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Nel Giorno della Memoria non dimentichiamo il Paragrafo 175: Gli ultimi tra gli emarginati

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell'Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria.

La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell'Olocausto.

Il paragrafo 175 entrò in vigore nel 1871 per criminalizzare i rapporti contro natura, parificando la bestialità all’omosessualità, e prevedeva la reclusione e il decadimento dei diritti civili e politici.

Nel 1935 i nazisti lo inasprirono, aumentando le pene detentive, che passarono dai 5 anni ai 10 anni, ed ampliando la tipologia di azioni punibili: infatti furono definiti reati punibili gli abbracci tra gli uomini, i baci, le fantasie omosessuali.

Himmler, il numero due del Reich nazista, attraverso una sua dichiarazione, aumentò l’attenzione verso questo tipo di reati, dichiarando: “Tra gli omosessuali ci sono alcuni che adottano il punto di vista seguente: “Ciò che io faccio non riguarda nessuno, si tratta della mia vita privata”. Ma non si tratta della loro vita privata. Per un popolo il dominio della sessualità può essere una questione di vita o di morte. Un popolo che ha molti bambini può aspirare all’egemonia mondiale, alla dominazione del mondo “.  Equiparando di fatto l’unione sessuale tra gli uomini a quella di sabotatori della razza ariana e quindi traditori della Patria.

A Berlino, da sempre città all’avanguardia dal punto di vista dell’attivismo, nel 1897 il medico omosessuale Magnus Hirshfel fondò il Wissenschaftlich, un comitato scientifico umanitario, che aveva il compito di abrogare il paragrafo 175.

Si conosce poco della persecuzione ad opera dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale, ma da alcuni ritrovamenti e racconti si può senza alcun’ombra di dubbio sostenere che tra gli internati nei campi di sterminio c’erano anche loro. Erano marchiati con un triangolo rosa cucito sulle divise e tre centimetri più grande degli altri, per poter essere riconosciuto da lontano. Il triangolo rosa identificava gli omosessuali. Purtroppo, si hanno pochi documenti storici su questo tema, anche perché molti archivi furino distrutti dai tedeschi prima di abbandonare i lager, ed inoltre essendo definito reato contro la razza ariana, venivano incarcerati come oppositori politici o come ebrei.

I Nazisti avevano particolare attenzione ai “triangoli rosa”, e gli riservavano i lavori più duri e violenze indicibili a scopo terapeutico. I più forti venivano usati per lavorare nelle cave di argilla o nelle fabbriche di mattonelle, mentre i più deboli, gli inutili, venivano mandati alle camere a gas non prima di subire violenze o esperimenti indicibili, per le SS ucciderli, con il massimo dolore era una nota di merito, proprio perché identificati come razza infame.

I “triangoli rosa” vivevano in blocchi isolati e venivano discriminati anche dagli altri prigionieri. Gli ultimi tra gli emarginati!

Carlet Vaernet un medico danese, portò avanti migliaia di esperimenti tra cui l’impianto di una ghiandola sessuale artificiale, che portò alla morte la quasi totalità dei soggetti coinvolti.

La documentazione dei campi di concentramento parla anche di triangoli neri, con cui venivano identificati gli “asociali”, e con cui sembra fossero identificate anche le lesbiche. Il trattamento a loro rivolto però sembra essere meno cruento dei triangoli rosa, anche perché non era annoverato tra i reati ascritti al paragrafo 175, inoltre pur lesbiche potevano sempre svolgere la loro funzione di agenti procreativi.

Questo però non le salvò dalla sorveglianza della polizia, che le perseguito anche fuori dai lager per “aiutarle” a redimersi. In molte furono costrette o a cambiare città o a ricorrere a matrimoni riparatori, a volte anche con omosessuali, altre venivano internate negli ospedali psichiatrici dei campi di concentramento, o destinate ai bordelli dei lager. Quella delle lesbiche ad oggi comunque rimane una carneficina invisibile ed ancora ignorata dalla memoria collettiva.

Il “calvario” degli omosessuali non finì con la liberazione e la chiusura dei lager, molti di loro finirono in prigione per scontare la pena. Solo ne 1969 il paragrafo 175 fu alleggerito per poi nel 1994 abrogato, ma solo nel 2000 il governo tedesco chiese scusa alla comunità gay per ciò che avevano subito a causa del paragrafo 175.

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” Primo Levi.