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“Non sono nata cancelliera”, così Angela Merkel dà inizio al suo lungo addio politico

Angela Merkel ha ricoperto il ruolo di Cancelliera della Repubblica Federale di Germania per 13 anni, mentre da 17 è alla guida del partito Cdu (Unione Cristiano-Democratica di Germania). È la cancelliera più longeva della storia della Germania e anche la prima donna a ricoprire questo ruolo. Per questo le sue dichiarazione di ieri in conferenza stampa hanno scatenato ben più di qualche sussurro in Germania, come d’altronde anche nel resto d’Europa. La cancelliera ha reso nota la sua decisione di non presentarsi nuovamente alla presidenza del partito in occasione del prossimo congresso del Cdu che si terrà ad Amburgo il 7 dicembre, ha inoltre dichiarato di non avere alcuna intenzione di ricandidarsi alle prossime elezioni politiche, che si terranno nel 2021.

Affermazioni che giungono a qualche ora di distanza appena dal risultato delle elezioni in Assia, dove il Cdu crolla rovinosamente perdendo oltre dieci punti percentuali e toccando il risultato più basso dal 1996. Come già in Baviera [1] due settimane prima, anche qui i Verdi trionfano mentre i Socialdemocratici risultano essere i veri grandi sconfitti. Preoccupante invece l’aumento del consenso incassato dal partito di estrema destra AfD (Alternative für Deutschland), che riesce a entrare per la prima volta nel parlamento dell’Assia, l’unico dei sedici stati federali da cui erano sempre rimasti esclusi, almeno fino a oggi.

Già nella serata di domenica, quando ancora i risultati erano provvisori ma certamente abbastanza scontati, ci si chiedeva se il tutto si sarebbe tradotto in un terremoto politico per il governo centrale di Berlino. Le dichiarazioni delle cancelliera dunque arrivano in un certo senso attese, ma senz’altro stupefacenti riguardo al loro contenuto.

“Come cancelliera ho la responsabilità di tutto, per quello che riesce e per quello che non riesce. È giunto il momento di aprire un nuovo capitolo: non mi ricandiderò come presidente della Cdu, questo quarto mandato è l’ultimo come cancelliera, non mi ricandiderò al Bundestag nel 2021 e non voglio altri incarichi politici“. “Non sono nata cancelliera”, ha concluso la Merkel.

La notizia è come un fulmine a ciel sereno soprattutto per gli europeisti, convinti che Angela Merkel avesse ambizioni a ruoli europei una volta concluso il suo mandato in patria.

E la domanda che risuona da un capo all’altro del continente adesso è “Che cosa sarà dell’Europa post Merkel?”. 

Lo stesso giorno in cui Jair Bolsonaro, famoso soprattutto per le sue dichiarazioni omofobe e sessiste, vince le elezioni in Brasile, quella che apparentemente sembra essere ormai l’ultimo baluardo del liberismo in Europa, annuncia la sua definitiva uscita di scena.

Di quali tinte si sta tingendo il mondo?

Sono in molti ad additare alcune politiche impopolari della Merkel come la causa della discesa in picchiata del partito, una fra tutte la decisione di aprire le porte a centinaia di migliaia di rifugiati siriani. Ma è davvero così? Non sembra, soprattutto considerando la grande ribalta dei Verdi, partito che si è affermato per le sue posizioni molto attente nei confronti dell’immigrazione, dei cambiamenti climatici e dell’integrazione europea. Inoltre il Csu, partito gemello del Cdu, pur seguendo linee molto intransigenti riguardo alle questioni migratorie, ha subito comunque un pesante calo dei consensi.

Le ragioni del mancato consenso sono quindi da cercare altrove.

Nel frattempo, a sole 24 ore di distanza dalle dichiarazioni di Angela Merkel, Friedrich Merz, ex capogruppo del Cdu, annuncia la sua candidatura alla presidenza.

Mentre già ieri si erano annunciati pronti a candidarsi per lo stesso ruolo il Ministro della Salute Jens Spahn, che con Merz condivide posizioni più conservatrici rispetto alla Merkel, e la segretaria generale Annegret Kramp Karrenbauer, favorita della cancelliera. Il presidente del Nordreno-Westfalia, Armin Laschet, invece ha fatto intendere che potrebbe prendere questa decisione senza tuttavia confermarla.

Quel che è certo è che si apre un nuovo capitolo, per la Germania e per l’Europa.