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DI PIETRO, IL TEMPO E LA STORIA

   Il sanfratellano Benedetto Di Pietro (che – per inciso – è l’unico scrittore ad avere testi nel dialetto galloitalico natio ) pubblica una nuova silloge di versi, dopo la precedente del 2016 (Risoluzioni involutive), dal titolo Consonanze (Montedit, Melegnano [MI], 2018). Il prefatore Pasquale Matrone precisa che “il titolo […] è emblematico delle intenzioni intrinseche della raccolta, mirata proprio  al recupero di un’armonia e di una coralità imprescindibili e ormai improcrastinabili”, anche se la sua resta “una poesia dell’esistenza e della sua problematicità”.   Per la verità questo recupero dell’armonia c’è sempre stato in Di Pietro che, a esempio, nel precedente libro aveva un testo dove le nuvole “consociano con la vita” (Paese natio). Così     come peraltro è sempre presente in lui il “tema del tempo”(lo indicava già F.Solitario nella precedente  prefazione) che, anche qui, ha modo poi di estrinsecarsi in recuperi memoriali   (ricordi  d’infanzia o esperienze di viaggio). Sicché  ci si può imbattere in sentenze come “il tempo scorre inesorabile” (p. 50) o in più gentili metafore come “il tempo è una margherita / che sfogliamo tutti i giorni” (p. 60).

   E, quando poi si passa dall’esperienza individuale a quella collettiva, cosa c’è di più legato allo scorrere del tempo se non proprio la stessa nozione di storia? Tematica nella quale Di Pietro disvela il suo più tipico e più tradizionale DNA di siciliano che, come insegna la letteratura di quest’isola, ha sempre sofferto ed è stato travagliato dalla ricerca di senso e di finalità della storia. Si prenda questo breve compendio: “Mauthausen resti un  monito / perenne nei secoli” (p. 20), “la storia insegna che è norma / buttare giù le statue dei tiranni, / ma conviene lasciare i piedistalli  /  perché non tarderà l’esigenza / di mettervi sopra quelli nuovi” (p. 21), “la storia la scrivono i vincitori” (p. 22), “la storia si ripete fino alla nausea” (p. 23), “è facile impigliarsi nella storia” (p. 32).

   Come già avevamo rilevato in passato, il linguaggio di Di Pietro  oscilla tra un lessico concettuale e uno più “cosale” e concretistico. Nell’uno e nell’altro caso, tuttavia, Di Pietro riesce quasi sempre a  trovare il punctum di equilibrio nei suoi testi. Niente di strano così se viene richiamato “l’assalto di popoli in cammino” che rendono il mare un “cimitero infinito” (p. 17, o come per il bimbo Aylan di p. 24), e per altro verso il tempo in cui “sorridevano le melegrane / di mia nonna”(p. 59).

    Ovviamente, i guai dell’esistenza” (p. 33) comportano sempre quelle contraddizioni, quelle misture di evenienze positive e negative che a volte solo l’ironia riesce a sciogliere e a cauterizzare. Come  – l’abbiamo già visto – per i “piedistalli” da lasciare ai nuovi tiranni, o come le “dediche” (with love) che gli inaffidabili americani mettevano, e mettono, sulle bombe che sganciano (p. 22).

    Malgrado tutto comunque, “tra le pieghe dei giorni” (p. 35) l’autore può a volte restare pervaso da un “sentimento estremo” (p. 33): quello dell’amicizia o quello dell’amore. E concludere così che ”la vita è fatta di opzioni / e qualsiasi scelta è un azzardo. / Auguri, dunque / per una scelta indovinata. / Non ci è dato disporre del resto” (p. 30).

 

BENEDETTO DI PIETRO, Consonanze, Montedit, Melegnano [MI], 2018, € 8,50.