Le foto ‘archeologiche’ di Stefano Cigada per la prima volta in mostra in Italia a Roma

21 preziose stampe per la prima mostra in Italia dell’artista, a cura di Jill Silverman van Coenegrachts. Daal 22 gennaio al 15 marzo 2020 al Museo di Roma in Trastevere

– 21 preziose stampe per la prima mostra in Italia dell’artista
– a cura di Jill Silverman van Coenegrachts 
– dal 22 gennaio al 15 marzo 2020 al Museo di Roma in Trastevere 
– Per informazioni 
www.museodiromaintrastevere.it

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L'ARTISTA
Stefano Cigada, fotografo che, dopo anni passati all’estero come fotoreporter in ambito marino, cambia rotta, rallenta, rientra nel suo paese d’origine e inizia a cercare un’altra forma per esprimersi, sempre con la macchina fotografica, ritrovando una vecchia passione per l’archeologia.

CONOSCIAMOLO MEGLIO

Cosa si vede nelle sue foto? 
Uso lenti molto luminose alla massima apertura. Metto a fuoco una cosa, quella che ritengo più importante e faccio in modo che sia a fuoco anche la rottura. Posso solo fotografare in questo modo non usando cavalletto e luci. Il cervello di chi guarda, poi, completa l’immagine. E’ un riflesso condizionato del nostro cervello completare l’incompleto…

Come e quando si è accorto di essere affascinato dal frammento? 
Fotografando statue classiche ero spesso di fronte a pezzi incompleti e presto mi sono accorto che era più interessante fotografare il frammento rispetto all’opera restaurata. C’è questo riflesso a completare, questo stimolo ad immaginare, che il compiuto non ha. 

Perché la statuaria classica e non quella alla luce del giorno (fontane, parchi etc.)? 
Il mio lavoro nasce da riflessioni conseguenti ad una semplice domanda: come si cattura l’attimo fuggente con una statua di 2000 anni? Il mio lavoro si basa sull’attesa, le immortala quando vengono colpite da un raggio di sole attraverso una finestra o una porta, le vado a trovare in diverse ore del giorno, mese dopo mese, stagione dopo stagione. L’immobilità diviene movimento, la materia fredda da un lato rivive ma dall'altro è presente il grezzo, la pietra come materia prima. La frattura è anche un taglio netto con il semplice effetto della mimesi.

Le sue fotografie sono tutte in bianco e nero, perché? 
Quando fotografiamo a colori dobbiamo decidere quali saranno i nostri colori. Il bianco e nero, al pari del frammento, lascia allo spettatore la facoltà di completare e di immaginare.

 

L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Servizi museali Zètema Progetto Cultura.

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