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Da Pontida a Berlino bufera sull’Europa

Nella beata quiete della Tuscia mi raggiungono le impressionanti immagini dell’adunanza di Salvini mentre nella sequenza della Tv continuano ad apparire le sconvolgenti scene dei barconi alla deriva e dei corpicini dei bambini annegati che vengono schermati anche per pudore nel rispetto della legge. Il gran capo esprime compiacimento per la sua linea dura sulla chiusura dei porti e sui respingimenti. Una medaglia di fama e di gloria che Salvini si appende sulla camicia come grande segnale di vittoria e di salto qualitativo della politica del governo. La numerosa platea applaude entusiasta, in un crescendo di eccitazione quando lo stesso Salvini afferma che finalmente c’è un vero cambiamento, che durerà 30 anni e troverà ulteriori consensi in tutta Europa con l’obbiettivo di collegare tutti i sovranismi-dalla Le Pen a Orban- in vista delle elezioni europee della prossima primavera. Sarebbe necessario che gli stessi uditori plaudenti si rendessero conto che gli alleati auspicati da Salvini in Europa esprimono un sovranismo nazionalista che contraddice la linea velleitaria e inconcludente del governo Conte uscita quantomeno malconcia dall’ultimo vertice europeo. In qualche modo per ragioni analoghe a non molti chilometri dal pratone leghista, nella ricca Baviera , l’egoismo miope del ministro degli interni tedesco Seehofer indirizza una sorta di ricatto che mette a rischio il già precario governo della Merkel.   

                                                                                                                                                                                                                           Si tratta di un preoccupante segnale ulteriore rispetto al quale non emergono  significative politiche alternative di contrasto e di acuta consapevolezza di una capacità europea di far fronte in modo solidale e umano al dramma dei migranti. Ma non solo perché senza un impegno comune dell’Europa nel nuovo contesto rappresentato dalla America di Trump, dal protagonismo di Putin trionfatore agli occhi del mondo intero con i mondiali di Russia, al rilievo sempre maggiore della Cina sulla scena internazionale e la sua presenza crescente e rilevante in Africa ed in America Latina, non ci sarà sovranismo in grado di far fronte alle sfide ineludibili per tutta l’Europa. Nessuno stato da solo potrà salvarsi rinchiudendosi nei suoi confini con protezionismi e muri, ma solo una politica di cooperazione e d’iniziativa di sviluppo e di pace potrà dare un ruolo alla Ue in una stagione già alle prese con la guerra dei dazi e alla ambigua ripresa dei contatti tra gli Usa e la Russia, che vedrebbero Trump stendere addirittura un sostanzioso velo sulla dolorosa vicenda della Crimea.

 Tutto questo aggrava l’assenza di un ruolo della sinistra in Italia ed in Europa, all’affannosa ricerca di leader senza affrontare le ragioni di fondo della crisi. Dovuta alla mancanza di ideali riconoscibili a cominciare dai più giovani e di formulare proposte credibili sul debito, sul fisco, sulla scuola e sullo sviluppo futuro dell’Italia con in cima le questioni drammatiche della povertà e del sud. In poche parole una proposta comunitaria di solidarietà per il bene comune capace di raggiungere il cuore e la razionalità delle persone, superando vecchie liturgie e personalismi di vertici e di apparati. In questo senso non è di grande conforto il dibattito sui giornali sul destino del segretario reggente, del presidente del partito, dell’ex ministro Calenda e dello stesso Zingaretti, nessuno dei quali appare a nostro giudizio in grado di suscitare entusiasmi, né di rappresentare quell’elemento di novità e di svolta che sarebbero indispensabili. In questo senso non mi appassiona il dibattito sulle primarie si primarie no, direzione si, direzione no. Non sono in gioco banali scaramucce tattiche sullo statuto e gli incarichi nel partito. Piuttosto la capacità di coinvolgere sul piano delle idee e di nuove proposte, personalità come Cacciari e Della Loggia , Magris e Panebianco e lo stesso Nanni Moretti, tanto per indicare nomi significativi e interessati, oltre ogni logica di schieramento e di personalismi, alla necessità di un ruolo comunque importante  della opposizione non solo in Parlamento ma per sollecitare e stimolare consapevolezza civica e responsabilità di fronte alle grandi sfide del Paese.