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Salute. L’oftalmologia italiana lancia l’allarme

Roma, 13 dicembre 2021 – La pandemia ha fermato le attività sanitarie ordinarie, lasciando dietro di sé milioni di prestazioni oculistiche ambulatoriali e di interventi che debbono essere recuperati e che hanno contribuito a disegnare un quadro economico sanitario devastato. I dati sulle liste d’attesa sono allarmanti: oltre 140 mila prestazioni ambulatoriali non eseguite e 750mila ricoveri programmati respinti come non urgenti. Nel 2020 sono stati eseguiti circa 250mila interventi contro i 650mila del 2019. E se le terapie per le maculopatie erano già garantite solo al 30% delle persone che ne avevano bisogno, oggi questa copertura si è ulteriormente ridotta al 10%. Vuol dire che il 90% di chi necessita di una terapia per la maculopatia, non la riceve e potrebbe restare cieco.

Ne parliamo con Matteo Piovella, Presidente della Società Oftalmologica Italiana [1] S.O.I.

Nel corso del 18^ congresso che si è svolto a Roma lo scorso luglio [2], SOI ha lanciato l’allarme sulle specialità mediche e chirurgiche di tipo elettivo (“elettivo” è un intervento non urgente, non salvavita pertanto programmabile ndr) e quindi non prioritario che, rispetto all’emergenza Covid, erano rimaste indietro. Tra queste l’oftalmologia. È cambiato qualcosa in questi mesi?
No la situazione è peggiorata. Dopo un devastante 2020 che ha visto ridurre del 50% il numero delle visite oculistiche e degli interventi chirurgici oculistici il rispetto del distanziamento e l’impossibilità di creare assembramenti, ha permesso per i pochi che sono tornati a regime come nel 2019, ad arrivare solo al 70% di quanto normalmente eseguito. Questo ovviamente non permette di recuperare le impressionanti liste d’attesa accumulate per tutto il 2020, ma ne crea ulteriori per la percentuale del 30% in meno rispetto ai tempi pre Covid.


Il settore privato è stato in grado di assorbire la domanda di prestazioni che il pubblico non ha potuto garantire?
Assolutamente no. Il pubblico e il privato convenzionato (che è la stessa cosa avendo gli stessi soldi) effettuano oltre il 50% delle visite oculistiche e l’85% degli interventi chirurgici. Il privato reale con pagamento da parte del paziente effettua solo il 15% degli interventi chirurgici.
Il privato non può erogare le terapie intravitreali che sono appannaggio dei centri ospedalieri d’eccellenza (che nel nostro ordinamento non esistono) è questo oggi da come risultato un 70% dei pazienti affetti da maculopatia che può portare alla cecità e che non hanno accesso alle cure. L’Italia è l’unico Paese al mondo in questa situazione.

Quali sono le patologie rimaste indietro che vi preoccupano maggiormente?
Chirurgia della cataratta, della retina del glaucoma terapie intravitreali per la cura della maculopatia. Ma soprattutto le visite oculistiche specialistiche oggi vengono ancora effettuate negli ospedali con organizzazioni antiche: spezzettate in più parti, con esami diagnostici non contestuali che obbligano a lunghe attese senza poter erogare una prestazione di livello come avviene in tutti gli altri Paesi Europei. Siamo passati dal primo all’ultimo posto in Europa in soli 5 anni.

Le iniezioni intravitreali consentono di introdurre un farmaco nella cavità oculare interna riempita dal corpo vitreo. La terapia iniettiva deve essere ripetuta nel tempo poiché non è di per sé risolutiva. Tuttavia consente di evitare gravi degenerazioni della patologia oculare di cui è affetto il paziente. Il numero delle iniezioni è però ulteriormente diminuito nel corso del 2020 arrivando a solo 100.00


Dai dati riportati, vediamo che anche prima della crisi pandemica le terapie per le maculopatie erano garantite solo al 30% delle persone che ne avevano bisogno. Quali erano le difficoltà di allora, ed oggi come potrebbero essere superate?
Le direttive di AIFA che fin dal 2014 hanno limitato le terapie ai soli ospedali sede di fantomatici centri di eccellenza mai identificati dal Ministero della salute. Questo permette solo a 200 dei 7000 medici oculisti italiani di poter prescrivere ed erogare la terapia. Risultato: al 2019 in Inghilterra si sono effettuate un milione di iniezioni ogni anno, in Francia un milione e cinquantamila, in Germania un milione e centomila e in Italia solo 300.000. Nel 2020 tutti Paesi hanno avuto una riduzione del 60% e l’Italia è precipitata a solo 100.000 iniezioni effettuate quindi al 10%.


In quale misura l’oftalmologia usufruisce degli investimenti collegati al PNRR? Si riusciranno a rinnovare le attrezzature, sviluppare progetti collegati alla digitalizzazione che assorbe il 27 per cento delle risorse complessive, telemedicina in primis?
L’oftalmologia non può usufruire degli investimenti collegati al PNRR in quanto assistenza sanitaria di tipo elettivo, quindi non prioritario e per questo passa in coda a tutte le richieste di tutte le altre specialità. Ribadisco che questo impedisce di accedere ai fondi del PNRR. Situazione estesa alle prestazioni ambulatoriali, anche loro non considerate salvavita, e quindi non degne di attenzione a causa di un errore valutativo della politica. La telemedicina non è applicabile in oculistica. Prima è necessario costituire l’acquisto delle tecnologie innovative che negli ospedali italiani sono presenti solo nel 1% del totale. Un vero dramma che nessuno sa come gestire e affrontare.


Lato turn over generazionale, che possibilità hanno i giovani medici di accedere alle specializzazioni oftalmologiche? Molti settori medici lanciano l’allarme collegato ai pensionamenti e alla mancanza di nuove leve.
La situazione e molto simile per tutte l specialità. All’inizio degli anni 80 l’accesso alla specialità era consentito a 25 specializzandi per anno in ogni università italiana sede di cattedra di oculistica. Subito dopo questo limite è stato portato a 4 per anno. Questo ha comportato che il 70 % dei medici oculisti italiani ha superato i 65 anni. I medici oculisti fino a 40 anni sono solo il 20% del totale. Occorrerebbe un riequilibrio dei numeri che nei Paesi Europei è sempre stato gestito a livello digitale su base annuale aprendo l’accesso a un numero di medici oculisti proporzionato e idoneo a soddisfare tutte le esigenze.


Ultima domanda, di rito in questo periodo. Esistono delle controindicazioni alla vaccinazione contro la Covid 19 per chi soffre di patologie collegate agli occhi?
La prima diagnosi al mondo di Covid 19 è stata effettuata da un medico oculista cinese di Wuhan per via della caratteristica congiuntivite monolaterale (che colpisce generalmente uno solo dei due occhi) che è tragicamente scomparso a causa del Covid. Detto questo, restando la congiuntivite un sintomo specifico nel 5% dei casi conclamati, ad oggi non sono riportati danni permanenti agli occhi da Covid 19 se ci si sottopone alle eventualmente necessarie terapie oculari.

Foto di copertina: Brands&People [3] on Unsplash [4]

Foto dell’articolo: Marta Tersigni