“Desideri d’Amore". Sentimenti universali nelle liriche di un poeta dei nostri tempi: Gaetano Piccolella

I proventi ricavati dalla vendita della raccolta, pubblicata postuma, contribuiranno a finanziare una borsa di studio in memoria dell’autore, Gaetano Piccolella, destinata agli studenti delle scuole superiori al fine di incoraggiare la scrittura poetica tra i giovani.

Poesie per riuscire a capirsi, per trovare un equilibrio interiore, per comunicare, per sfidare sé stesso. Raccontare l’opera di un poeta è un compito delicato, per le tante sfumature, emozioni, sofferenze che in quelle righe vi  vengono riversate. E’ come se l’autore affidasse alla pagina bianca l’intero suo essere. Nella raccolta "Desideri d’Amore"  https://www.amazon.it/dp/1795191120 (8 €), di Gaetano Piccolella (1945-2017), le poesie sono scritte durante l’arco della sua vita e parlano di grandi temi universali: l’Amore è presente in tutte le sue accezioni, da quello contemplativo attraverso il quale si raggiunge Dio, al sentimento che lo lega al suo amatissimo paese natio, Andretta; dall’amore per la famiglia, ai sogni di bambino, a quello per sua madre, dalla quale aveva imparato a comprendere "la sofferenza che gli uomini provano quando sono scossi nel loro equilibrio".  E infine l’eros e il desiderio più carnale, evocativo, struggente, romantico e idealizzato dei primi amori, del primo bacio, affidato all’età della gioventù e di quei turbamenti di adolescente, al quale tornare con il ricordo per riviverne la passione e l’intensità.

Anche la morte è spesso intrecciata al tema dell’amore. Per l’autore è vissuta come sollievo,"morte dolce, morte amica senza dolore…", approdo dove "abbandonare la mia stanchezza…" (“Vorrei “-13 maggio 2003),  ma anche temuta fino allo spasimo- la poesia assume quindi un valore catartico per esorcizzarla. La  Natura è un altro “topos” della sua poetica, presenza benigna nella quale ritrovare il proprio equilibrio, ma anche forza distruttrice indifferente al dolore dell’uomo.

""L’opera di Gaetano Piccolella non si può racchiudere in un genere letterario, né in una cifra stilistica: nei suoi versi non ci sono rime, il ritmo non viene imbrigliato in sistemi metrici, soltanto la parola è suono, melodia che riflette fedelmente il senso di quanto espresso, facendosi generosa, aulica, nostalgica o a volte chiudendosi in un ermetismo che porta la cifra del dolore, del baratro della disperazione e della depressione. La tensione poetica dell’autore nasce quasi sempre da uno stato d’animo, da una sensazione, da un sentimento che lo ha turbato.

 "Perché mi capita sempre di scrivere quando è disturbata l’anima mia?" Si chiedeva. Egli compone inizialmente di getto, per poi continuare a lavorare, cesellare, migliorare  costantemente le sue liriche, inseguendo ossessivamente l’idea della perfezione in quella disciplina della scrittura che per lui era il suo testamento di poeta, il suo modo di comunicare al mondo il suo essere più profondo  e vero. Scrive la figlia, Antonella Piccolella, curatrice del libro:"dopo aver ultimato la prima bozza aveva rivisto le poesie. Non era soddisfatto di alcune, credeva ci fosse un margine di miglioramento per altre".

 Nella poesia "il Poeta" scritta ad Andretta nel 93, leggiamo:

                                                                          "Il poeta scrive con la penna del cuore

                                                                          parole che nascono da lontano.

                                                                         Come acque limpide di sorgente

                                                                        scendono sul greto del fiume,

                                                                         si liberano da ostacoli impervi

                                                                       ed i versi diventano suoni melodiosi,

                                                                       si confondono con il mare".

 La scrittura diviene il balsamo del cuore, il rimedio al dolore, alla morte, alla guerra. Alcuni versi, scritti nel 2003, sono premonitori di ciò che veramente gli accadrà in punto di morte, come se dalla forza creativa della poesia e dell'immaginazione giungesse ai suoi occhi quella capacità di vedere oltre – una "visione" che valica lo spazio e il tempo.

I proventi ricavati dalla vendita della raccolta, pubblicata postuma, contribuiranno a finanziare una borsa di studio in memoria dell’autore, Gaetano Piccolella, nell’ambito del Premio Voci organizzato dal circolo culturale I.P.La.C. di cui l’autore era socio-fondatore. La borsa è destinata a studenti delle scuole superiori al fine di incoraggiare la scrittura poetica tra i giovani.

http://www.circoloiplac.com/10116/

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