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Il “primo mondiale” non si scorda mai

Era il 1990 e Messina era invasa di bandiere dell’Italia, avevo 9 anni. Villa Dante ospitava un evento a tema dove regalarono ai bambini tantissimi gadget tra cui la mascotte “Ciao” che dovrei avere da qualche parte in cantina. Ricordo le magie di Totò Schillaci ma soprattutto la semifinale contro l’Argentina di Maradona: durante i calci di rigore si tolse la luce e ascoltammo il triste epilogo da un’autoradio, in macchina.

USA94 li associo a Roberto Baggio, un supereroe sportivo per me che avevo 13 anni e che, nonostante una partenza decisamente no, ci portò a Pasadena dove il destino si accanì su quel calcio di rigore spedito alle stelle. Ricordo quella finale vista a casa di amici dei miei, ricordo quei momenti vissuti assieme alla famiglia allargata con la quale si condividevano tante gioie, semplici.

Del mondiale francese (1998) ricordo che eravamo molto forti ma che continuavamo ad avere tanta sfiga ai rigori, un mondiale visto a Messina con gli amici di sempre, il caldo e le imprecazioni per il rigore contro la Francia tirato da Di Biagio, toc…traversa, “è finita” disse Pizzul, come quattro anni prima.

Il 2002 ci porta in Estremo Oriente, tra Corea del Sud e Giappone, il primo organizzato da due paesi. Anche lì avevamo una squadra fortissima: Buffon, Maldini, Cannavaro, Del Piero, Totti, Nesta, Vieri…e poi Moreno. Il buio. Negli occhi rimane lo straordinario Ronaldo Luís Nazário de Lima, fu l’ultimo mondiale visto in Sicilia.

Il mondiale tedesco del 2006 è un ricordo ancora vivo nella mia mente, le partite, il gol di Del Piero alla Germania, Cannavaro (pronunciato alla Caressa), i caroselli a piazza Bologna e poi l’estasi al Circo Massimo, tutti insieme, tutti studenti fuorisede a vedere le partite sul Mivar 14 pollici della mia stanza a via dei Durantini. Tutti! 

Del 2010 ricordo il frastuono delle vuvuzela e poco o nulla delle partite dell’Italia, ultimi con 2 punti in un girone formato da Nuova Zelanda, Slovacchia e Paraguay. Di peggio non potrà capitarci, in Brasile, pensavo. E invece nonostante lo scaldabagno tirato da Balotelli contro l’Inghilterra, le successive partite contro il Costa Rica e l’Uruguay decretarono come 4 anni prima l’uscita dell’Italia ai gironi. Dell’ultimo mondiale ricordo anche il Mineiraço, il 7 a 1 inflitto dalla Germania al Brasile, da leggenda.

Di questo mondiale che parte domani non avrò molto da raccontare, un giorno. Spesso le nostre storie le abbiamo vissute attraverso i mondiali e, in un certo senso, li leghiamo alle varie fasi della nostra vita. Questo del 2018, forse, lascerà un’enorme buco e ci costringerà a rivedere i conti. Di certo mancheranno le serate con gli amici ed il ricordo di quel goal di Roberto Baggio alla Nigeria, ad USA94, tornerà ancora più