Covid19: unica risposta essere FAMIGLIA

Questo virus non fa distinzioni, dovremmo imparare a farlo anche noi.

A Palermo cresce la paura nella zona rossa: 103 i positivi nella “Missione” di Biagio Conte

Il 19 settembre intorno alle ore 12 il Presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ha firmato l’ordinanza che istituisce la zona rossa in corrispondenza delle quattro sedi della Missione Speranza e Carità di Biagio Conte.

Questo quello che è accaduto…. Ma proviamo a pensare perché, affrontando un tema delicato… quello della convivenza, vista in ottica di bene comune.

In questa situazione sembrano emergere due realtà: da una parte una città che nasconde, toglie alla vista, “mette sotto il tappeto” i poveri, gli ultimi, gli emarginati, “dimenticandoli” all’interno di una struttura, in cui le regole non sono molto chiare, di contro vi è una struttura che accoglie “tutti” ma a cui manca un progetto. Questo non significa che la città di Palermo si sia dimenticata dei poveri, anzi arrivano donazioni, molti fanno volontariato. Una città che da anni aiuta la missione, ma non a migliorarsi o regolarsi, ma attraverso azioni di carità, di supporto economico, senza mai chiedere conto di nulla. una città che con uno sguardo superficiale guardando questo luogo per liberarsi la coscienza, quasi lavandosi le mani. Di contro, una missione chiusa, un luogo in cui nella gestione non si può accedere, una struttura in cui regole e gestioni finanziarie non hanno mai avuto alcuna trasparenza, da un lato, quindi,  la superficialità delle istituzioni, ma anche della gente palermitana e dall’altro l’incapacità nella gestione di così tanti, forse troppi, ospiti. senza alcun percorso educativo, e quindi a volte senza speranza.

Una continua emergenza…

Una emergenza che dura 29 anni… che ha come base il silenzio della gente e come azione la voglia di accogliere…. Ma cosa è l’accoglienza senza un progetto…. ma come avviene la gestione degli ospiti senza un progetto. Ricordiamo che tutto nasce dalla sensibilità di un cuore innamorato della vita, Fratel Biagio spinto proprio da questo cuore, dal desiderio di giustizia e amore si lancia. I suoi appelli, che possiamo definire il padre-simbolo della missione hanno sortito vari effetti, hanno permesso donazioni e piccoli progetti, ma è anche vero che Biagio non è la missione, che Fratel Biagio ha nel cuore il mondo.

29 anni di esistenza con moltissimi miglioramenti, moltissime belle esperienze, belle persone, con moltissimi ospiti capaci di ricominciare partendo proprio dalla missione …. ma 29 anni senza un progetto… 29 anni senza un progetto comune, condiviso, in EMERGENZA continua.

Una città “Pilato” ed una missione “Pinocchio” …

Oggi siamo ad un punto in cui questo schema non è più possibile un momento in cui o siamo insieme o saremo destinati a sparire, un momento in cui dobbiamo capire come poter progettare insieme, in cui emerga una città attenta in una missione accogliente. Per far questo però oltre ad una forte volontà, ed una forte umiltà bisogna percorrere due strade contemporanee, la prima nella città, in cui si inizi a pensare alla missione come luogo della città in cui poter accogliere il dolore, e la seconda nella missione, in cui si capisca che trasparenza ed apertura favoriscono un percorso di condivisione e progettazione, ovviamente, ma non troppo, in cui lo stato, la pubblica amministrazione diventi il garante di un progetto che trasformi la città e la missione da “coinquilini” a membri della stessa “famiglia”! Non bisogna lasciarsi “fregare” da inutili egoismi, o fragili ipocrisie ricordiamo che il bene comune avrà risposta solo se avverrà questo incontro di cuori.

Stampa Articolo Stampa Articolo