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La fede in tempo di pandemia

Non posso nascondere il mio stupore dinanzi allo spettacolo che ieri ci fu offerto dalla televisione: il presidente del consiglio dei ministri, il presidente dei Vescovi italiani e il ministro degli interni seduti alla stesso tavolo per firmare un documento in cui si stabiliva la data delle celebrazioni delle Messe, dell’uso delle mascherine, dei guanti , del numero dei concelebranti , la presenza dell’organista, la proibizione del coro ecc. Cose da capoufficio, neppure da sottosegretari. Lo spasimo delle televisione è più forte di ogni considerazione e ogni occasione è buona per far teatro, ma veniamo alla sostanza della cosa.

Non vi pare che gli italiani abbiano dato prova di responsabilità in questo tempo di pandemia? Sono stati proibiti i funerali, mentre in Francia e in Germania venivano regolarmente fatti, e i nostri morti sono stati sepolti o bruciati come……..Qualche prete che, senza minimamente mancare alla sostanza della legge che era quella di evitare contagi mantenendo le dovute distanze, è stato fermato durante la celebrazione della Messa, mentre i Carabinieri sanno che a quel momento della Messa devono mettersi sull’attenti. Abbiamo lasciato che le nostre città fossero assediate dalle forze dell’ordine come se fossimo diventati improvvisamente dei malandrini. In alcune località i prefetti hanno proibito ai parroci di porre segni e gesti religiosi nei giorni più santi dell’anno senza minimamente interrogarsi se fossero motivo di contagio.
MI chiedo, sottovoce naturalmente, ma questa brava gente che dice di comandarci sono convinti che per l’ordine pubblico sono più utili i parroci della polizia e dei carabinieri? E allora basta con le leggi da elementari, è sufficiente informare, attraverso i mezzi di comunicazione, fare opinione e responsabilizzare le persone che hanno dimostrato di essere coscienti del momento che vivono.
Il popolo italiano, primo in cultura, è bene che insegni anche questo alle altre nazioni e metta tra i metodi per affrontare le calamità pubbliche la responsabilizzazione dei cittadini che hanno diritto alla loro dignità e non sentirsi un popolo guidato dalle contravvenzioni.
L’altra sera sentii un divertente per non dire umiliante dialogo, diciamo così, in Televisione tra Giordano e Sgarbi in cui il primo ebbe il barbaro coraggio di asserire che la legge è “Sacra”, che Dio lo perdoni. Ovviamente Sgarbi lo maltrattò come sa fare lui ma non gli disse che la legge, ci insegnano i Romani, deve , prima di tutto , essere”giusta”. Vi sembra giusto che un operario si veda arrivare una contravvenzione di cento euro, presa dal congegno elettronico, quindi niente di più preciso e indiscutibile, per essere passato col rosso. Per una inflazione del genere deve lavorare due giorni. Ma stiamo scherzando! La nostra repubblica è fondata sul lavoro non sulle contravvenzioni. Lo stato ha il dovere di procurare il bene comune e l’ordine pubblico è la logica conseguenza. La chiesa ha invece il compito di far diventare più buone le persone. Certamente se le persone stanno bene sono anche più buone e se sono buone stanno anche bene: sono i principi fondamentali del rapporto tra stato e religioni.
E allora non fateci assister più allo spettacolo dello stato che entra in sacrestia a decidere del diacono, dell’accolito. del lettore, dell’organista e vietare la presenza del coro. Era l’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe che decideva il numero delle candele da mettere sull’altare. Leggendo il penultimo documento pensavo che fosse firmato da un monsignore invece era un funzionario del ministero degli interni: siamo tornati al Giuseppinismo?
La prova di responsabilità che abbiamo dato in questi due mesi credo che sia sufficiente per cambiare stile con cui rivolgersi ai cittadini e lasciare che “i morti seppelliscano i loro morti” anche perché è un’opera di misericordia.

Biografia 

Giuseppe Mani 

Viene ordinato sacerdote il 12 marzo 1960 per la diocesi di Fiesole. Dopo aver esercitato il servizio pastorale in qualità di coadiutore nella parrocchia di Faella in Valdarno, è stato a disposizione dell’ordinariato militare in Italia per assumere il ruolo di direttore spirituale del seminario per futuri cappellani militari di Pomezia fino al 1996.

Nel frattempo ha conseguito la laurea in Utroque Iure presso la Pontificia Università Lateranense e la licenza in Teologia morale e spirituale, rispettivamente presso l’Accademia Alfonsiana e presso l’Istituto di Spiritualità della Pontificia Università Gregoriana. Dopo essere stavo vicario cooperatore della parrocchia Santi Marcellino e Pietro in Roma, è stato nominato nel 1968, direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Minore e nel 1970 direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Ha svolto tale incarico fino al 1978, anno in cui ha assunto, quale rettore, la direzione del medesimo Seminario.

Il 29 ottobre 1987 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo titolare di Zaba e ausiliare di Roma. Riceve l’ordinazione episcopale il 7 dicembre 1987 dal cardinale Ugo Poletti (coconsacranti: arcivescovo Ennio Appignanesi, vescovo Plinio Pascoli). Riceve l’incarico di vescovo ausiliare del Settore Est e di incaricato della pastorale familiare nell’intera Città di Roma. Inizia così sotto la sua guida il lavoro del Centro per la Pastorale Familiare. A lui si deve la fondazione del primo consultorio familiare cattolico della diocesi di Roma. Fonda il periodico “Famiglie a Roma” dedicato alle risorse e alle problematiche delle famiglie della capitale. Il 31 gennaio 1996 è promosso arcivescovo dell’ordinariato militare in Italia e, in quanto tale, riceve anche i gradi militari di generale. Il 20 giugno 2003 viene nominato arcivescovo di Cagliari. Il 4 settembre prende possesso canonico e il 6 settembre inizia il servizio episcopale nell’arcidiocesi di Cagliari.

da https://www.giuseppemani.it/blog [1] la cattedrale web