Aleksey Navalny provoca ancora Vladimir Putin. Dal rientro in Russia, alla rivelazione della “reggia” donata come tangente

Ha fatto rientro in patria tre giorni fa il dissidente Aleksey Navalny che l’estate scorsa era stato avvelenato su un volo Tomsk – Mosca. Nonostante l’arresto immediato al suo arrivo a Mosca, l’oppositore continua a provocare il Cremlino con l’ultima inchiesta pubblicata sui suoi social, che denuncia il possedimento di una vastissima proprietà regalata a Putin come tangente.

L’attivista Aleksey Navalny ha sfidato il Cremlino facendo ritorno in Russia alcuni giorni fa, nonostante le ripetute minacce e i dieci anni di carcere che rischia. Al suo arrivo a Mosca ad attenderlo le forze dell’ordine, che lo hanno subito arrestato e condotto in cella e una schiera di sostenitori che si sono radunati al grido di “Liocha, siamo con te”.

Un caso, quello del più influente oppositore di Putin, che da mesi ormai sta scuotendo la Russia e mettendo a dura prova il Cremlino. Più volte preso di mira, nel 2017 era stato attaccato con uno spray tossico, nel luglio 2019 era in prigione quando denunciò di essere stato avvelenato, ma le autorità avevano replicato dicendo che si trattò di una reazione allergica, il leader oppositore infine l’estate scorsa ha lottato tra la vita e la morte, dopo essersi sentito male durante un volo Tomsk – Mosca. Una vicenda quest’ultima piuttosto controversa che ha subito fatto pensare a Putin come mandante, ritenendo il suo oppositore fin troppo scomodo e che avrebbe potuto compromettere le “sue” presidenziali. 

Tuttavia, dopo le cure tedesche,  Navalny è riuscito a riprendersi alla velocità della luce e, malgrado un ritorno in Russia si ritenesse impossibile, sta continuando a sfidare il presidente russo con continui attacchi e facendo infine rientro a Mosca tre giorni fa.

L’ultima provocazione? Direttamente dal carcere dove ora è costantemente sorvegliato, ha denunciato il possedimento di una reggia da parte del Cremlino: un palazzo, definito da Navalny una vera e propria città, 14 mila metri quadri sulle rive del Mar Nero, il luogo più sorvegliato di tutta la Russia e a quanto pare donato a Vladimir Putin come tangente. 

Dunque a quasi un anno dal suo avvelenamento il caso Navalny continua ad attirare l’attenzione del mondo intero, soprattutto dell’Unione Europea che non ha mancato di ammonire la Russia, per l’atteggiamento piuttosto ostile con cui sta affrontando la vicenda. Così infatti ha parlato Borrell “L’arresto in diretta televisiva di Navalny subito dopo il suo rientro a Mosca è un gesto inaccettabile tanto agli occhi dell’Europa che della comunità internazionale che crede nella tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali” ha poi proseguito dicendo che “condanniamo l’arresto di Navalny” e che “i suoi diritti devono essere rispettati e che la politicizzazione della giustizia è inaccettabile”. Pertanto obiettivo dell’Europa è quello di monitorare e pressare la Russia, affinché si indaghi su crimini come questi che da anni ormai la vedono protagonista, ma che con troppa facilità vengono taciuti. 

D’altra parte Mosca si dichiara per niente intimidita dalle accuse europee e dalle sollecitazioni dei paesi stranieri, ma ribadisce come il caso del leader oppositore sia una vicenda interna alla Russia, e come tale verrà trattata, nonostante l’Unione Europea abbia già dichiarato che il prossimo 25 gennaio sottoporrà la questione al Consiglio affari esteri.

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