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Addio a Luke Perry, gentlemen con discrezione

Forse non tutti ricordano che è solo al secondo episodio che Luke Perry fa la sua prima apparizione in Beverly Hills 90210. Il suo ingresso in scena lo vede difendere una matricola da due bulli, guadagnandosi così l’ammirazione di Brandon Walsh, che rappresentava il classico bravo ragazzo.

“Di solito a me non piace la brutalità, soprattutto se usata con i deboli”, dice Dylan a Brandon. E questa sola frase spiega l’essenza del carattere di Dylan, il personaggio che l’attore ha interpretato per circa dieci anni.

Dylan McKay è ricordato in genere come il “bello e dannato” ma non è proprio così. È un ragazzo dall’animo gentile, che difende i più deboli, ha un forte senso della giustizia, è coraggioso, sempre pronto ad aiutare gli altri e “ha il vizio di leggere” come afferma lui stesso, in particolare le poesie di Byron, un poeta da lui definito “pazzo e malinconico” e che proprio per questo sente simile a lui.

Se Dylan ha conquistato il cuore di tante adolescenti, compreso il mio, credo sia proprio a causa di questi aspetti così nobili più che per le esperienze turbolente e travagliate tra una dipendenza e l’altra. E sono proprio questi aspetti nobili ad accomunare il personaggio all’attore.

Luke Perry si è spento ieri a 52 anni, circondato dall’affetto della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Stroncato da un ictus che lo ha colpito lo scorso mercoledì e che non gli ha dato scampo. Ha lasciato un vuoto incolmabile, non solo nel cuore di chi lo ha conosciuto, ma anche di quelli che lo hanno ammirato da lontano.

Era una persona che faceva la differenza. Basta leggere i ricordi commoventi che in queste ore si susseguono sui social. Da Leonardo Di Caprio, a Charlie Sheen, dai suoi colleghi del cast di Beverly Hills 90210 a quelli di Riverdale e molti altri ancora. È unanime il pensiero di sentirsi onorati per aver potuto lavorare con lui. Tutti lo descrivono come una persona generosa, buona, che faceva di tutto per metterti a tuo agio. Il figlio di Tom Hanks dice di averlo incontrato solo una volta in aereo ma di essere rimasto colpito dal suo modo di fare, quello di un vero gentiluomo. Luke Perry infatti era riuscito a calmare due bambini che non avevano smesso un secondo di piangere, con gentilezza e dolcezza aveva gonfiato loro un palloncino.

Impegnato nel sociale, si è distinto per la sua battaglia contro l’AIDS, ha partecipato alle campagne di Fight Colorectal Cancer e non si è tirato indietro durante le inondazioni che hanno colpito il Tennessee nel 2010, unendosi a un gruppo di volontari per distribuire cibo e acqua.

Luke Perry non era il classico vip di Hollywood. Era schivo e riservato, ha sempre custodito e protetto la sua sfera privata. Non amava il lusso e anzi ricordava sempre con fierezza le sue origini in Ohio e i tanti lavori umili che ha dovuto fare prima di “imboccare” il provino giusto e interpretare i panni di Dylan McKay. Ha spostato una ragazza “normale” dalla quale ha avuto due splendidi bambini e da cui ha divorziato dopo dieci anni di matrimonio.

Anche qui troviamo un’analogia con Dylan, quando scelse Brenda tra tante ragazze “dive”. Una scelta destinata a fare la differenza per molte giovani incollate davanti allo schermo, un messaggio chiaro e deciso: essere è più importante che apparire, chi sei e cosa fai valgono molto di più di ciò che hai. Una lezione che invece i giovani di oggi stanno forse ricevendo nel senso completamente opposto, purtroppo.

A molti può sembrare sciocco provare sentimenti profondi per personaggi del piccolo e grande schermo. Eppure dietro c’è molto di più. C’è un pezzo della tua vita, delle tue abitudini, del tuo mondo, che ora non c’è più. C’è un poster appeso vicino al letto, un album di figurine, un diario con dentro tante immagini ritagliate e incollate. C’è aspettare quel preciso giorno della settimana per vedere il tuo telefilm preferito, c’è sognare a occhi aperti, c’è quel delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza. E mentre tutto questo accadeva i protagonisti di Beverly Hills 90210 erano là, a farti compagnia. Non c’erano gli smartphone pronti a interromperti ogni due secondi, non c’era Google che ti rispondeva a ogni domanda, non c’erano i selfie per apparire perfetti. La perfezione semplicemente non era un mito da idolatrare. Può sembrare un controsenso se pensiamo che il telefilm era incentrato su un gruppo di ragazzi perlopiù ricchi che vivevano in una delle città più “in” del mondo. E invece chi come me ha guardato la serie sa che è proprio così.

Per questo la morte di Luke Perry mi lascia tutt’altro che indifferente, è come un pezzettino di me che se ne va. Addio Luke, il primo amore non si scorda mai.