Uno sguardo all’Aikido. Concluso il secondo stage di Aikido Akikai con il maestro Gianfranco Scimone

Le finalità dell'aikido non sono quelle di praticare un'arte di difesa personale , ma raggiungere un equilibrio interiore

In foto da sinistra, Gianfranco Scimone e Aris Muscolino

Si è concluso il secondo appuntamento con Il maestro [b]Gianfranco Scimone[/b], 3 dan di [b]aikido aikikai di Tokyo,[/b] e lo sguardo sull’ Aikido Giapponese.
Quest’ultimo stage è stato organizzato per chi di arti marziali ha già una formazione avanzata e vuole completare il suo percorso con la filosofia e la tecnica dell’aikido di Ueshiba Morihei, in continuità con il pensiero del primo stage fondato sul metodo attivo e passivo, in piedi e a terra, apportando così le migliorie alle proprie tecniche marziali attraverso una esperienza direttamente collegata alle origini dell’aikido.

Interessante è stata la spiegazione ed attuazione delle tecniche e dell’espressione del [b]“Ki”[/b], svoltesi con eleganza e naturalità nell’applicazione unitamente alla impeccabile lezione, che ha lasciato increduli anche i presenti con occhio esperto, i quali hanno davvero gradito l’incontro elargendo sentiti ringraziamenti al maestro Scimone e gli organizzatori.

Il tutto è stato organizzato dall [b]Shihan Aris Muscolino[/b] 6 dan di karate shotokan e Responsabile Tecnico Nazionale G.K.S.I.F. presso la palestra “Associazione sportiva Puma” sita in Santa Teresa di riva.
Diamo uno sguardo più specifico all’aikido.

L’aikido , come molti sanno , è un arte marziale che insegna non solo fisicità, ma anche , una profonda “Filosofia” tipica dell’oriente particolarmente curata in Giappone.

Partiamo dalla parola stessa Aikido , infatti com’è tipico di ogni arte marziale orientale dal nome si può dedurre la filosofia e gli insegnamenti del fondatore, che per noi occidentali restano criptiche e a volte senza senso, per gli appassionati, rappresentano un pensiero profondo che racchiude l’anima della disciplina stessa.

In Aikido infatti , scomponendo i simboli Kanji troviamo la parola ([b]ai[/b]) che significa “unione”; ([b]ki[/b]) significa “soffio vitale”, ovvero una energia riscontrabile nella filosofia orientale, che alberga in ogni essere vivente e (do) Che significa, “percorso” , ”via” “Cammino” nel senso di percorso di crescita interiore, quindi ricomponendo la parola (ai-ki-do) troviamo il significato di : “Disciplina che conduce all’unione ed all’armonia con l’energia vitale e lo spirito dell’Universo” e da queste parole , possiamo capire che i praticanti dell’arte marziale praticano questa filosofia per avere un armonia tra il proprio corpo e l’universo stesso.

“L’aikido anela sinceramente a comprendere la natura, ad esprimere la gratitudine per i suoi doni meravigliosi, ad immedesimare l’individuo con la natura “
Queste sono le parole del fondatore dell’[b]Aikido l’osensei[/b] (in italiano “Grande Maestro”) [b]Ueshiba Morihei [/b]nel definire la sua opera a chi voleva delucidazioni su essa sull’ evoluzione dello studio del Bud? ( via marziale)da parte di Ueshiba Morihei del suo insegnamento.

Ueshiba Morihei studiò presso la scuola di [b]”Dait?-Ry? Aikij?jutsu[/b]” sotto la guida di [b]Sokaku Takeda[/b] da cui imparò molte delle sue tecniche marziali e si distinse come migliore degli allievi dello stesso stile marziale.
Nel 1922 completa i suoi studi al Daitôryû Aikijujitsu e riceve da Sokaku Takeda il diploma “Kyoju Dairi”, che lo certifica quale rappresentante della Scuola Daito.
Ed è partendo da qui che Ueshiba gettò le basi per l’aikido, e fu nel 1925 che ebbe la sua prima occasione di “risveglio spirituale” , nel dimostrare la sua arte a mani nude disarmando un suo avversario armato, ispirato da una forte folgorazione spirituale capì che doveva praticare l’arte non solo per la sua espressione pratica, ma anche per un miglioramento personale e spirituale in armonia con il tutto.
Nel 1931 inizia l’attività del Dojo a Wakamatsu-cho, Shinjuku e a Tokyo, che diventerà poi il centro mondiale dell’aikido (Hombu Dojo Aikikai).

Le finalità dell’aikido quindi non sono quelle di praticare un’arte guerriera di attacco o di difesa personale, ma una crescita e un equilibrio interiore fra se e la natura che ci circonda, e anche se, la pratica in sé comporta anche un contatto fisico e l’esplicitazione di tecniche marziali, esse sono sviluppate per esplicare il “qui e ora” del buddismo zen.

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