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L’incontro di Stefania Romito con ‘L’anima poetica di Pierfranco Bruni. Antropologo del sentimento’, nel libro della scrittrice

Ricordo con profonda commozione il momento in cui ho “incontrato” i versi di Pierfranco Bruni.
Sì, perché si è trattato di un vero e proprio incontro. Uno di quegli incontri che danno un senso al nostro intero percorso esistenziale.
I suoi versi mi hanno catturata fin dal primo istante, per non lasciarmi più.
Ma perché il suo stile poetico è così particolare?
Non credo di sbagliarmi nel definire Pierfranco Bruni uno tra i più straordinari “evoluzionisti poetici”. Egli accoglie e “raccoglie” tutto ciò che di più prezioso è contenuto all’interno
della poesia classica per interiorizzarlo e innovarlo attraverso la creazione di componimenti dotati di una grandissima raffinatezza e ricercatezza stilistica. Componimenti che fanno vivere in colui che li legge un’esperienza unica e indimenticabile. Versi che si vivono leggendoli e che si leggono vivendoli. Noi tutti sappiamo quanto sia importante la conoscenza del passato. È un requisito essenziale per poter comprendere il senso della propria esistenza e per acquisire maggiore cognizione di chi siamo e del nostro ruolo nella società.

Pierfranco Bruni è del tutto consapevole del valore della tradizione come punto di riferimento imprescindibile per la sua sperimentazione poetica. Acquisire gli aspetti più significativi e suggestivi dal passato è un’azione necessaria per poter costruire versi in cui tradizione e innovazione si fondono in una poesia innovata dalla sua personale e peculiare creatività. Un’essenza poetica, la sua, di impareggiabile Bellezza ed Armonia. Ed è questo il motivo per cui i suoi versi hanno il potere di proiettarci in maniera sublime nel paradiso delle emozioni. La sua grande particolarità consiste, altresì, nell’accostamento di immagini fortemente contrastanti tra di loro:

«I gabbiani trasportano il vento con le ali da un’onda di mare a un soffio d’acqua».

Verso che possiede un’intensa carica immaginativa nel restituirci la seducente immagine di questi gabbiani che trasportano il vento con le loro ali da un qualcosa di immenso e maestoso, come un’onda di mare, a un qualcosa di infinitamente impalpabile ed evanescente come un soffio d’acqua. Contrasti poetici di grandissima potenzialità espressiva. Un altro aspetto peculiare, e oltremodo unico della sua poesia, è la presenza costante di significati multipli. Una particolarità di grande originalità.

Solitamente siamo abituati a identificare in un componimento poetico due, o al massimo, tre livelli di significato. In Pierfranco Bruni si parte da tre per arrivare anche a cinque significati. Qualità estremamente appagante non soltanto per il poeta, che in questo modo ha la possibilità di dare libero sfogo alla sua complessa creatività espressiva, ma anche per il lettore il quale, nel momento in cui crede di aver goduto di tutti i significati intrinseci, si rende conto che l’emozione continua poiché all’improvviso si palesa un ulteriore significato, ancora più entusiasmante di quello precedente, che a sua volta ne richiama un altro in una estasiante climax emozionale.

È come immergersi nelle profondità marine per rinvenire scavi preziosi. E proprio quando pensi di aver trovato lo scavo più importante, all’improvviso ne spunta un altro dietro al quale se ne nasconde un altro ancora dotato di una bellezza più sconvolgente. Perché gli scavi più straordinari sono quelli che si rinvengono in profondità e che necessitano di una maggior fatica e dedizione per il loro disvelamento.

Nelle poesie di Pierfranco Bruni avviene esattamente questo. L’immersione nella lettura dei suoi versi si trasforma ogni volta in un’entusiasmante esperienza nel mondo delle emozioni sommerse. Esistono diverse tipologie di poesie. Liriche connotate da un linguaggio estremamente ricercato, che rasenta ciò che io definisco l’“iperaulicità”. Una iperaulicità fine a se stessa nell’ambito di un contesto poetico che nasconde, sovente, una profonda fragilità del messaggio. Si tratta per lo più di sperimentazioni linguistiche volte ad imitare i grandi modelli del passato con la rilevante differenza che, nel loro caso, il messaggio è talmente denso di significato che l’utilizzo sapiente di un linguaggio adeguato ha come unica conseguenza quella di potenziarne l’effetto. Altri poeti, invece, scelgono di utilizzare un linguaggio semplice per veicolare messaggi estremamente significativi. Personalmente apprezzo molto questa tipologia di “cesellatori del verso” poiché il messaggio emozionale è in grado di giungere in maniera diretta. Credo che Pierfranco Bruni prenda le mosse da questa corrente di pensiero per innovarla con la sua grande carica di originalità tramite l’utilizzo di termini accessibili a tutti che impreziosisce di ulteriori significati. Il lettore, in questo modo, ha la sensazione di leggere versi dotati di una immediatezza emozionale salvo poi rendersi conto che l’emozione che si avverte nell’immediato costituisce soltanto la punta di un iceberg. L’incipit di una serie di prodigiose sensazioni ancora tutte da scoprire. E il componimento, soltanto all’apparenza diretto, diviene uno stimolatore continuo e costante di superlative emozioni che si snoda in un immaginario onirico che confluisce nell’apoteosi finale.

Questi e molti altri sono i motivi che mi inducono ad affermare con convinzione che la poesia di Pierfranco Bruni non è soltanto originale, inusuale, innovativa, rivoluzionaria ed evoluzionaria allo stesso tempo. È soprattutto un’esperienza di vita, un’antropologia dell’anima che si assapora e si interiorizza come tutte le più stupefacenti esperienze che rendono meravigliosa la nostra esistenza. Una poesia che si vive per amare e che si ama per vivere nella metafisica dei propri cuori.