popoli originari. Questa vasta regione è condivisa da nove paesi: Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana Francese. Come ha affermato il climatologo e Premio Nobel per la Pace Carlos Nobre “la foresta pluviale amazzonica è il cuore biologico della Terra. Noi umani non possiamo vivere senza il cuore, allo stesso modo il pianeta, almeno il pianeta che conosciamo, non può vivere senza l’Amazzonia”. L’Amazzonia è quindi una delle parti essenziali del pianeta Terra che è la nostra Casa Comune. É divenuta un vero paradigma per la Chiesa e per il mondo, simbolo e riflesso della necessità di trasformare alcune strutture, affinchè tornino ai loro motivi originari di esistenza, fedeli al richiamo ecclesiale e civile. Era il 2015 quando venne pubblicata  la “Laudato Sì”, Enciclica sulla Cura della Casa Comune scritta da Papa Francesco, ispirata al “Cantico delle Creature” di San Francesco d’Assisi. Dalla “Laudato Sì”, dall’incontro a  Puerto Maldonado del 2018, insieme al Consiglio pre-sinodale e con la preziosa collaborazione della Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM), è partita la preparazione dell’Assemblea Speciale per la Regione Panamazzonica sul tema “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”, che si è svolta dal 6 al 27 ottobre 2019. Tra i partecipanti 185 padri sinodali, 25 esperti, 55 uditori, 16 rappresentanti di diversi popoli originari. Per ventuno giorni la periferia del mondo è divenuta centro per essere finalmente ascoltata. Attraverso riunioni sinodali, circoli minori, incontri, proposte e più di 170 eventi paralleli di “Amazzonia Casa Comune”, ci si è messi in ascolto del Grido della Terra, il Grido dei Poveri, il Grido di Popoli minacciati, rappresentati da leaders indigeni: donne e uomini impregnati di saggezza ancestrale, che con dignità e coraggio affrontano tragedie quotidiane. Ci si è messi in ascolto di laici e laiche, missionari e missionarie che portano avanti eroicamente, giorno per giorno, la missione di una Chiesa in uscita, coerentemente con gli insegnamenti del Vangelo: molti i Martiri, ma le radici rimangono ferme e forti. I temi fondamentali affrontati dal Sinodo panamazzonico sono la Chiesa in cammino e una Ecologia integrale per il Bene Comune, alla luce dei valori cristiani, un chiaro richiamo alla cura sacra del Creato e dell’Essere Umano, perchè “tudo està interligado”, ovvero tutto è interconnesso. Ricorda il cardinal Lorenzo Baldisseri: “Nel suo discorso di chiusura del Sinodo, il Papa riprese i contenuti emersi nell’Assemblea collocandoli in quattro diagnosi: quella culturale, che include la inculturazione e l’interculturalità nei popoli amazzonici; quella ecologica, secondo una prospettiva integrale che va incontro alla denuncia della distruzione del Creato, di cui l’Amazzonia è uno dei punti più importanti; quella sociale, che implica non solo lo sfruttamento della creazione, ma anche delle persone insieme alla distruzione dell’identità culturale; e infine quella pastorale, la principale, poiché l’annuncio del Vangelo è urgente, ma ciò che è importante è che esso sia udito, assimilato e compreso dalle diverse culture in terra Amazzonica”. Il grande lavoro del Sinodo è poi confluito nella redazione di un Documento finale, votato con l’ampia maggioranza di oltre due terzi, e reso pubblico il 28 ottobre 2019. Ma il processo sinodale continua, anzi, questo Sinodo serve come modello, una vera scuola di Ascolto attivo, di Intercultura, di Inculturazione e di recupero del significato delle manifestazioni di Dio. I cambiamenti per la Chiesa e le strutture sociali dovranno arrivare dall’Amazzonia e da tante altre periferie poichè è in gioco la vita dei popoli, delle comunità, degli ecosistemi, del pianeta. In linea con tutto ciò, l’Esortazione Apostolica “Querida Amazonía”, presentata alla stampa il 12 febbraio 2020, con le sue quaranta pagine tradotte in sei lingue, proviene dalla “Laudato Sì” ed esprime il carattere stesso che il Papa dà all’Amazzonia, un essere vivo che soffre insieme ai suoi popoli originari, ma è anche un simbolo. L’Ascolto del Grido può aiutare ad operare una conversione integrale perchè mostra come si sta trattando il Creato, la cui sacralità è interconnessa alla sacralità  dell’Essere Umano. Già il titolo è in sè un atto di Amore. “Querida” significa “Cara” e in questo aggettivo il Santo Padre ripone tutta la sua vicinanza, il suo affetto, i suoi sogni. E i sogni, si sa, esprimono anche desideri e speranze.

Il documento è composto da quattro capitoli, ognuno dei quali è dedicato ad un sogno che coincide con il tema della conversione. “Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa. Sogno un’Amazzonia che difenda e preservi la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana. Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste. Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici” (Q.A., 7). Nel capitolo I (Sogno sociale) si sottolinea come sia “sempre possibile superare le diverse mentalità coloniali per costruire reti di solidarietà e di sviluppo e si ricordano le parole di Giovanni Paolo II nella Giornata Mondiale della Pace 1998: “La sfida è quella di assicurare una globalizzazione nella solidarietà, una globalizzazione senza marginalizzazione”(Q.A., 17). Papa Francesco chiede perdono, come già fece in Bolivia nel 2015, “non solo per le offese della Chiesa stessa, ma per i crimini contro i popoli indigeni durante la cosiddetta conquista dell’America, e per gli atroci crimini che seguirono attraverso tutta la storia dell’Amazzonia. Ringrazio i membri dei popoli originari e dico loro nuovamente: Voi con la vostra vita siete un grido rivolto alla coscienza […]. Voi siete memoria viva della missione che Dio ha affidato a noi tutti: avere cura della Casa Comune”(Q.A. Cap. I, 19). Nel capitolo II (Sogno culturale) ricorda che il senso della migliore opera educativa è “coltivare senza sradicare; far crescere senza indebolire l’identità; promuovere senza invadere. Come ci sono potenzialità nella natura che potrebbero andare perdute per sempre, lo stesso può succedere con culture portatrici di un messaggio ancora non ascoltato e che oggi si trovano minacciate come non mai.” (Q.A. 28). Nel capitolo III (Sogno ecologico) sottolinea che nella regione panamazzonica si comprendono ancor  meglio le parole di Benedetto XVI pronunciate durante la Giornata Mondiale della Pace 2007: “Accanto all’ecologia della natura c’è un’ecologia che potremmo dire umana, la quale a sua volta richiede un’ecologia sociale. Ciò comporta che l’umanità […] debba tenere sempre più presenti le connessioni esistenti tra l’ecologia naturale, ossia il rispetto della natura, e l’ecologia umana”. E Papa Francesco continua: “L’insistenza sul fatto che tutto è connesso vale in modo speciale per un territorio come l’Amazzonia. Se la cura delle persone e la cura degli ecosistemi sono inseparabili, ciò diventa particolarmente significativo lì dove la foresta non è una risorsa da sfruttare, ma è un essere, o vari esseri con i quali relazionarsi. La saggezza dei popoli originari dell’Amazzonia ispira cura e rispetto per il creato, con una chiara consapevolezza dei suoi limiti, proibendone l’abuso. Abusare della natura significa abusare degli antenati, dei fratelli e delle sorelle, della creazione e del Creatore, ipotecando il futuro.” (Q.A., 41-42). Nel capitolo IV (Sogno ecclesiale) ricorda che il cammino della Chiesa in America Latina ha avuto espressioni privilegiate nella Conferenza di Vescovi a Medellín (1968), a Santarem (1972),  a Puebla (1979), Santo Domingo (1992) e Aparecida (2007), ma “la strada prosegue e il compito missionario, se vuole sviluppare una Chiesa dal volto amazzonico, deve crescere in una cultura dell’incontro verso una pluriforme armonia” (Q.A., 61). Invita dunque ad approfondire lo sguardo nel processo di inculturazione poichè “un mito carico di senso spirituale può essere valorizzato e non sempre considerato un errore pagano. […] Un vero missionario cerca di scoprire quali legittime aspirazioni passano attraverso le manifestazioni religiose a volte imperfette, parziali o sbagliate, e cerca di rispondere a partire da una spiritualità inculturata”(Q.A, 79). Ma “le sfide dell’Amazzonia esigono dalla Chiesa di realizzare una presenza capillare che è possibile solo attraverso un incisivo protagonismo dei laici” (Q.A., 94) e delle donne “che di fatto svolgono un ruolo centrale nelle comunità amazzoniche. […] Per secoli le donne hanno tenuto in piedi la Chiesa in quei luoghi con ammirevole dedizione e fede ardente. Loro stesse, nel Sinodo, hanno commosso tutti noi con la loro testimonianza.” (Q.A., 103).

I quattro sogni devono essere visti in forma correlata, come ha affermato P.e Adelson Araujo, teologo e docente alla Pontificia Università Gregoriana, “perchè anche nei sogni tutto è interconnesso. In ogni sogno condiviso dal Papa è possibile riconoscere il richiamo alla conversione che i padri sinodali hanno formulato nel documento finale del Sinodo tanto che nel suo sogno sociale vediamo il richiamo alla conversione integrale, nel suo sogno culturale vediamo il richiamo alla conversione culturale, nel suo sogno ecologico siamo chiamatiad una conversione ecologica e nel suo sogno ecclesiale sono presenti gli elementi di una conversione pastorale e sinodale”. Papa Francesco pone il suo infinito Amore, come valore cristiano, in un luogo-simbolo dimenticato dal mondo e da lì apre a tutta la realtà. “Querida Amazonía” ci invita a riprendere temi che riguardano anche altre regioni della Terra, ci invita ad un nostro impegno sia come persone di buona volontà che come battezzati. É quindi giunto un tempo speciale, un tempo di Kairos, il tempo di ascoltare il Grido senza separare l’approccio ecologico da quello sociale. Benché l’Amazzonia si trovi di fronte a un disastro ecologico, occorre rilevare che “un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il Grido della Terra quanto il Grido dei Poveri. Non ci serve un conservazionismo che si preoccupa del bioma, ma ignora i popoli amazzonici. Il sogno è quello di un’Amazzonia che integri e promuova tutti i suoi abitanti perché possano consolidare un buon vivere. “(Q.A., Cap. I, 8). Nell’Esortazione per ben sette volte risuona l’invito alla Contemplazione e allo “sguardo estetico” imparando proprio dai popoli originari ad assumere uno sguardo che non consideri l’Amazzonia solo un caso da analizzare o un tema sul quale impegnarsi. “Possiamo sentirci intimamente uniti a essa e non solo difenderla, e allora diventerà nostra come una madre. Per queste ragioni, noi credenti troviamo nell’Amazzonia un luogo teologico, uno spazio dove Dio stesso si manifesta e chiama i suoi figli”(Q.A. Cap. III, 55). Questo sguardo può scaturire solo dal coraggio dell’Amore che è anche quello della Speranza per il più grande lavoro di Dio, con il quale stare nell’immensa complessità delle nostre tante “amazzonie”, perchè come i popoli originari non possono vivere senza la foresta e il fiume, tutti noi non possiamo vivere senza la cura del Creato poichè da esso dipende il nostro stesso respiro. Papa Francesco non annuncia decisioni e lascia lo sviluppo delle idee esposte al “Cammino Sinodale” che non termina nè con il Documento finale del Sinodo, nè con la pubblicazione della Esortazione Apostolica. Di quest’ultima vorremmo evidenziarne anche il lato poetico scandito da sedici brevi testi di letterati dell’America del Sud, i cui versi risplendono alti e si fanno Speranza:  Del fiume fa’ il tuo sangue […].Poi piantati, / germoglia e cresci / che la tua radice / si aggrappi alla terra / perpetuamente / e alla fine / sii canoa, / scialuppa, zattera,/ suolo, giara, / stalla e uomo. (Javier Yglesias- Q.A., Cap. II, 31).

Stampa Articolo Stampa Articolo