Il vocabolario del 2020: Parole nuove sulla scia del Covid

Il 2020, complice anche la pandemia di Covid-19, ha arricchito il nostro vocabolario di termini finora poco comuni, di sigle e d’innovazioni sociali e culturali che rimangono nella memoria.

Sfogliando le pagine del vocabolario, che raccoglie le parole vecchie e nuove, ritroviamo come il 2020 l’ha arricchito di termini finora poco comuni, di sigle e d’innovazioni sociali e culturali che rimangono nella memoria. 

Come ha riportato Tuttoscuola nell’ABC ritroviamo la ministra Azzolina, i Banchi, e il Coronavirus. 

L’intero anno 2020 è stato segnato dalla pandemia Covid-19, esplosa prima in Cina e diffusa in Italia nel primo focolaio di Vo’ Euganeo, e quindi in tutti i continenti ed ha comportato profonde innovazioni sociali di comportamento per il distanziamento fisico (che alcuni chiamano ancora sociale) e quindi la necessità dei banchi monoposto, banchi a rotelle, Didattica a distanza con le sigle DAD, DID, DDI, i Docenti “fragili” e i supplenti “Docenti Covid”.

 Il termine “da remoto” è entrato nel linguaggio della scuola, delle pubbliche amministrazioni, delle aziende, dove si lavora in Smart working.

Per la valutazione di fine anno sono stati attivati i PIA (piano d’integrazione degli apprendimenti) e per gli studenti con “debiti formativi” il consiglio di classe ha predisposto il PAI (piano degli apprendimenti individualizzati.

Anche gli esami sono stati svolti “a distanza”, come pure le lezioni universitarie e gli esami dei concorsi, compresa una speciale seconda prova scritta per il TFA sostegno, divenuta “prova pratica ma a distanza”.

E’ stata la stagione della “scuola diffusa”, che si è svolta non nelle 45 mila sedi scolastiche ma nei 5 o 6 milioni di case dove vivono gli studenti, recuperando in parte le ore di lezione perse in presenza.

Tra le parole del vocabolario 2020 è ricomparso il termine “Educazione” per definire l’insegnamento trasversale dell’Educazione civica, approvato nell’agosto 2019 con la legge istitutiva n.92.

L’identità di questo insegnamento, in termini di obiettivi di apprendimento caratterizzanti, è cambiato tre volte, in corrispondenti a tre Ministri differenti: con Bussetti hanno prevalso gli aspetti riguardanti la legalità, le regole, i comportamenti; con Fioramonti quelli relativi all’educazione ambientale; con Azzolina è emersa con forza l’educazione digitale. 

Nelle Linee Guida sull’Educazione civica emanate a giugno si evidenzia quest’aspetto trivalente della nuova Educazione civica, ma l’avvio di tale insegnamento traversale, a causa del Covid e della didattica a distanza è  rimasto privo dello sprint di partenza.  La situazione di emergenza sanitaria in cui siamo immersi non ha agevolato l’introduzione di questa innovazione, mentre in una scuola che fa molta fatica a rispettare i livelli essenziali posti a garanzia del diritto allo studio,  non si sa molto su come le scuole stanno utilizzando le 33 ore obbligatorie.

L’animus di tale insegnamento che “non è una disciplina”, come ha dichiarato la Coordinatrice del Comitato tecnico scientifico per l’educazione civica, Lucrezia Stellacci, è quello di contribuire a ”formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri” (art. 1 Legge 92/2019.) 

I tre nuclei tematici del curricolo di educazione civica non sono riconducibili a una sola disciplina, né sono esclusivamente disciplinari, ma dovrebbero tendere ad un “valore  aggiunto di un unitario orizzonte di senso etico-antropologico”.

Tra le parole nuove del vocabolario 2020 figurano ancora: Covid-19, quarantena, mascherine, il gel, termoscanner, lavoro “agile”, videoconferenze, webinar, web pressinglockdown, e poi la sigla DPCM che ha caratterizzato le numerose comunicazioni del Presidente del Consiglio; i “Fridays For School” attributo dei ragazzi di Torino che facevano didattica a distanza nei pressi della scuola.

Anche la voce delle scuole paritarie si è fatta sentire con la proposta del “costo standard per studente” e la legittima richiesta di uguaglianza di trattamento per il comune “servizio pubblico” prestato e offerto ai cittadini, nel rispetto della libertà di scelta educativa dei genitori. 

Parole nuove e vecchie s’intrecciano  così nel vocabolario 2020 che negli ultimi giorni registra il V-Day, termine che nello specifico identifica l’arrivo del vaccino anti Covid nella speranza che si esca dal tunnel della pandemia. 

Stampa Articolo Stampa Articolo