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”Non dimenticate il popolo turco”, l’appello di Elif Shafak al BookCity di Milano

 

Milano – Bookcity 2016, la manifestazione milanese dedicata al libro e alla lettura, è stata inaugurata ieri al Teatro dal Verme, dove il sindaco Giuseppe Sala ha consegnato il Sigillo della Città direttamente nelle mani della scrittrice Elif Shafak, una delle voci più autorevoli del panorama intellettuale turco.

Sala ha lodato Elif Shafak per il suo impegno nella lotta per la libertà d’espressione e per i diritti delle donne e le ha chiesto di rimanere sempre vicina a Milano e soprattutto ai giovani.

 

 

L’ inaugurazione è iniziata con il commuovente omaggio a Umberto Veronesi da parte di Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione Corriere della Sera: “Io credo in una società in cui i libri esistano sempre”, ha detto Marchetti, parole tratte da “Il mio sillabario laico”, l’ultima pubblicazione dell’oncologo.

 

L’ incontro è stato moderato dalla giornalista Rula Jebreal che ha rivolto alla scrittrice diverse domande, in particolare sui recenti avvenimenti politici in occidente e sulla difficile situazione in Turchia. Assistiamo, ha dichiarato Elif Shafak, a una pericolosa e crescente diffusione dei sentimenti nazionalistici e xenofobi che sfruttano le minoranze di ogni tipo per veicolare le decisioni politiche della gente facendo leva sulla loro paura.

Ha raccontato ad esempio come a Londra, città in cui vive, durante il periodo del referendum legato alla Brexit, sono comparsi dei grandi cartelloni pubblicitari che mettevano in guardia il popolo britannico dal pericolo “dell’invasione turca”.

 

La Shafak ha parlato con calore della sua condizione di “cittadina globale” sostenendo che “la natura umana è fluida come l’acqua che scorre”, proprio per questo lei non fa mai riferimento a una sola “casa”, ma a più case, più cittadinanze, perché nella società di oggi non si può pretendere che le persone abbiano una singola identità legata a un singolo luogo.

Lei stessa da bambina ha viaggiato e vissuto in tanti paesi diversi, seguendo sua madre che lavorava come diplomatica, e da ogni singolo luogo ha preso qualcosa che ha contribuito a creare la sua personalità così poliedrica.

 

La scrittrice ha denunciato il pericolo insito negli stereotipi e nei pregiudizi e della necessità invece di riconoscere l’altro proprio attraverso la diversità. Costruire dei muri, mentali come fisici, non porta da nessuna parte ma priva unicamente le persone della loro naturale empatia, perché se isolate le persone muoiono dentro. Un muro forse può far sentire più sicuri ma è solo un’illusione, l’unico mezzo per superare le difficoltà si trova nella cooperazione fra i popoli.

Il mondo di oggi sembra modellato sulla paura e sull’ansia, per un essere umano è normale provare queste emozioni, ma quando un’intera nazione prende le sue decisioni basandosi solo su questi sentimenti allora si rischia di andare incontro alla rovina.

Il suo invito è stato quello di lottare contro tutti i tipi di muri e usare di più la nostra intelligenza emozionale per combattere la xenofobia e il nazionalismo che portano inevitabilmente verso quello che la scrittrice ha definito “tribalismo”.

 

Elif Shafak ha parlato anche della condizione delle donne, grandi protagoniste dei suoi romanzi, e di una crescente misoginia la cui lotta non trova mai priorità nelle agende politiche. I crimini contro le donne sono in aumento e in alcune parti del mondo, come ad esempio in Turchia, si parla ancora di “delitto d’onore”.

Oggi in molti paesi assistiamo a dei governi democraticamente eletti che però una volta al potere utilizzano ogni mezzo per eliminare i diritti umani fondamentali, ed è quello che sta accadendo ora in Turchia. Contro questo stato di cose tutte le persone che hanno a cuore il futuro dell’umanità devono unirsi e lottare insieme, fianco a fianco, per un mondo migliore.

 

In merito alla situazione in Turchia la scrittrice si è espressa molto duramente contro il tentato golpe, in quanto non ha mai creduto che la dittatura militare potesse apportare alcun tipo di beneficio ai popoli. Ma lo stretto giro di vite e le repressioni successive adesso la preoccupano ancor di più. Oggi in Turchia “le parole sono diventate pesanti” e si rischia il carcere anche per una poesia o un semplice tweet. Attualmente nelle prigioni turche ci sono tantissimi scrittori, giornalisti, poeti e artisti di ogni genere, per i quali tutti gli intellettuali turchi nel mondo si battono per chiederne l’immediata scarcerazione.

La Shafak ha ricordato come la Turchia un tempo sia stata un grande impero multietnico, dove le persone di diverse etnie e religioni convivevano pacificamente, questo ricordo le dà una grande forza per continuare a lottare oggi contro tutte le ingiustizie che accadono nel suo paese.

Il popolo e il suo governo non sono la stessa cosa, ha continuato la scrittrice, i turchi sono un popolo bellissimo composto da tanti strati, non dimenticate il popolo turco, non dimenticate il loro calore e la loro bellezza, ha concluso, parlando direttamente al cuore di tutti i presenti che l’hanno salutata con un caloroso e lungo applauso.