“Dobbiamo resistere!”, così Assange mentre viene arrestato a Londra

La ''violazione delle norme di non intervento negli affari interni di altri paesi'' e le presunte diffamazioni nei confronti di Papa Francesco, avrebbero indotto il presidente dell’Ecuador Moreno alla revoca del diritto d'asilo presso l'Ambasciata ecuadorena a Londra concessa nel 2012 all'attivista australiano fondatore di WikiLeaks

12 aprile 2019 – Julian Assange è stato arrestato ieri dagli agenti in borghese di Scotland Yard che lo hanno portato via di peso dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra, il suo rifugio negli ultimi sette anni.

Il presidente dell’Ecuador Lenìn Moreno ha spiegato i motivi che lo hanno spinto a revocare l’asilo nei confronti dell’attivista australiano, parlando di “ripetute violazioni delle convenzioni internazionali e nella vita quotidiana”, di “comportamento scortese e aggressivo” e di “dichiarazioni ostili”.

Moreno ha aggiunto anche che le condizioni di salute di Assange erano motivo di preoccupazione e che l’esilio non può impedire un processo giudiziario. C’è chi dice però che a compromettere definitivamente il rapporto fra il padre di WikiLeaks e l’Ecuador siano stati i leaks contro il Vaticano. Moreno infatti ha detto che Assange ha violato le norme di non intervento negli affari interni di altri paesi, aggiungendo inoltre che il giornalista, pur agendo nell’ombra, è il responsabile delle recenti diffamazioni nei confronti di Papa Francesco.

Pare infine che durante la sua permanenza all’ambasciata Assange sia stato anche rimproverato per non pulire la sporcizia del suo gatto e così sul web imperversano le foto dell’ amico felino con tanto di cravatta ed espressione seria, una sfumatura ironica a una vicenda che di ironico ha ben poco.

Nell’ambasciata ecuadorena, Assange si trovava da sette anni, quando per non consegnarsi a Scotland Yard ed essere estradato in Svezia per rispondere alle accuse di stupro, si rifugiò  nell’ambasciata di Londra chiedendo asilo politico.  L’asilo gli fu concesso dall’allora presidente Rafael Correa che ritenne fondati i timori del fondatore di WikiLeaks, secondo cui l’estradizione in Svezia lo esponeva al rischio di un’altra estradizione negli Stati Uniti, dove a suo carico pende l’accusa per la diffusione di documenti top- secret del governo americano. Il nuovo presidente dell’Equador Lenín Moreno, fin dal momento della sua elezione nel 2017, aveva sempre dichiarato di voler rivedere la situazione di Assange e ieri  ha revocato le misure di protezione. 

Assange appare quasi irriconoscibile con i capelli lunghi e la barba bianca incolta. Urla frasi che incitano alla resistenza e alla mancanza di civiltà del Regno Unito. “We have resist! You have resist! Uk have resist!” esclama, mentre cercano di infilarlo a forza nel furgone e stringe al petto un libro di Gore Vidal dal titolo “History of The National Security State”.

La spy story che ormai va avanti da oltre dieci anni sembra essere giunta a un nuovo capitolo. Assange fondò WikiLeaks nel 2006 dando spazio a notizie e testimonianze circa abusi e illegalità commesse dai governi, in particolare quello americano. Nel 2010 furono pubblicate molte informazioni che documentavano abusi delle forze americane durante le guerra in Iraq e in Afghanistan, si trattò di una delle più grandi fughe di notizie. Particolare scalpore ha fatto un video che testimonia un assassinio risalente al 2007 a opera di due piloti americani nei confronti di almeno 12 civili iracheni, fra i quali anche un fotografo dell’agenzia Reuters.

Gli Stati Uniti accusano Assange di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale con l’aiuto dell’analista Cia Bradley Manning, ora Chelsea Manning, che fu condannata a 35 anni di carcere e poi graziata da Obama.  

Se Assange fosse riportato negli Stati Uniti potrebbero esserci novità anche riguardo al caso Russiagate, sebbene questo non rientri ufficialmente nella richiesta di estradizione. Tutti si chiedono infatti come egli sia entrato in possesso delle email incriminanti che riguardavano Hillary Clinton.

Donald Trump, che all’epoca disse di amare Assange per le rivelazioni sulla sua avversaria alle presidenziali, oggi invece appare molto più cauto affermando: “Non so nulla di WikiLeaks. So che c’è stato qualcosa che ha a che fare con Assange ma non ho un’opinione”. 

La portavoce del Ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova ha commentato così l’arresto di Assange: “Con questa decisione la mano della democrazia del Regno Unito strangola la libertà”.

Stampa Articolo Stampa Articolo