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L’UNESCO – Jean Monnet – I Monaci irlandesi

Cosa hanno in comune l’UNESCO, Jean Monnet e i monaci medievali irlandesi?

E’ stata un’ottima scelta quella dell’Associazione dei Giornalisti Europei di scegliere il quartier generale dell’UNESCO a Parigi per il suo incontro annuale e discutere di democrazia, in particolare di libertà di stampa. Anche se il grigiore dell’inverno e il caos d’una città strozzata dalla “grève” o sciopero mortificavano la capitale francese, tuttavia l’incontro dei giornalisti europei è stato costruttivo.

Lo scopo dell’UNESCO: contribuire alla “collaborazione internazionale nel settore dell’educazione, delle scienze e della cultura per migliorare il rispetto universale a favore della giustizia e dei diritti umani”, accomuna quanti lavorano per un mondo più giusto e più solidale. La promozione della cultura, in particolare, si presenta sempre più come un pilastro fondamentale della nostra società.

Una simile missione, comunque, è stata intrapresa e con successo dal VI al XIV secolo, dai monaci irlandesi. Il mondo intero non può ignorarla, per darne credito alla pagina d’oro della piccola nazione irlandese.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, dall’Irlanda con S. Patrizio prima e con il monachesimo dopo, si è levato uno stuolo di monaci e pellegrini che hanno riportato cultura e valori nel mondo allora conosciuto.

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In Italia S. Colombano, il più grande europeista del suo tempo, è stato salutato da uno dei padri fondatori della nuova Europa, Robert Schuman, come “il Santo Patrono di coloro che cercano di costruire un’Europa Unita”. Colombano vide l’Europa come la terra di tutti i cittadini, fossero essi italiani, francesi, inglesi, irlandesi o di ogni altra nazionalità, tutti con la stessa dignità e la stessa partecipazione nella cittadinanza europea. La sua visione di questo grande corpo sociale, dove ogni essere umano viene chiamato a crescere in giustizia e solidarietà fece di lui il più grande esponente di uno spirito europeista imparziale, quasi 200 anni prima di Carlo Magno.

Insieme al fondatore del Sacro Romano Impero, questo monaco irlandese si staglia come la personalità culturale più eminente  dell’alto medio evo. Con ragione, quindi, Schuman scrisse che Colombano è il “Patrono dell’Europa Unita”.

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Quale rappresentante autoritario del monachesimo irlandese, ma anche come evangelizzatore e legislatore, Colombano contribuì all’edificazione di un’Europa, basata su valori cristiani, sulla centralità della persona umana e sul primato del bene comune. Lo stesso fecero S. Frediano a Lucca, S. Cataldo a Taranto e S. Orso in Val d’Aosta.

Come loro, tanti altri monaci irlandesi si sono distinti nel campo culturale. Le maggiori Università europee sono state fondate da loro o con il loro aiuto e ciò vale per Oxford, La Sorbonne, l’Università di Pavia, Praga, Vienna e Salisburgo.

Essi hanno costruito scuole Schottenschule e Schottenstift dove educare giovani generazioni e dove importanti documenti sono stati trascritti, molti dei quali oggi ancora conservati nelle Bibioteche nazionali di Vienna, S. Gallen, Luxeuil e altre. Petrarca e Muratori hanno scoperto nello “scriptorium” più famoso del mondo, quello di Bobbio in Italia, oltre 150 manoscritti latini anteriori al secolo VII, copiati e tramandati dal paziente lavoro di monaci irlandesi.

La “Visiones” di Fursey, Adomnan e Marcus, anch’essi irlandesi, hanno avuto un forte impatto nella compilazione della “Divina Commedia” di Dante e su tanti scrittori europei, incluso Shakespeare

L’ideale dell’UNESCO, quindi, di “creare progetti storici regionali e culturali”, di “promuovere lo sviluppo culturale ed etnico insieme alla cooperazione internazionale”, di “difendere i diritti umani” e di “bilanciare la divisione tra ricchi e poveri” per contribuire alla “costruzione della pace”, “alla soppressione della povertà”, a “uno sviluppo sostenibile”, e al “dialogo interculturale”, dovrebbe riconoscere anche quanto questi intrepidi monaci irlandesi hanno fatto per migliorare la condizione umana medievale, gettando le basi per un’Europa più solidale.

Anche l’irlandese Sean McBride si distinse nel 1980, quando alla guida della “Commissione Internazionale per lo Studio  di Problemi di Comuincazione”, sancì una relazione per l’UNESCO, riaffermando con decisione la libertà di stampa. In questo settore l’UNESCO ha promosso “il libero scambio di idee attraverso la parola scritta e le immagini”, soprattutto dopo l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale quando con il controllo della stampa si vollero indottrinare intere pololazioni a favore di idee e posizioni che oggi chiameremmo “populiste” e che allora miravano all’aggressione di altri stati. 

La benemerita missione dell’UNESCO ha ottenuto tanti successi internazionali e lavora ancora indefessamente a favore di una più solidale cooperazione mondiale, da cui è sorta la creazione di un’Europa Unita soprattutto subito dopo la Seconda Guerra Mondiale per scongiurare possibili guerre.

Il politico francese Jean Monnet (1888 – 1979) è stato il padre di questa nuova realtà insieme a De Gasperi, Adenhauer ed altri.

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Nato da una famiglia di produttori di cognac, Monnet intuì ben presto che

«Non ci sarà mai pace in Europa se gli stati si ricostituiranno su una base di sovranità nazionale…
Invece egli si battè per la formazione di una “federazione o entità europea che ne facesse una comune unità economica».

Cosi’ nacque la Comunità Europea del carbone e dell’acciaio con la Dichiarazione Schuman – lo statista che ammirò tanto il lavoro dei monaci irlandesi, poi passata alla storia come l’Unione Europea.

Alla base di questa Unione troviamo gli stessi ideali promossi dai monaci irlandesi e cioè: rispetto per la persona umana e la sua suprema dignità, giustizia, eguaglianza e solidarietà tra tutti gli esseri umani, inclusi i tanti disperati che si affidano a barconi che tragicamente affonderanno, a volte, nelle profondità del mare.

“Questi ideali dovrebbero essere abbracciati dall’umanità e da noi, giornalisti europei, quali fondamenta  per costruire insieme la Casa Comune Europea, che rimane il progetto politico e la sfida più affascinante, più coraggiosa e più importante, mai proposti in Euroopa”, ha concluso Enzo Farinella, presentando nella casa di Jean Monnet, sita nella campagna francese a Bazoches-sur-Guyonne, a circa 45 chilometri a ovest di Parigi, il suo libro: Cultura e Politica: Ieri ed oggiPellegrini irlandesi  alle radici della storia europea e francese, Grafiser, 2019.