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Myanmar, l’ambasciatore Sabatucci: qui è l’inferno ma attenti alle sanzioni

1 febbraio 2022 – Un anno dopo il golpe il Paese è più instabile che mai e l’economia è in caduta libera, con la metà della popolazione in una situazione di povertà grave e con centinaia di migliaia di profughi in cerca di rifugio”. Comincia da qui Ranieri Sabatucci, ambasciatore dell’Unione europea in Myanmar, In una intervista con l’agenzia Dire nel primo anniversario dell’arresto della consigliera di Stato e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. A Yangon, dove si trova la rappresentanza dell’Ue, si è tenuto lo “sciopero del silenzio”: dalle dieci di mattina fino alle quattro del pomeriggio, le 11 in Italia, la popolazione è stata invitata a restare in casa e a disertare i luoghi di lavoro in segno di protesta contro la giunta militare che ha rovesciato il governo eletto guidato dalla Lega nazionale per la democrazia.Anche oggi Sabatucci è stato un testimone. “Lo ‘sciopero del silenzio’ simbolizza perfettamente la situazione del Paese” dice. “La stragrande maggioranza del popolo birmano ha dimostrato in maniera non-violenta ed eloquente la propria opposizione al regime dei militari”.Secondo l’ambasciatore, “prima o poi la giunta dovrà accettare la realtà e riconoscere che le cose non stanno andando come aveva previsto e che l’unica via di uscita dall’inferno nel quale è entrato il Paese è aprire un dialogo sincero con l’opposizione democratica, mediato e sostenuto dall’Onu e dall’Asean, l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico”.A preoccupare Sabatucci è anche il nodo delle sanzioni. “L’Ue le ha applicate in modo mirato per colpire i leader militari responsabili del golpe e i loro interessi economici”, sottolinea l’ambasciatore, “risparmiando il più possibile la popolazione civile già provata dalla crisi”. La tesi è che i progressi ottenuti dopo la riapertura internazionale del Myanmar, tra il 2015 e il 2021, non andrebbero cancellati. “Molte aziende italiane ed europee hanno investito ad esempio nel settore ‘Garment’, creando 100mila posti di lavoro all’anno, con standard lavorativi e ambientali superiori alla media a beneficio soprattutto di donne” ricorda Sabatucci. “La politica delle sanzioni Ue e più in generale dei Paesi occidentali ha cercato di preservare queste opportunità di impiego per tante persone che altrimenti finirebbero in condizioni drammatiche di povertà e perderebbero la possibilità di sostenere le loro famiglie”.Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, in Myanmar dal primo febbraio 2021 sono state commesse violazioni gravi e documentate, in particolare da parte delle “forze di sicurezza”. Le persone detenute in modo arbitrario, perlopiù per aver partecipato a manifestazioni di protesta o aver espresso la propria opposizione alla giunta, sarebbero state almeno 11.787. Più di 290 quelle morte in carcere, in molti casi probabilmente anche a seguito di torture.Oggi al termine dello “sciopero del silenzio” partecipanti alla protesta hanno applaudito o sbattuto pentole e padelle, un gesto con il quale tradizionalmente si esprime il desiderio di allontanare spiriti e demoni. Fonte Agenzia DIRE