Caso Diciotti, inizia la strada verso il voto del 21 febbraio sull’autorizzazione a procedere

Alle 8.30 del 7 febbraio, riunita la Giunta per le immunità del Senato per ricevere le memorie di Salvini

Roma, 7 febbraio 2019 – Oggi ha inizio il percorso che porterà alla decisione della Giunta per le immunità del Senato sull’immunità per il Ministro Salvini sul caso Diciotti, il prossimo 21 o 22 febbraio. Ancora non si sa quante sedute e convocazioni saranno organizzate dal Presidente della Giunta, Maurizio Gasparri. Per ora ciò che è certo è che la riunione di stamattina verterà solamente sulla ricezione delle memorie difensive del Ministro dell’Interno e che il Movimento 5 stelle continua una crisi interna profonda. Infatti ancora non è stata scelta una linea da professare ai senatori pentastellati. Sono state numerose le ipotesi di decisione unanime, tra cui la consultazione online, ma per il momento non è ancora emerso nulla e niente esclude una votazione difforme tra i senatori M5s.

A margine della cronaca pura, è interessante richiamare le memorie presentate dal Ministro dell’Interno. Egli infatti cita numerose lettere e accordi informali con i capi di governo dell’UE. La sua sintesi per esempio giustifica le azioni intraprese richiamando discussioni concernenti la volontà di redistribuire i richiedenti asilo, limitate al piano puramente teorico e non vincolante: “Al centro della discussione politica e internazionale la questione della redistribuzione dei migranti tra i vari paesi europei rappresenta il punto di partenza e di arrivo di ogni atto compiuto dal ministro dell’Interno in accordo con gli altri componenti del governo”. Richiama inoltre una lettera inviata dal Premier Conte in cui si leggerebbe che “Sin dal 14/7/2018 il governo italiano ha indirizzato una missiva, a firma del premier ai vertici dell’Ue, richiamando gli esiti del Consiglio Europeo del 28/6/2018, in modo da definire le modalità di redistribuzione dei migranti”. Tale missiva giustificherebbe gli atti intrapresi dal Ministro dell’Interno, poiché specificherebbe che tutto il Governo era d’accordo con la linea di chiusura dei porti decisa da Salvini. Infatti si legge sempre nelle memorie che Conte richiedeva l’adeguamento dei Paesi dell’Unione alla non esclusività del porto di sbarco italiano. Infine viene ritenuta la decisione intrapresa da Salvini, e quindi dal Governo, come “una prassi consolidata a livello di consuetudine”.

Sono numerosi i punti critici in questo breve scorcio delle memorie difensive del Ministro dell’Interno. Innanzitutto emerge finalmente l’inadeguatezza dei parlamentari europei leghisti che non sono stati in grado di far sentire la propria voce in Europa, letteralmente: infatti non si sono mai presentati alle riunioni sulle modifiche al Regolamento Dublino III che avrebbe modificato la clausola del porto di primo sbarco come territorialmente competente ad esaminare le domande di asilo. In poche parole ciò che ha creato il “problema migranti” esacerbato da Salvini, lo stesso che lo ha portato a “vincere” le elezioni dell’anno scorso. Però tale inadeguatezza viene comunque sfruttata dal Salvini per giustificare le proprie azioni. Infatti a quanto pare non è necessario stipulare un accordo internazionale, ma sono sufficienti delle lettere per far valere un diritto, quello degli italiani, che tanto predica.

Inoltre, e soprattutto, il Ministro dell’Interno continua a sbagliare il focus del discorso. Si dice che chi sa di avere torto cerca insistentemente di cambiare discorso, ma qui arriviamo alla fiera del ridicolo. Prima cita la riunione del Consiglio Europeo sulla redistribuzione dei migranti (che non concerne la chiusura di alcun porto, ma appunto la redistribuzione di persone già approdate in un paese). Successivamente richiama una semplice richiesta del Primo ministro italiano al non rendere il porto italiano l’unico porto disponibile (sempre non rilevante riguardo alla chiusura di un porto e l’impossibilità di far sbarcare persone). Infine conclude magistralmente ritenendo la sua decisione “una prassi consolidata a livello di consuetudine”. Una “supercazzola” insomma, perdonate il termine. Soprattutto costatando che una consuetudine, se anche potesse parlarsi di qualcosa di simile, non si formerebbe dopo 3 mesi di governo.

Per concludere, si sta rischiando di fuorviare la realtà per l’ennesima volta. Un paese preso in giro da un uomo politico che si è ridotto a tutto pur di non affrontare ciò che ha sempre ritenuto come “una medaglia”! Un processo per aver chiuso i porti come direbbe lui. Peccato, e questo punto è sempre importante sottolinearlo, non si tratta di una “semplice” chiusura dei porti. Si tratta invece di sequestro di persona aggravato e nel pieno delle proprie funzioni istituzionali. Fattispecie diversa e molto più grave di reato.

In fin dei conti qualcosa di buono però c’è. È venuto fuori il vero Salvini, l’anima di questo uomo politico. Da sempre in campo per l’Italia, adesso che si trova in pericolo di perdere la sua poltrona ha capito bene cosa deve fare: prima il mio interesse, altro che “prima gli italiani”!

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