GEORGE SMILEY, LA BELLA UMANITÀ DELLA SPIA PERFETTA

Il nuovo libro di Marco Ventura racconta l’anti-Bond che sa ascoltare con gli occhi. La ‘salamandra’ è l’icona di un mestiere che si vive sui confini

Il volto umano del simbolo di tutti gli 007, in una biografia che si intreccia con la penna da cui è stato portato in teatro operativo, proseguendo quel gioco di specchi che è zolfo e arte di John le Carré. Tutto questo e molto altro è il nuovo libro del giornalista Marco Ventura, George Smiley. La spia perfetta di John le Carré (Collana Segreti/18, editoreNuova Argos, Prefazione di Giampiero Massolo, pagine 296, € 10,00. Per info: https://www.dddsrl.it/). Si va dal ‘Tiro al piccione’ a ‘Bywater Street’, dalla ‘Chiamata per il morto’ a un ‘Un drink per tre’, passando per l’Abbazia, i mondi segreti del Circus, talpe e lampionai, fino all’adrenalina di Operazione Strega.L’agente che si pulisce gli occhiali con il lembo della cravatta è una “salamandra” che si adatta al contesto e regola i gradi del proprio sangue per finalizzare energie per l’azione. Una chiave per decrittare il personaggio sta nel ventesimo capitolo di Un delitto di classe, del 1962. Qui, nota Ventura, uscendo da un lungo silenzio, Smiley espone il proprio concetto di umanità: “Non si può ‘mai giudicare una persona’, dice. ‘Non c’è una verità valida per tutti gli uomini’, non esiste una regola alla quale confrontare ciascuno di noi”. Il suo fascino sta nell’avere uso di mondo ma in maniera discreta, prende la vena delle cose umane ma senza giudicarle, unita alla buona abitudine del mestiere: non fidarsi di nessuno.Malinconico e umile, forse un po’ solo, topo di biblioteca che sa leggere segnali bassi, resta inchiodato al dovere che ha scelto di servire e con una coerenza tutta sua versa nelle operazioni il sangue della Medusa che fa nascere rospi ma può anche guarire. Smiley è un uomo che realizza una scelta: decidere da che parte stare. Meno spaccone di Bond, più vero con i suoi dubbi e lotte, anche perché sa che “gli sminatori non hanno seconde chance” .

Un vero 007, scrive Le Carré, non è niente se ha perso la voglia di ascoltare. E Smiley “era il miglior ascoltatore di tutti”, laspia perfetta. Sapeva ascoltare con i suoi occhi assonnati, e “non si aspettava niente dai suoi simili, con l’unica eccezione della moglie Ann” che gli dona amore e dolore. Sa ascoltare e vedere, Smiley (gli agenti “ascoltano con gli occhi”) e sa che la prima regola è cercare sempre. Quando il freddo arriva si stringe il soprabito, un po’ per fasciare se stesso, nel suo spleen.Rifiuta la promozione e si imbarca a mezzanotte per un volo a Zurigo, per incontrare gli occhi di Ann, il demone dell’amore da cui non riesce a staccarsi. Eppure la donna che gli è nel sangue la perde (in uno dei loro dialoghi, la spia chiede alla moglie: “Chi sono io per te?” “La mia legge”. “E Bill Haydon?”, “La mia anarchia”, replica Ann) e in Cornovaglia il filo si spezzerà.Scrive nella Prefazione l’Ambasciatore Giampiero Massolo, già Direttore Generale del DIS: “Smiley è, all’apparenza, l’antieroe di un mondo che fu e che oggi ci sembra distante anni luce. Un mondo basato sulle certezze, sui blocchi, manicheisticamente diviso tra buoni per definizione e cattivi per definizione, nel quale era semplice scegliere da che parte stare e sentirsi in qualche modo nel giusto”. Oggi tutto è cambiato e la scacchiera pone in campo sfide diverse. Anche la minaccia è cambiata e così i sistemi per fronteggiarla nell’epoca del cyberspazio e dei Big Data. “Viene dunque da chiedersi – prosegue Massolo – ma in questo mondo così diverso da quello che fu, c’è ancora bisogno di Smiley? Il bel libro di Ventura ci dimostra di sì, e lo fa accompagnandoci in un viaggio alla scoperta delle pieghe più nascoste dell’anima dell’uomo prima ancora che dell’agente segreto. Smiley, infatti, non è solo post-ideologico. E’ anche umanista, intelligente, creativo, attento al dettaglio e consapevole del contesto, sintetico”. La curiosità del wanderer che si pone in viaggio di senso e la forza del fattore umano: “ Non a caso – rimarca Massolo – quelle di George Smiley restano ancora oggi le qualità irrinunciabili dell’intelligence officer, l’unico che può ancora riassumere in sé stesso il calore delle impressioni con la freddezza dei dati. L’unico che può restare se stesso pur dovendo indossare panni altrui. L’unico che può dare un contributo determinante ai governi aiutandoli a vedere nel buio”.Con i suoi panni a volte troppo grossi e inzuppati di pioggia, Smiley ha domande che continuano a nuotargli in bocca, innescando il meccanismo dei seguiti. Cavallo e tartaruga, velocità di comprensione e saggezza. Bisogna spalare carbone prima di trovare diamanti. C’è sempre un pensiero dietro un uomo che sceglie l’ombra. Una storia di umanità profonda anche per quei tenebrosi Arconti  che amano il bosso, la pianta dei labirinti e salgono la parete nord portando cucita sotto pelle una verità senza tempo: never look back.Vive Smiley, lotta con le sue armi per farlo. E vive il Servizio. Non si accolla dispiaceri altrui ma neanche è un piccolo dio in una scatola grigia: è nella storia, non si rifugia nella presunzione di essere soldato di un impero perduto. Sa che il suo mestiere è giocare sui limiti, tra Controllo e Karla, i cacciatori di scalpi e la cornetta di un telefono buttato giù per ricacciare in gola ricordi ed emozioni che non è abituato a portare al sole. Ma niente rimane uguale dopo le maree delle esperienze e il Muro con cui, un storia o nell’altra, tocca sempre fare i conti. La spietata virtù del principio realtà per cui è buona regola non mettere le mani in troppe acquasantiere.Ma il mondo delle spie, rimarca Ventura, “è disseminato di simboli e segnali che vanno interpretati, di quiz ed enigmi dalla cui soluzione può dipendere la vita e la morte, come nelle tragedie greche. Un gioco mortale sotto il cielo di Delfi, Londra o Berlino […] Nei cruciverba delle storie di spionaggio, le caselle sono botole che ingoiano i giocatori, se chi gioca non procede con astuzia e prudenza, senza mai abbassare la guardia”. Un giro di giostra che chiede molto equilibrio. Una partita a scacchi che dura tutta la vita.

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