Immagine: Giotto, “Madonna di San Giorgio alla Costa”. In considerazione dell’alta affluenza di pubblico, è stata prorogata fino al 6 gennaio 2015, la mostra a Lucca “Giotto in San Francesco” che vede protagonista un’unica opera di Giotto, la splendida Madonna di San Giorgio alla Costa, realizzata intorno al 1295, negli anni della sua giovinezza. L’iniziativa è promossa dal Comitato Nuovi Eventi per Lucca, organismo creato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e dalla Fondazione Ragghianti, ed è il primo evento espositivo organizzato per celebrare la riapertura del complesso conventuale di San Francesco. L’esposizione vuole essere il coronamento di un percorso artistico forte e radicato nell'area lucchese, dove esistono già significative testimonianze della pittura antecedente alla rivoluzione operata da Giotto. La Madonna di San Giorgio alla Costa, prima opera di Giotto ad essere esposta a Lucca, costituisce una sorta di tassello mancante per la ricostruzione di un periodo, quello medievale, che anche a Lucca conobbe episodi di grande vivacità, come testimoniano le evidenze artistiche riferibili ai secoli XIII e XIV presenti sul territorio. L’opera, proveniente dal Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte a Firenze, fu danneggiata gravemente nell’attentato dei Georgofili, nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993. Trafitta da una miriade di schegge di vetro, ha iniziato in quel momento un lunghissimo percorso di restauro, affidato alle abili mani di Paola Bracco dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che oltre a neutralizzare buona parte dei danni provocati dall’esplosione, riuscì, con sapiente professionalità, a eliminare completamente tutti i deleteri interventi con cui lo strato pittorico originale era stato coperto nei secoli. L’urgenza del restauro è diventata, in corso d’opera, anche l’occasione per una riscoperta e un approfondimento degli studi intorno ad uno dei capisaldi della pittura giottesca: uno dei recuperi più affascinanti e insperati, quasi un restauro di rivelazione alla “vecchia maniera”, comunque suffragato dal dispiego eccezionale di metodi di indagine modernissimi. A testimonianza dello scellerato atto mafioso, è stata mantenuta una sola piccola fenditura, nella spalla di un angelo “reggi-cortina”. Anche il supporto ligneo fu recuperato e risanato, sempre nei laboratori dell’Opificio, da Ciro Castelli, autore di vari e autentici miracoli ascrivibili alla storia del restauro moderno. Da quel giorno del 1993, la tavola non è più stata visibile a Santo Stefano al Ponte ma, negli ultimi anni, è stata richiesta ed esposta da importanti musei nel mondo. Questa di Lucca è un’occasione unica per rivedere questo capolavoro, in tutto lo splendore dei colori ritrovati e in un luogo che ne esalta totalmente la bellezza. Dopo l’esposizione in San Francesco, la tavola tornerà ad essere il fiore all’occhiello del Museo Diocesano di Firenze, che riaprirà presto le sue porte dopo anni di forzata chiusura. Nella Madonna di San Giorgio alla Costa, Giotto assimila la lezione spaziale di Cimabue e dà il via alla sua “rivoluzione” pittorica, improntata alla ricerca di una rappresentazione più realistica ed all’umanizzazione dei personaggi. La Vergine è rappresentata su un trono marmoreo riccamente decorato, in parte perduto in seguito alla mutilazione che l’opera ha subito nel 1705. La mostra è accompagnata da un racconto inedito scritto per l’occasione da Marco Vichi, testi di Paola Bracco e Licia Bertani (publiEd, Lucca)
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