Giorgio Boris Giuliano quarant’anni dopo. Messina ricorda il capo della Mobile di Palermo ammazzato dalla mafia

Stratega delle dinamiche investigative apprese alla scuola dell'Fbi di Quantico negli Stati Uniti, Giorgio Boris Giuliano fu assassinato il 21 luglio 1979 da Leoluca Bagarella. Per primo parlò di traffici internazionali di stupefacenti e intrecci mafia - politica. Trascorse la sua adolescenza a Messina dove studiò al liceo classico La Farina e si laureò in Giurisprudenza. Un memorial lo ha celebrato

Messina, 22 ottobre 2019 – Quarant’anni fa la mafia assassinava Giorgio Boris Giuliano. Il 21 luglio 1979 al bar Lux di via Francesco Paolo di Blasi del capoluogo siciliano, un killer colpiva alle spalle il capo della squadra mobile di Palermo. Aveva 49 anni e tre figli, Alessandro uno di loro è Questore a Napoli.
Nato a Piazza Armerina figlio di un sottufficiale della Marina Militare, Giuliano visse in diverse città d’Italia approdando poi a Messina dove studiò e si laureò in Giurisprudenza, vincendo nel 1962 il concorso nella Polizia di Stato.
Il comitato cittadino ‘100messinesi per Messina 2MILA8’’in collaborazione con il Comune di Messina e il Liceo Classico Giuseppe La Farina diretto da Giuseppa Prestipino, ha voluto ricordare oggi, l’impegno professionale e il sacrificio di Giorgio Boris Giuliano, il poliziotto che alla scuola dell’Fbi di Quantico negli Stati Uniti, aveva imparato i segreti di un lavoro a rischio e le modalità per rendere asettica la scena del crimine allontanando chiunque potesse inquinarne le tracce, dai giornalisti agli stessi poliziotti.

In quegli anni, il rischio di morte per Boris Giuliano era palpabile, si respirava nell’aria. Prese forma quando ai telefoni della Mobile di Palermo il 29 aprile 1979, una voce scandì la frase ‘Giuliano morirà’.
La minaccia seguiva la scoperta del covo di Leoluca Bagarella, il killer che il 21 luglio dello stesso anno avrebbe trivellato di colpi il corpo di Boris Giuliano.
La Procura di Palermo istruì il maxi- processo per l’omicidio di Giuliano e Paolo Borsellino in particolare ne seguì le indagini. La sentenza di condanna venne emessa contro Totò Riina, Bernardo Provenzano e Filippo Marchese, giudicati i mandanti dell’uccisione.

Il Memorial, ospitato nell’Aula magna del Liceo La Farina, frequentato da Boris Giuliano, è stato rivolto agli studenti, in particolare a quelli del terzo anno per aver svolto un percorso di ricostruzione delle dinamiche investigative caratterizzanti il suo lavoro, declinato da indagini sui traffici internazionali di droga passando alla intuizione degli intrecci mafia-politica, quando ancora non erano partiti i percorsi giudiziari poi sfociati nel maxi processo a Cosa Nostra, le cui sentenze hanno iniziato a fare luce sugli appannaggi di una criminalità strutturale che prima di allora restavano seppelliti dalla polvere dei faldoni dei tribunali con la risoluzione delle inchieste per insufficienze di prove.

La giornata dedicata a Giorgio Boris Giuliano, che per la sua permanenza in città durante gli anni di studio, Messina ricorda con una targa donata dal Liceo La Farina ed anche con una rotatoria sul viale Europa, ha visto la partecipazione dell’assessore all’Istruzione Roberto Vincenzo Trimarchi del Comune di Messina, di una rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato insieme al magistrato Giuseppe Minutoli.
I lavori dell’incontro, coordinati da Antonino Carabellò docente del Liceo classico La Farina, si sono avvalsi del contributo di Italo Cintioli, Josè Gambino e Pietro Chillè del Comitato cittadino promotore dell’evento.

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