IL PRIDE, L’ARCOBALENO DELL’AMORE

La testimonianza di Arianna e Serena

Era il 5 luglio del 1972 quando in Italia, a Sanremo, ebbe luogo la prima manifestazione pubblica da parte della comunità LGBTQIA+. Nel 1983 si svolge ufficialmente a Roma il primo Gay Pride. Da quel giorno le persone cominciano a sentirsi libere di mostrare il proprio volto e la propria vita al di là dei pregiudizi. Il Pride, oltre che creare scalpore, permise la nascita del primo movimento gay in Italia.

A qualche giorno dalla fine del mese del Gay Pride capiamo meglio cosa sia questo evento e cosa significhi. Il “Pride Month” è ritenuto il mese dell’orgoglio della comunità QUEER, celebrato a giugno.

Nato come un movimento di protesta contro il Congresso internazionale sulle devianze sessuali, si è trasformato oggi in un grido di libertà. Un momento di respiro in cui tutti possono sentirsi liberi di mostrare chi sono ed esprimere loro stessi.

Le strade si riempiono di arcobaleni e bandiere multicolore, da sempre il simbolo per eccellenza della manifestazione e del mondo LGBTQIA+.

In copertina l’amore di Arianna e Serena, rispettivamente 23 e 19 anni. Due ragazze che hanno partecipato al Gay Pride tenutosi a Milano dal 16 giugno al 2 luglio 2022.

Alla mia domanda riguardo al come si fossero sentite durante la parata la risposta è stata immediata: “libere”. “Sapevo che non mi sarebbe successo nulla”, continua Arianna, “ho visto persone rispettose, piene di voglia di lottare e battersi per i propri diritti”. Per la prima volta afferma, con decisione e un po’ di commozione, di non aver mai avuto paura di mostrare chi fosse e il suo amore; a differenza di tutti gli altri giorni durante i quali vive con il timore che possa succederle qualcosa, con la paura di essere aggredita perché lei e la sua ragazza si tengono per mano in pubblico o si danno un bacio. Mi confessa che “ogni momento in mezzo alla gente, lontana da casa nostra, lo vivo con la paura di essere attaccata sia fisicamente che verbalmente”.

Serena, esattamente come Arianna, la prima cosa che si sente di dirmi è “mi sono sentita libera di esprimere la mia sessualità, senza paura alcuna di essere giudicata per chi sono e voglio essere”. Definisce il Gay Pride come una bolla protettiva, un lasso di tempo durante il quale il timore che prova quotidianamente di subire molestie verbali e fisiche si annulla.

Nonostante si pensi che a manifestare siano solo ragazzi, a Milano erano presenti molti carri a tema “equality” organizzati da genitori orgogliosi dei propri figli. Entusiasti di dare il loro supporto, abbattendo in parte il muro formatosi tra le due generazioni.

Purtroppo, come mi conferma anche Arianna, non tutti sono sostenitori: per alcuni il Pride è una “pagliacciata”, non capiscono che oltre le sfumature arcobaleno e la musica si nasconde la voglia di urlare. Urlare al mondo “noi siamo come voi, siamo persone”.

Nonostante sia un giorno illuminato da bandiere arcobaleno, musica, gioia e inclusione; non manca un retrogusto di “tristezza”. Serena ammette, infatti, di essersi sentita in parte amareggiata. “È assurdo che nel 2022 ci sia ancora bisogno di scendere in piazza per ottenere un diritto così semplice come quello di amare, amare se stessi e chi si vuole.

Il Pride nasce come una manifestazione finalizzata a ottenere diritti, ma è molto di più. Oltre che una protesta pacifica è un modo per accettare se stessi, capendo di essere finalmente in pace con il proprio orientamento sessuale, non avendo paura di mostrarlo agli altri.

Si nasce senza scegliere chi amare, ma quando si accetta di non essere “convenzionali”? Confessare di non essere quello che la società si aspetta non è mai così facile, soprattutto quando coinvolge la famiglia e gli amici. Arianna e Serena ammettono apertamente di non essere riuscite ad accettare il loro orientamento immediatamente. “Ho scoperto a 12 anni di essere lesbica, ma convincermi di essere etero era la via più facile, la strada più semplice. Per anni mi sono repressa, evitando di accettarmi nonostante nella mia famiglia io non abbia mai avuto di questi problemi. Negli anni ho cercato in tutti i modi di allontanarmi dalla vera me, perdendo molte occasioni di amare. Solo al compimento dei miei vent’anni, finalmente in pace con me stessa, sono riuscita a interiorizzare chi fossi veramente. Poco dopo l’universo mi ha premiato: ho conosciuto Serena, di cui mi sono innamorata follemente. Con l’amore vero al mio fianco accettarmi non è stato più così difficile e finalmente ho iniziato a vivere.” [Arianna, 23 anni]

Anche per Serena il percorso non è stato facile: “non accettavo che mi piacessero le ragazze, perché avevo paura che sarei stata allontanata dalla mia famiglia e dai miei amici subito dopo averlo confessato. Quando iniziai la mia relazione con Arianna non ero ancora pronta a gridarlo al mondo, ma la sofferenza legata al mantenere il segreto, nascondendolo ai miei cari e ai miei amici, era più grande della paura del rifiuto. Grazie alla terapia e a un lungo percorso di riscoperta interiore riesco oggi a urlarlo al mondo, lo accetto e mi rende felice”.

Arianna e Serena sono la testimonianza di cosa, ogni giorno, la comunità LGBTQIA+ sia costretta a sopportare e affrontare solo per amare, un diritto che noi eterosessuali abbiamo il lusso di vivere ogni giorno, in tutta la sua semplicità e naturalezza. Senza paure o dubbi.

Giugno è molto più del “mese del Pride”, permette al mondo QUEER di avere una voce. Una voce che grida forte e chiara “io sono chi sono, non scelgo chi amare e voglio farlo esattamente come voi: alla luce del sole”. Hanno finalmente quello spazio nel mondo che quotidianamente gli viene tolto.

Come dice Serena, “è l’unico momento che ci permette di essere noi stessi al 100%”.

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