UNITA’ ZERO, I MASTINI DEI SERVIZI CONTRO LA BANDIERA NERA DEL DAESH

Ambientato nella Genova dei misteri il primo romanzo d’Intelligence italiano. Nelle pagine di Giulio Massobrio la lotta e l’umanita’ degli 007 nella carne di una storia da vivere

“Troveremo il traditore e colpiremo l’Italia”. Questo e’ il piano e una volta attuato “in molti si faranno avanti per schierarsi nelle nostre file. Sii silenzioso come il serpente e vigile come il falco. Sii muto come un pesce e prudente come un gatto, perche’ il nemico ha cento occhi che non chiude mai, e cento orecchie che ascoltano senza sosta. Allah Akbar”.

E’ l’intrigante incipit de Il maestro del silenzio  (Rizzoli, pp. 304 , € 19,50, ebook  € 9,99), un importante libro di Giulio Massobrio che e’ anche il primo romanzo d’intelligence italiano. In libreria dal  9 luglio, va in scena tra ombre e carruggi di una Genova unica e magmatica, tra il caos delle botteghe e bordelli dove si compra carne e segreti.  Sulla Superba, nei giorni della Conferenza Internazionale del Mediterraneo, incombe la minaccia di un attentato che porterà altre conseguenze perché l’odio ha bisogno di altro odio per mantenersi vivo.  A sventarla, in un clima di tensione e paura che opprime l’Europa intera, è chiamata l’Unità Zero dei Servizi italiani, capeggiata dal veterano Fosco e da Petra, la “numero due” con cui è meglio non incrociare troppo a lungo lo sguardo.

La squadra conta anche Mimo, capo della cellula Infiltrati  l’agente condannato a vivere mille vite. Poi, tra gli altri del gruppo, c’è Aura l’infallibile profiler, vertice della cellula Analisi, e Pixel l’hacker che dirige la cellula Cyber. Il Professore il fondatore e primo comandante. Le fonti, come sempre, sono una storia nella storia: Tuareg un guerriero sufi, Costanza e Giano, uno che vorrebbe essere altrove e Intimo, la fonte di Fosco. Senofonte è il più importante di tutti ma anche il Domenicano sa molte cose.

Il piano parte dalla sabbia. Una località segreta dell’Africa sahariana. C’è poco tempo per fermare la morte che cammina con la bandiera nera del Daesh. Da quelle parti un segreto non dura mai più di un giorno: c’è bisogno dell’Intelligence e non si può mancare il bersaglio

“Si crede sempre a ciò che si vuol credere”, sentenzia Vero. Tutti abbiamo un’identità e una storia, ma “ci sono mondi nel quale si muovono persone che possiedono anche una leggenda, cioè una sorta di storia diversa da quella reale, con un nome sempre nuovo e una personalità cangiante a seconda delle necessità”. Mimo – questo è il suo nome di battaglia – è uno che va dritto al punto, senza scrupoli. Lo esige il suo lavoro, anche se non può raccontarlo a nessuno.

Negli ultimi mesi una situazione conflittuale ha complicato la sua vita e, nel tentativo di venirne a capo, non ha fatto che peggiorarla. Adesso che è in viaggio, ha tempo e modo di ragionare. Ciò che lo turba ha un nome: Malvina, come il personaggio dei Canti di Ossian, come le isole reclamate dagli argentini, come la pianta medicinale dai fiori violacei. E’ all’Unità Zero, quella che interviene quando si presentano situazioni di crisi in cui i livelli di rischio sono elevatissimi e i margini di tempo per intervenire estremamente ridotti. Alla Tana sono ore febbrili. Non si può sbagliare. “Noi non esistiamo”, è la verità di Pixel. “Per fortuna”, ribatte Vero, che ha messo a segno missioni dai tempi di Dalla Chiesa.

Il tempo corre veloce. Solo nei sogni non c’è tempo. Un sufi lo sa bene e ora è l’azione che conta. Alle sei e cinquanta la Strega, il piccolo drone concentrato di tecnologia, viene risvegliata. L’adrenalina scorre a fiumi. Si colpisce al cuore la rete dei terroristi. Il lettore scoprirà come questo avverrà. Ma “questa volta – dice Fosco a Petra  – il capo dell’Agenzia si è sbagliato: due più due ha fatto cinque”.
Un buon rum scorre nelle vene quando tutto torna silenzio.

 

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