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In Libano finalmente si dimette il governo. Il nostro si pavoneggia con la vecchia idea del ponte sullo stretto

Sono molte le aree di crisi nel mondo, si aggravano tensioni e rivolte, le ultime in Libano, in Bielorussia e ad Hong Kong dove il centralismo di Pechino intende impedire ogni forma di critica e di senso, specie contro libertà di stampa e social. Cosa analoga avviene in  Bielorussia dove l’autoritario presidente imbroglia vergognosamente sul voto e vuole continuare a governare senza controlli e democrazia. Ad Hong Kong si strumentalizza la pandemia per impedire ogni forma di comunicazione e rinviare sine die il rinnovo del parlamento.

In questo contesto che ormai ci raccontano più o meno chiaramente giornali e tv, fa una certa impressione, anzi è abbastanza triste vedere il nostro presidente del Consiglio che rende omaggio in Puglia al paese del suo portavoce e  passeggia per strade e piazze con l ‘elegante compagna, figura sempre più indispensabile per i nostri leader come Salvini e Di Maio  e lanciare propagandisticamente la grande novità per il futuro del sud nella costruzione non più del ponte ma di un tunnel tra Calabria e Sicilia. Quella dell’attraversamento stabile è una suggestione ricorrente nella storia e pare però che solo i romani siano riusciti a mettere in acqua un traballante ponte di barche che ebbe tra onde, venti e correnti, breve durata. Ma quello che colpisce va ben oltre la trovata propagandistica. L’impressione cioè di un presidente del Consiglio lui si a corto di idee e di progetti ma bisognoso ancora di più di farsi propaganda e riaffermare un ruolo sostanzialmente in crisi. La sua forza è paradossalmente la precarietà e il continuo litigio tra riottosi contraenti che gli consentono di esercitare quel ruolo di avvocato dei cittadini che senza un chiarimento di fondo morale e politico, prima ancora che causidico e opportunistico, sia capace di promuovere vera giustizia e vera legalità.

L’intero paese ne ha estremo bisogno, in ogni settore come dimostra lo scandaloso comportamento di 5 parlamentari e di migliaia di amministratori locali a proposito dei sussidi Covid. Su un tema siffatto il presidente del Consiglio non si è speso in alcun modo ed anzi lo ha volutamente ignorato, nonostante si tratti di questione etico civile primaria con implicazioni anche di tipo istituzionale. Tanto più in vista di un voto regionale e amministrativo a settembre unificato ad un referendum delicatissimo, senza quorum per la riduzione dei parlamentari. Ci sta dietro una demenziale e qualunquistica campagna di opinione pubblica anticasta, che tralascia superficialmente ogni considerazione sui rischi di indebolire ulteriormente le funzioni del parlamento in un sistema costituzionale che avrebbe bisogno di una seria riconsiderazione complessiva, tenendo conto in particolare dei periodici conflitti tra organi dello Stato e soprattutto tra politica e giustizia. L’ultimo caso è stato rappresentato dal voto in Senato sulla autorizzazione del processo a Salvini a proposito dei migranti. Del resto il presidente del Consiglio è stato sostenitore irresponsabile della cosiddetta “quota 100” e annuncia una sua riforma fiscale che può risultare pericolosissima per il futuro dell’Italia.                                   

I ritorni nella propria terra sono sempre una grande emozione un bel viaggio d’affetto tra parenti ed amici. Quelli di noi che da anni fanno i cronisti politici hanno addirittura seguito visite e viaggi di notabili democristiani e non solo. All’Italia intera non ne è venuta una conseguenza positiva e rischiamo oltre emozioni, parate e abbracci, di ripetere cose già viste. Senza quei frutti però che dai tempi di Garibaldi gli italiani si aspetterebbero.

(11 agosto 2020)

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Nuccio Fava, giornalista  professionista e politico italiano. È l’unico giornalista ad essere stato direttore del Tg1 e Tg3 RAI. 

Il suo impegno politico ha avuto inizio all’Università nelle file della Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista.

Nel 1967 ha cominciato la carriera alla RAI: dal 1987 al 1989 e dal 1996 al 1997 è stato direttore del TG1, mentre dal 1997 al 1998 ha ricoperto la direzione del TG3. È stato inoltre responsabile delle tribune politiche; quindi, nel 1996, ha condotto il confronto tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi in vista delle elezioni politiche.

Nel 1994 è stato coordinatore del Partito Popolare Italiano in Calabria.

Per le elezioni regionali calabresi del 2000, si candida alla presidenza della regione, a capo di una coalizione di centro-sinistra: viene però sconfitto da Giuseppe Chiaravalloti, sostenuto dalla Casa delle Libertà.

Nel 2003 aderisce all’Udeur, per il quale è candidato alle elezioni europee del 2004 (circoscrizione Italia Nord-occidentale); i risultati non sono tuttavia lusinghieri.Arriva poi alla direzione de Il Campanile nuovo, giornale di partito dell’Udeur, ma la collaborazione si interrompe nel 2005.

Dal 2007 è presidente della sezione italiana dell’Associazione Giornalisti Europei. L’8 settembre 2012 viene premiato per la sua attività e la sua passione civile nel corso del Premio Ilaria Alpi.

Nuccio Fava è sposato ed ha cinque figli.