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Presentato il libro “Nella Terra del Niente”.Un viaggio nelle storie degli scomparsi e delle loro famiglie

E’ stato presentato presso la libreria Feltrinelli di Viale Libia a Roma,  “Nella terra del Niente”. Storie di scomparse, storie di famiglie-edito da Faust edizioni-  l’ultimo libro di  Nicodemo Gentile, noto avvocato penalista che ha seguito  i casi di  Meredith Kercher, di Roberta Ragusa, di Sarah Scazzi, Salvatore Parolisi e molti altri.  Hanno partecipato all’incontro il Presidente dell’Associazione Penelope, Andrea Ferraris e  la genetista esperta in tema di scomparse, Marina Baldi.

A margine della presentazione abbiamo intervistato l’autore: dal suo osservatorio privilegiato Gentile ha tracciato un quadro non solo tecnico ma anche molto profondo e di grande sensibilità, scavando non solo nella vita delle persone scomparse,ma anche nei sentimenti, nell’altalena di speranza e delusione che vivono i familiari  che da un giorno all’altro vengono scaraventati nel limbo di questa  terribile esperienza. L’opera raccoglie  10   storie di persone sparite  nella “Terra del Niente” , un  non-luogo, indefinito e senza alcuna certezza, in cui rimangono intrappolate sia le vite degli scomparsi, che quella dei loro familiari. Sono solo alcuni casi rispetto al numero impressionante degli scomparsi – migliaia di persone-che ogni anno spariscono in Italia. La Terra del Niente  offre un  quadro completo di un fenomeno quanto mai eterogeneo, che può colpire chiunque all’improvviso.  

Avvocato Gentile, cosa  l’ha spinta  a scrivere questo  libro?

Volevo sensibilizzare il pubblico sul  mondo  della scomparsa,  a volte sconosciuto . Parte da  qui  la voglia di raccontare  queste storie di persone sfortunate, di famiglie normali che precipitano in un  mondo di buio e che si ritrovano di colpo a dover affrontare uno dei segmenti più dolorosi di questo mondo particolare, che è  quello della scomparsa. Ho voluto  portare la mia esperienza, senza nessuna verità in tasca, proprio per consentire a chi vuole leggere questo libro, di capire cosa significa avere un familiare scomparso. Perché le vite degli scomparsi  non devono essere viste solo come le vite degli altri: purtroppo puo’ capitare a chiunque, nessuno è immune .

L’attesa delle famose 48 ore prima di dare avvio alle ricerche, rappresenta una prassi corretta ?

 L’attesa delle 48 ore rappresenta una prassi che ormai deve essere superata: esiste una normativa, la legge 203 del 2012 che dichiara che dal momento in cui c’è una denuncia le ricerche si devono immediatamente attivare. Proprio perché  le prime 48 ore sono determinanti ai fini di dare una risposta alla scomparsa.

In America esiste il NAme us (National Missing and unidientified persons system)il sistema che raccoglie tutti i dati degli scomparsi. Qual è la situazione in Italia?

Anche in Italia esiste ormai da tempo il commissario straordinario per le persone scomparse, che due volte l’anno pubblica una relazione semestrale e fotografa  la situazione nel mondo  degli scomparsi. L’ultimo report  parla quasi di 55.000 scomparsi in Italia totale dal 1974 ad oggi. Molti sono giovanissimi  e c’è purtroppo il triste fenomeno dei minori non accompagnati. Sono intorno a 9.000 le persone di nazionalità italiana scomparse dal 1974 ad oggi.

Qual è il caso al quale si è sentito più vicino, tra quelli raccontati nel libro?

Sono tutti casi particolari, ma mi ha colpito soprattutto quello di Roberta Ragusa, figlia unica e  senza  i genitori. Una donna che  è scomparsa nella stessa notte in cui ci fu la tragedia della nave Concordia, quindi il suo caso ha avuto nell’immediato poco clamore . La Ragusa è una madre   di  due figli che nonostante tutto continuano a vivere in famiglia  e  un  marito che è stato condannato in primo e secondo grado  a 20 anni di carcere per omicidio e distruzione di cadavere nei confronti della moglie.  Una vicenda che mi ha fatto riflettere sui rapporti familiari e su quelle che possono essere le sfortune della vita. Roberta Ragusa era una donna che amava la famiglia e che purtroppo, almeno secondo i giudici, ha trovato la morte proprio in famiglia.

Che cos’è la “mancanza ambigua”, l’assenza che diventa presenza di cui parla nel libro?

Nella casa degli scomparsi tutto porta alla presenza del soggetto scomparso, perché le case si cristallizzano, rimangono le case dove la presenza dello scomparso è molto forte. Mancanza ambigua significa  quindi mancanza fisica ma presenza psicologica che rende  molto difficile  per i familiari dello scomparso vivere in questo limbo.

Abbiamo 800 cadaveri non identificati in Italia, “ volti senza storia” come sono detti nell’ultimo capitolo di nella terra del Niente”.

E’ un altro aspetto del mondo della scomparsa, dove  generalmente ci si ritrova a cercare un corpo ma a conoscerne la storia. Nel caso dei cadaveri non identificati, che sono più di 800 negli obitori italiani, si cerca la storia, perché in questo caso abbiamo  il corpo: nel capitolo dove  parlo di questo aspetto porto all’attenzione la storia di una ragazza scomparsa nel 2003, il cui cadavere venne ritrovato nel 2006 ma soltanto nel 2017 si è riusciti a far combaciare  la storia di questa ragazza con quel corpo. Ho cercato di far   capire che nel mondo degli scomparsi c’è anche questo ulteriore segmento doloroso.

Lei ha paragonato nel libro la storia degli scomparsi e delle loro famiglie all’orologio della stazione della strage di Bologna.

Quello scoppio che ha cristallizzato quell’ora, che è rimasto negli occhi di tutti, alle 10, 25, è lo stesso scoppio che avviene quando un familiare apprende della scomparsa di un proprio caro. La vita si ferma, si cristallizza, il tempo diventa vuoto:  io lo chiamo “il tempo senza tempo degli scomparsi” inizia da qui  questo percorso veramente doloroso. Alcune famiglie riescono a chiudere questo capitolo,  o  perché il loro familiare  viene ritrovato vivo o perché si ritrova un cadavere, e in tal caso  c’è la possibilità dell’elaborazione del lutto, altri invece continuano a cercare per tutta la vita una risposta:  è  la storia di  un familiare che parlava di una scomparsa di oltre 30 anni fa.  Questo è “il tempo senza tempo” e da qui il paragone con il grande orologio della strage di Bologna di cui lo scoppio ha fermato il tempo.