STEVEN SOTLOFF, IL SECONDO GIORNALISTA AMERICANO TRUCIDAMENTE DECAPITATO DAL BOIA DELLA JIHAD

“Steven era un uomo segnato” scriveva qualche giorno fa il sito web statunitense Daily Beast, prima della sua orrenda morte. Steven Sotloff era nato l’11 maggio 1983 a Miami da una famiglia di origine ebraica scampata all’olocausto, era sempre vissuto in Florida dove si era laureato in giornalismo alla University of Central. Per diversi anni era stato giornalista free-lance scrivendo per Christian Science,Time, Foreign, ed era particolarmente attratto dal mondo islamico.
Il 4 agosto del 2013 entrando in Siria attraverso il confine turco, viene rapito ad Aleppo, probabilmente perché al seguito di Karam,una guida, definita bruciata , cioè con identità già nota ai servizi dello Stato islamico, rivelata casualmente da un giornalista canadese al suo ingresso in territorio siriano, a cui quel giorno si affiancò Steven, che venne sequestrato.
Epilogo del sequestro di un anno fa, prigioniero insieme ad James Foley, Steven Sotloff, viene
orrendamente decapitato, da un boia dall’accento britannico al servizio dell’Isis.
I genitori del giornalista barbaramente decapitato avevano avviato una petizione on line sul sito della Casa Bianca, in nome della vita di Steven oltre all’appello che la mamma, una decina di giorni fa aveva lanciato per la salvezza del figlio al Califfo Abu Bakr al-Baghdadi al Quraishi,.. SALVALO.. e al presidente degli Sati Uniti Barak Obama.
E con Steven Sotloff sono due i reporter americani trucidamente assassinati, forse, da una analisi fatta sul video trasmesso il 19 agosto, nello stesso giorno.
“Sono sicuro che ormai sappiate chi sono e perché appaio davanti a voi.. pago il prezzo degli attacchi di Obama in Siria.. dice su imposizione, flebilmente e con rassegnazione Sotloff,in ginocchio nel deserto, poco prima della sua morte, sovrastato dalla nera figura del boia della Jihad, che sembrerebbe dal timbro della voce essere stato identificato nel terrorista egiziano dai tanti nomi, vissuto a Londra, all’ombra del padre terrorista di Al-Qaida. “Obama, sono tornato….per la tua arrogante politica estera con l’Isis, dice il soldato di Allah..I nostri coltelli continueranno a colpire il collo della tua gente, come i tuoi missili continueranno a colpire il nostro popolo..”.
Oltre alla minaccia dell’Isis di un prossima vittima questa volta inglese, l’altra vicenda che lascia col fiato sospeso, è la sorte di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti italiane rapite il 31 luglio scorso, sempre ad Aleppo, su cui non vi è certezza, se siano cadute nella rete dell’Is, ma si teme per la loro vita.
Ci si aspetta dagli Stati Uniti una strategia politica energica e decisa, che intervenga a bloccare atti criminosi e operazioni di pulizia etnica, così come definiti da Amnesty International, che hanno disgustato e raccapricciato il mondo intero.

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