Le immagini del documentario diffuso da fonti appartenenti all’Isis, ieri 16 marzo 2015, stanno facendo il giro del mondo. Una grande croce di metallo “abbattuta” dai miliziani sulla cupola di una chiesa di Mosul da poco bombardata, è la prima di una serie di foto diffuse. Il cielo azzurro, immacolato, di quella che era un tempo la “culla delle civiltà” contrasta con la barbarie che oggi questa terra sta vivendo.
Un’altra foto mostra un ragazzo molto giovane, con bandana verde e occhiali, intento a rimuovere una seconda croce sulla cima del campanile e poi un uomo in tenuta grigia immortalato in una foga animalesca mentre prende “a mazzate” la statua, antichissima, di San Giorgio che uccide il drago. Simboli, certo, simboli di un Occidente che giorno dopo giorno i miliziani del califfato nero pensano di rimuovere distruggendo ciò che è più visibile.
Le foto successive mostrano un giovane che copre la scritta in arabo incisa su una targa attraverso una bomboletta di vernice blu: “Santa Maria donaci la grazia della pace in Iraq”, si leggeva. Dopo ancora lo stesso folle miliziano tenta di cancellare una croce scolpita sul muro con una mazza. In questi mesi abbiamo visto di tutto, purtroppo, rassegnandoci a quella che ormai possiamo definire come un ritorno al medioevo (per quei popoli e per quelle aree) nella sua accezione più negativa. Dopo i numerosi video dei prigionieri uccisi in massa, degli ostaggi stranieri e dei curdi decapitati, dopo le immagini dei siti archeologici distrutti, dei musei devastati adesso tocca ai simboli della cristianità, chiese e monumenti dell’antica cultura cristiana.
Una vergogna.
I cineasti dell’Isis hanno quindi diffuso, in modo molto sadico, sui loro siti le foto dell’ennesima dissacrazione perpetrata ai danni della chiesa di San Giorgio a Mosul ma in realtà già dalla scorsa estate i luoghi di culto sono presi, sistematicamente, di mira. Abitazioni, cimiteri, scuole e tutti gli edifici che portano anche solo un simbolo della cristianità.
In questa orrifica campagna fotografica in rete è da segnalare la distruzione della tomba di Saddam Hussein presso il villaggio di Al Awja a nei dintorni di Tikrit, anche se fonti certe affermano che i responsabili siano da cercare tra le milizie sciite alleate all’Iran. Le tribù locali, intanto, rassicurano che i resti di Saddam sono stati nascosti in una località segreta dalla famiglia nello scorso giugno.