Da Macerata verso il futuro: racconto di un’Italia che sembra ritornare al suo passato grottesco

“È tempo di parlare e di definire chiaramente ciò che sta succedendo”

I fatti avvenuti a Macerata il 3 febbraio scorso hanno assunto forme mediatiche incredibili. Sarebbe potuta essere una buona opportunità per denunciare apertamente la piega inesorabile che il nostro paese sta prendendo tra xenofobia e fascismo. Ma, da una parte, sembra ormai sempre più chiaro che l’argomento fascismo in Italia sia passato da tabù fortemente osteggiato a fenomeno tollerato e perfino fomentato da alcuni esponenti politici e da una fetta della popolazione stessa, ricevendo delle volte anche condizioni e situazioni privilegiate, quasi fosse l’ideologia o la tradizione di una minoranza da tutelare e proteggere. Si veda per tutte il recente caso di Pavia, in cui è stato negato l’accesso a colleghi giornalisti nella piazza in cui si stava tenendo la cerimonia di commemorazione delle vittime delle foibe.

 D’altra parte, probabilmente a causa del momento di campagna elettorale e della presenza nei vari partiti politici di maggioranza di soggetti vicino all’ideologia (o comunque non del tutto antagonisti alla stessa), l’attentato di sabato 3 febbraio è stato descritto vagamente come l’atto di un folle, quasi che fosse in pieno delirio psicotico, non conscio dell’azione che stava compiendo né delle reali motivazioni che lo hanno determinato. A destra e a “sinistra” si è parlato di una strage compiuta da uno squilibrato; qualche esponente di estrema destra ha ricercato giustificazioni nella forte pressione migratoria e di irregolari (i numeri invece ci parlano di una tendenza al ribasso rispetto al periodo 2011-2017) e nella sicurezza degli italiani di fronte ai fenomeni di criminalità da parte degli stranieri (anche qui, dati alla mano, non c’è assolutamente alcun nesso reale); qualche testata giornalistica ha anche proposto storie intrise di romanticismo in cui italiani (quasi ad evidenziarne la componente bianca e buonista del termine) avrebbero potuto evitare l’omicidio di Pamela così da contrastare le terribili azioni dell’ “uomo nero”. Tra i maggiori partiti, l’unico esponente ad aver dato una definizione esatta e determinata degli eventi, non sotto poche pressioni e specificando di esprimere solamente la propria opinione personale e apartitica, è stato l’on. Di Battista. Durante la trasmissione “che tempo che fa” di domenica 11 febbraio, Di Battista ha definito infatti gli accadimenti del 3 febbraio come un attentato e un atto di matrice fascista. Poi l’argomento è stato facilmente liquidato anche per mancanza di volontà di strumentalizzare un evento utilizzato da tutti gli altri partiti per attirare consensi e voti.

Ma non si tratta qui di parlare di elezioni. Si, il momento delicato può suggerire prudenza a un politico, ma non ad un essere umano. Perché i fatti avvenuti a Macerata sono gravi e vanno definiti con il loro vero nome e calati in un determinato contesto, altrimenti si rischia di far passare sotto silenzio certi crimini e di favorire ancora di più l’ascesa dell’ideologia fascista. L’uscita del film “Sono tornato” che narra le vicende di un ritorno di Mussolini ai giorni nostri (ricalcando pedissequamente il film su Hitler del 2014 “Lui è tornato”) entra a gamba tesa in questo momento storico. Fa riflettere sulla semplicità con cui un dittatore nazionalista e fascista possa riprendere il potere in Italia ai nostri giorni, fomentando un popolo stanco ed dimentico del proprio passato, calandosi con sorprendente attualità nel nostro presente e nella politica odierna. Infatti, con l’adesione del M5S, tutti i maggiori partiti politici sono concordi sulla linea “zero immigrazione” (molto simile alla politica australiana del “No Way – You will not make Australia home”), poiché gira voce che lo straniero è il vero pericolo numero uno dell’Italia e la ragione di ogni suo tipo di sofferenza ; Salvini inneggia a ridare il paese agli italiani, “come ce l’avevano lasciato i nostri nonni”, quegli stessi nonni partigiani che se sapessero chi sta correndo per la guida del paese si rivolterebbero nelle tombe; CasaPound sostiene con striscioni e slogan (ben oltre il limite, semmai ne esistesse uno, di apologia) l’eroe Traini e ha proposto di pagargli le spese legali per il processo; gli stranieri continuano ad essere definiti semplicisticamente “migranti” o “immigrati” a livello mediatico e considerati come meri numeri. Il 3 febbraio infatti sono stati colpiti dai colpi di pistola 6 immigrati senza nome né storia né dignità. Si chiamano Jennifer, Gideon, Wilson, Omar, Festus e Mahmadou. Quest’ultimo è stato ricoverato in rianimazione per le ferite subite durante l’attentato. Ma nessuno ha parlato o scritto di loro. È più importante e rilevante concentrarsi sul migrante che ha commesso un crimine. In fondo loro sono soltanto degli immigrati, non sono esseri umani come noi. E poi, interpretando le parole di un cavaliere che torna alla ribalta dopo 10 anni per restituirci le sue idee e programmi profumati di naftalina di 20 anni fa, di sicuro sarebbero diventati, o probabilmente già erano, dei criminali come tutti gli altri.

Basta, è tempo di fermare questa ondata di intolleranza e xenofobia. Bisogna ribellarsi al ritorno dei vecchi schemi di odio, di emarginazione e di fomento dell’italianità come unico parametro di perfezione e correttezza. Abbiamo bisogno delle diversità e dell’apporto di tutti per crescere e migliorare veramente. Non abbiamo bisogno del fascismo. Perché il fascismo può tornare eccome. Ignorandolo o descrivendolo come vecchia ideologia non più attuabile si fa il suo gioco e quello dei suoi attori. Il nostro paese può tornare al fascismo, bisogna riconoscerlo oggi più che mai. È il popolo che non deve volerlo più.

Spaventa veramente tanto l’ondata dei flussi migratori in Italia? A me personalmente spaventa di più il flusso incessante e distruttivo dei movimenti fascisti che stanno attraversando il nostro paese.

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