Roma. Il Circolo della Lettura Barbara Cosentino incontra la scrittrice Melania Gaia Mazzucco.

“La ricerca meticolosa è una costante nelle opere della Mazzucco ..”

Roma. Sabato 20 febbraio 2015, il [i][b]Circolo della Lettura Barbara Cosentino,[/b][/i] ([blue][b]www.circolodellalettura.it[/b][/blue]) ha incontrato, presso la libreria l’Argonauta di Roma, la scrittrice [b]Melania Gaia Mazzucco. [/b]Il circolo, fondato nel 2011 da Barbara Cosentino, Cecilia Gabrielli, Giorgia Santopadre e Cristina Malenotti, ha all’attivo numerosi incontri dedicati a famosi scrittori italiani.

Era presente lo scrittore Claudio Volpe, che ha raccontato come i libri della Mazzucco, attraverso le emozioni che suscitano, hanno influenzato la sua vita e la sua carriera, spingendolo a scrivere.
L’attrice Ilaria Amaldi ha scelto e interpretato alcune pagine di “Vita”, catturando immediatamente l’attenzione del pubblico. E’ seguita L’intervista all’autrice, curata da Cecilia Gabrielli e incentrata sul percorso formativo della Mazzucco, e sulle protagoniste dei suoi romanzi:Norma, Medusa, Emma, Vita, Eva, Manuela -sono bambine, donne, figlie, madri, c’è persino una donna soldato- così diverse una dall’altra, ma sempre affascinanti e vere. L’autrice ha parlato della sua passione per la scrittura, raccontando di sé, della sua famiglia e soprattutto dei suoi romanzi. Ha narrato dell’aria che si respirava a casa sua, degli ospiti-scrittori, artisti, attori che venivano a trovare suo padre Roberto, autore teatrale, e di come da bambina fosse affascinata in particolare da Dario Fo, uomo istrionico non solo sul palcoscenico, ma anche nella vita.

La biblioteca di casa era fornita di libri di ogni tipo, che poteva leggere liberamente, dalla letteratura erotica come Histoire d’O o le opere di De Sade ai romanzi di Balzac. Da ragazzina, aveva già scritto ben 7 romanzi.
La scelta di entrare nel Centro Sperimentale di Cinematografia rappresenta una tappa fondamentale per la carriera della Mazzucco. “Negli anni 90 era direttrice Lina Wertmuller -racconta l’autrice, “e lei ci fece fare una vera e propria esperienza di lavoro artigianale e di bottega, mandandoci a studiare dai grandi maestri del cinema. Ciascuno di noi andava ad affiancare grandi sceneggiatori, che hanno fatto il cinema italiano, e noi abbiamo imparato sul campo cosa voleva dire scrivere una storia – Questa è stata un’esperienza di vita, che considero un grande privilegio. Sentire parlare la Mazzucco di sé, delle sue esperienze, è davvero piacevole: si crea fin da subito un’empatia con il pubblico, stregato dal suo narrare, così semplice, sincero, diretto, quasi intimo. La sua scrittura è da lei definita” torrenziale,” nella prima stesura,è materia grezza, che poi necessita di cesello, “un po’ come il lavoro che fanno gli scultori con una massa: riuscire a far emergere da un blocco di pietra, la figura”. Nel 1996, pubblica il suo primo romanzo, “Il bacio della Medusa”(Baldini & Castoldi), finalista al Premio Strega e vincitore dell’Oplonti d’argento per l‘opera prima. Ma è “Vita” pubblicato nel 2003 e vincitore del Premio Strega, a procurarle fama mondiale. Il romanzo, in equilibrio tra realtà e finzione, prende spunto dalla storia di suo nonno,Diamante, emigrato a soli 12 anni in America insieme a Vita, bambina di soli 9 anni, per sfuggire alle condizioni di miseria in cui vivevano a Tufo di Minturno, nel Garigliano .

L’attenzione alla paternità, al modo di esprimere un ’affettività maldestra e rudimentale da parte dei padri, al punto di vista dei bambini, con la loro accettazione e il loro stupore, sono solo alcuni ingredienti di una storia che accorcia le distanze fra un passato di emigrazione e un presente di accoglienza. La Mazzucco racconta delle sue ricerche per la stesura del libro e delle scoperte che ha fatto, tornando indietro nel tempo e raccogliendo le memorie e i ricordi di chi, nel paese, aveva conosciuto Diamante. “Raccogliere le loro memorie e sentir loro raccontare i fatti, mi ha portato a scoprire che spesso, gli avvenimenti narrati,non corrispondono alla verità assoluta, ma sono stati ricostruiti in maniera diversa dai ricordi di chi ha visto e ha raccontato, costituendo una nuova verità. “Ad esempio-prosegue – ho sempre sentito parlare in casa di un ramo della famiglia Mazzucco in Piemonte, che ho scoperto non avere nessun legame con la nostra. Ho capito allora che la notizia che ci fosse un ramo Mazzucco piemontese, era stata messa in circolazione dallo stesso nonno Diamante, che probabilmente aveva conosciuto degli omonimi piemontesi in America”. Il confronto con loro, che avevano un comportamento diverso da ciò che egli conosceva, li aveva resi ai suoi occhi apprezzabili, degni di rispetto.

La ricerca meticolosa è del resto una costante nelle opere della Mazzucco: per raccontare le storie di personaggi deve conoscerli fino in fondo, svolgere un lavoro di scavo, di analisi: ”Non esiste nessun essere umano che non sia “complesso”.Ognuno di noi ha mille sfaccettature, è fatto di contrasti, e i miei personaggi sono così, anche quelli secondari, che esercitano su di me un fascino particolare”. “Per scrivere la biografia di Jacomo Tintoretto”- continua la scrittrice – “ci sono voluti ben 10 anni di paziente ricerca, mi sono trasferita in un’altra città, a Venezia, per completare il lavoro di documentzione .

Non scrivevo solo di Jacomo Tintoretto, ma vivevo con lui, con Faustina, con Marietta. Dopo aver completato l’opera è stato particolarmente penoso lasciarli. Una volta finita una storia provo un doppio sentimento: è per me doloroso, certo, perché significa che dovrò abbandonare per sempre quei personaggi che mi hanno fatto compagnia così a lungo, che sono parte di me, ma anche bello, perché so che il libro, andrà al di là di me stessa, dei miei incontri. E’ come poter consegnare qualcosa di finito al mondo, ma anche di unico- perché ogni libro è irripetibile”.
Dai libri storici alle biografie, ai romanzi che vedono la Roma moderna in primo piano, come “un Giorno Perfetto” scritto nel 2005, dove Emma, la protagonista della storia, “maltrattata, anche abusata, è però piena di una forza vitale che la fa sempre ricominciare. Scrivere della storia di questi personaggi è un po’ come salvarli” dice.

In Limbo, pubblicato nel 2012, racconta la storia di una donna, Manuela Paris, maresciallo sottufficiale degli Alpini, reduce da una drammatica missione in Afghanistan. “E’ la prima volta che viene raccontata la storia di una donna soldato, perché è una figura poco conosciuta, fuori da ogni tradizione e retaggio culturale”. Anticonvenzionale e fuori dai percorsi narrativi della letteratura anche la storia di Eva in “Sei come Sei” pubblicato nel 2013, una ragazza normale e straordinaria allo stesso tempo, per illuminare la realtà delle nuove famiglie, con due papà o con due mamme. “La famiglia non è tanto quella che erediti alla nascita, ma quella che ti costruisci durante la tua vita: le persone che aggreghi intorno a te per affinità elettiva e comunanza di interessi, passioni, esperienze, progetti – o per amore”. (Sei Come Sei- 2013)

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