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In Ungheria referendum sui migranti il 2 ottobre

Il referendum britannico e la vittoria del leave dello scorso 23 giugno, non sembra rimanere un caso isolato nel panorama europeo denso di lacerazioni. Un altro referendum è alle porte. Ma non è certo una sorpresa per nessuno che l’Ungheria, potesse mettere in cantiere un piano per contrastare le norme europee sulle ripartizioni delle quote di profughi e migranti, visti i muri di filo spinato costruiti lungo le frontiere ungheresi, all’interno di una buia chiusura ideologica del governo magiaro alla crisi europea dei migranti. Jànos Ader, capo dello stato ungherese, ha due giorni fa annunciato ufficialmente la data del prossimo referendum , nel quale i cittadini, saranno chiamati alle urne per poter dire la loro,  sulla questione appunto delle quote migranti, che tanto affligge il popolo magiaro e il suo governo. Per cui, al quesito che sarà scritto sulla scheda elettorale il prossimo 2 ottobre: “Volete che l’Unione europea decreti una rilocalizzazione obbligatoria dei cittadini non ungheresi in Ungheria senza l’approvazione del parlamento ungherese?”, è probabilissimo, che gli  ungheresi, rispondano negativamente a larga maggioranza, avendo in questi mesi dimostrato netto consenso alla linea dura seguita da Viktor Orbàn, che già tempo con i suoi discorsi contro gli immigrati, aveva manifestato di essere assolutamente contrario alla politica di ripartizione quote, espressa dall’Unione europea.

Lo scorso settembre, infatti, l’UE a 28, ha deciso di ripartire 160mila profughi, affluiti nelle già collassate Italia e Grecia,  in altri Paesi. E l’Ungheria, secondo questa redistribuzione, avrebbe dovuto accoglierne più o meno 2300. Ricordiamo tutti la spettacolare opposizione del premier magiaro, con al seguito la maggioranza della popolazione, ai piani di Bruxelles. Il netto rifiuto a partecipare equamente ad un programma di accoglienza, che gli altri paesi membri, avevano accettato, è stato a dir poco scandaloso. Inaccettabile presa di posizione, che ha spinto l’Ungheria perfino a ricorrere in dicembre, alla Corte di europea di giustizia contro la ripartizione dei flussi migratori, che pur di dimensioni non contenibili, va affrontata civilmente e secondo una politica di equa accoglienza, che le istituzioni europee hanno delineato. Italia e Grecia sono un esempio per tutti i paesi europei, un esempio di civiltà e grande solidarietà, che purtroppo si scontra con realtà europee diverse. Polonia e Slovacchia, stanno seguendo la scia dell’Ungheria, insieme fanno parte del “Gruppo di Viségrad”, che è un organo di quei paesi che nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, finirono di essere i Paesi dell’est, e che ora sono alleati sul fronte dell’ostilità ai profughi, che fuggono dalla guerre, dalle persecuzioni politiche, e che sono alla ricerca di una vita migliore da assicurare ai loro figli. Bruxelles, in questi mesi, ha più volte sottolineato che Orbàn “non può permettersi di prendere decisioni alle spalle dei popoli e contro la volontà dei popoli ,decisioni che cambiano la vita dei popoli e delle loro generazioni future”. Il premier ungherese invece ha più volte affermato che le porte di Budapest e degli altri paesi europei dovranno essere risistemate, cioè chiuse alle rotte di transito dei migranti che vogliono raggiungere i paesi dell’Europa settentrionale. Inoltre i profughi e i migranti provenienti dall’Africa e dal medio oriente, rappresentano una minaccia per lo stile di vita e i valori europei, secondo il pensiero di Orbàn che si considera il garante delle frontiere nazionali. Sono molti a pensare, però,  che il premier sull’onda della vittoria del referendum britannico, sfrutti la situazione e la strumentalizzi a fini puramente personali, esasperando al massimo la questione migratoria, allo scopo di manovrare gli elettori. Insomma, per il premier Orbàn, si tratterebbe di decidere sull’indipendenza del Paese e sul suo diritto di scegliere con chi convivere, oppure tutto si tradurrebbe in una specie di farsa che serva a rafforzare la sua popolarità, in un uso demagogico del ruolo politico che ricopre ?