Va in scena a Matera lo spettacolo di Ulderico Pesce “Case Senza Luce”

Una terra antica raccontata dai personaggi che ne hanno fatto la storia

 

Debutta oggi, 9 luglio alle ore 20.30, presso l’ex Ospedale San Rocco di Matera "Case Senza Luce",  lo spettacolo  di Ulderico Pesce  che racconta la storia di Matera e di alcuni paesi dell’area che si sono distinti nella lotta di “occupazione delle terre”, quali San Mauro Forte, Montescaglioso, Tricarico, Ferrandina e Irsina.Un passato di fatica, di miseria e di dolore ma anche di grande dignità e coraggio quello che ha contraddistinto i protagonisti di questa terra, che Ulderico Pesce ha voluto raccontare  dando una voce e un volto ai tanti eroi che hanno reso il Materano, a partire dal 1940, l’area più “rivoluzionaria” d’Italia, prima contro il fascismo e il nazismo, poi contro i latifondisti.

L’evento sarà realizzato nel luogo che  da  monastero divenne  carcere, e dove le porte delle celle sono rimaste quelle di un tempo.

Proprio davanti a quelle porte riprenderà vita Luisa Levi, che nel 1935, per prima, parlò dei Sassi di Matera attraverso l’opera del fratello Carlo, “Cristo si è fermato a Eboli”. Si alterneranno in scena altri personaggi, quali Togliatti, che nel 1948 fece un comizio storico a Matera; Albino Sacco che con Olivetti, Levi, Mazzarone, Scotellaro ed altri, costruì il primo progetto per ridare dignità agli abitanti dei Sassi. Saranno  inoltre raccontate  le storie di Anna Avena ,l’occupatrice di Montescaglioso che  fu testimone dell’assassinio di Giuseppe Novello ad opera della polizia e per questo venne arrestata e portata nel carcere di Matera; di  Antonia Miccio, che nel 1940, con altri 130 sanmauresi, si oppose al fascismo assalendo il Comune e nella sparatoria che ne seguì venne ferita, incarcerata, costretta a partorire nel carcere di Matera.

Ma lo spettacolo è fatto anche delle luci ed ombre di storie contemporanee, come quella di una donna materana che aspetta con impazienza la morte della suocera per entrare in possesso del Sasso e aprire un B&B che permetterebbe ai figli emigrati a Cernusco sul Naviglio di ritornare a casa. Vengono narrati inoltre momenti importanti della vita della città quali l’arrivo dei monaci basiliani, e ancora la nascita dei monasteri, la chiusura dei Sassi, la costruzione dei primi borghi rurali  fino alla Matera attuale.

La rappresentazione è frutto di un laboratorio teatrale di 430 ore che l’equipe del Centro Mediterraneo delle Arti, diretto da Ulderico Pesce, ha tenuto a Matera. Un laboratorio in cui si è sperimentato il metodo teatrale “organico” concepito da Stanislavskji; in cui sono stati rintracciati e studiati documenti storici utilizzati poi a fini spettacolari.

“Sapere che nella mia terra, la Basilicata, c’è una città che vive da 8.000 anni, Matera,  ha fatto nascere in me l’esigenza di provare a capirla e sentirla più vicina. Oggi, dopo averla vissuta e studiata per un po’, sento il dovere di provare a raccontarla. E’ la narrazione di storie particolari che sono diventate storie universali. Raccontare Matera significa raccontare l’evoluzione dell’uomo e del mondo.” Ha dichiarato Ulderico Pesce.

Patrizia Minardi, dirigente della regione Basilicata ha così  descritto l'atmosfera unica di questa terra: “Vuoti che accolgono il viandante in cerca di un rifugio sicuro dove tramandare una spiritualità universale e senza tempo; vuoti come buchi neri, che “svelano” all’anima, il senso del connubio, inscindibile, tra uomo e natura. E poi… pieni, solidi promontori che svettano e, ancora, grotte, grotte senza luce, case senza luce, profonde, scavate nel ventre della terra, lì, dove, si conserva l’acqua, lì, dove è il cuore pulsante della vita. E poi, ancora, tramonti rosso fuoco e l’alba chiara, rinnovata sulla Murgia brulla, deserta, sulla terra spaccata dal sole, arida e ferita, ferita e sanguinante, in attesa di quella preghiera corale per l’acqua che scende a consolare la terra. I vuoti e i pieni, i baratri e gli strapiombi rocciosi, le grotte, i Sassi in cerca di luce, della luce dell’anima che si svela, piano piano, con pudore, all’uomo che li abita. Luoghi senza luce che hanno vestito la spiritualità dell’uomo in cammino nella speranza di una rinascita eterna.”

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