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Salute. Triplicati gli specializzandi in malattie dell’apparato respiratorio



Roma, 4 dicembre 2021 – Triplicati. Sono circa un migliaio i giovani specializzandi che hanno deciso negli ultimi due anni di dedicarsi alle malattie del sistema respiratorio. È per questo che la S.I.P./I.R.S. Società Italiana di Pneumologia/Italian Respiratory Society [1] ha dato vita ad un nuovo format congressuale, in parte in presenza a Roma e in parte da remoto, dedicato proprio agli specializzanti e dal titolo molto efficace “Next generation. Pneumologi di domani a confronto”. Per una volta con next generation non si allude alla poderosa misura finanziaria dell’Unione Europea a sostegno dei Paesi Membri intenti ad uscire dalla crisi pandemica, ma ci si riferisce proprio al suo significato letterale: la nuova generazione di medici pneumologi.

L’esperienza del Covid-19 ha suscitato nuovo e crescente interesse per il valore della salute respiratoria. Allo stesso tempo, ha avuto modo di conoscere l’importante sviluppo clinico e scientifico della pneumologia. Il riconoscimento del valore della disciplina nell’ambito del sistema sanitario italiano è testimoniato dall’attuale numero dei medici in formazione. Gli specializzandi in malattie dell’apparato respiratorio negli ultimi 2 anni sono triplicati, passando da alcune centinaia a circa un migliaio. E per fortuna, perché ancora in queste settimane gli pneumologi sono in prima linea per contenere l’emergenza Covid-19. Oltre la fase più acuta della manifestazione del virus, infatti, si è aggiunta una mole importante di pazienti cronici che, in fase post Covid-19, sviluppano fibrosi polmonare e sintomatologie da long-Covid.

L’immagine coordinata del congresso SIP/IRS


“Il SIP/IRS Next Generation è il risultato di due anni di lavoro svolto in seno alla Società Italiana di Pneumologia, finalizzato ad accrescere la presenza, la partecipazione e la consapevolezza di specializzandi e giovani specialisti all’interno della vita della nostra società scientifica – conferma il dottor Francesco Lombardi, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e referente scientifico del congresso –. Negli ultimi anni, anche a seguito del COVID-19, la pneumologia ha visto crescere il proprio ruolo all’interno degli ospedali e del sistema sanitario nazionale. Questa crescita è stata accompagnata dal riconoscimento delle istituzioni, in particolare abbiamo visto triplicare – cosa mai successa prima – il numero delle borse per i medici in formazione in malattie dell’apparato respiratorio. La nostra disciplina ha quindi ricevuto una energica iniezione di forze nuove per nuove sfide infrastrutturali, formative e lavorative. Il SIP/IRS Next Generation è il primo congresso che vede una componente maggioritaria di giovani specialisti e specializzandi, che ho il piacere di rappresentare nel direttivo della società”.

Ma a che punto siamo in Italia nel trattamento delle malattie respiratorie?

“La recente esperienza della pandemia Covid – spiega il professor Carlo Vancheri dell’Università di Catania, referente scientifico del congresso e prossimo presidente di SIP/IRS – ha mostrato in modo inequivocabile la necessità del trattamento dell’insufficienza respiratoria, patologia che non riguarda solo i pazienti affetti da Covid. Ce ne sono altre che portano ad una insufficienza d’organo e ad una grave difficoltà respiratoria che in molti casi deve essere trattato con l’ausilio di ventilatori. Si tratta di macchine che supportano la respirazione del paziente nel momento critico quando i polmoni non riescono a funzionare autonomamente. Da qui la necessità che i reparti di pneumologia siano dotati di letti e attrezzature adatte per poter supportare questi pazienti in grave difficoltà e la necessità di avere delle terapie semi intensive respiratorie dedicate a queste situazioni.
Purtroppo la situazione al momento è a macchia di leopardo in Italia. Ci sono zone in cui si rileva una buona dotazione di terapie semintensive respiratorie e altre dove ci sono carenze che negli ultimi mesi si sta cercando di ricoprire. Bisogna dire che negli ultimi mesi i posti sono aumentati ma credo che le necessità siano molto più ampie”.

Proprio per questo il congresso è l’occasione per lanciare una richiesta alle istituzioni: l’esperienza pandemica ha certamente messo la pneumologia al centro della salute del cittadino e, allora, perché non inserire la pneumologia tra le specialità mediche necessarie per accreditare un ospedale, oltre la cardiologia – ad esempio – ed altre specialità considerate indispensabili?

E la telemedicina, può essere applicata anche alla pneumologia? 

Non esiste una sola telemedicina: ogni percorso di monitoraggio è specifico per patologia e per la natura del paziente ma è sempre orientato a ridurre significativamente l’ospedalizzazione – precisa il dottor Francesco Lombardi – In rapporto al Covid-19, per noi pneumologi il telemonitoraggio può essere molto “stretto” misurando la saturazione arteriosa, con strumenti in collegamento bluetooth, a quei pazienti appena contagiati e che potrebbero peggiorare improvvisamente. Di sicuro, in questo periodo pandemico, l’assistenza sanitaria a distanza rappresenta per noi una grande opportunità per seguire e curare tutti quei pazienti affetti da patologie respiratorie non Covid-19”.  

Foto: Ufficio stampa SIP/IRS