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Ucsi Siracusa, Minori e Media. Bambini uccisi dai genitori. Formazione ai giornalisti: dal delitto di Cogne fino alla piccola Elena

Siracusa, settembre 2022 – “Siate sempre dei giornalisti che raccontano la verità, restate ancorati con il cuore e la vita, alla strada che la vita di ogni uomo percorre, specialmente quella dei bambini. Raccontate dei bambini che hanno visto interrotti e frantumati i sogni, la loro innocenza con le brutture del male, ma raccontate anche, per non dimenticare il fatto che ai bambini bisogna garantire il diritto alla informazione oltre la spettacolarizzazione e la strumentalizzazione ideologica” ha affermato don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di “Meter” durante la relazione consegnata ai giornalisti che hanno partecipato al corso di formazione sul tema “Minori e Media. Bambini uccisi dai genitori dal delitto di Cogne fino alla piccola Elena. Il rispetto delle carte deontologiche” che si è tenuto, il 10 settembre, nel salone “Ettore Baranzini” presso il centro conferenze della Basilica Santuario Madonna delle Lacrime di Siracusa. Il corso, moderato dalla vice presidente dell’Ucsi di Siracusa Paola Altomonte, è stato promosso dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, in collaborazione con l’Ucsi Sicilia e la sezione provinciale di Siracusa è inserito nel percorso per la formazione dei giornalisti promossa dall’Odg Sicilia.

Il corso è stato aperto dai saluti del presidente provinciale dell’Ucsi Siracusa, Alberto Lo Passo, dal vice direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Siracusa Alessandro Ricupero, dal consigliere nazionale dell’Ucsi Gaetano Rizzo che ha portato i saluti del presidente regionale Domenico Interdonato. Le relazioni sono state affidate allo psicoterapeuta Roberto Cafiso, al fondatore e presidente di Meter don Fortunato Di Noto, al professore associato in “Sociologia dei processi culturali e comunicativi” e delegato del Rettore alla Comunicazione dell’Università di Messina Francesco Pira, all’esperto in comunicazione sociale e promotore della Carta di Treviso del 1990 Tiziano Toffolo, al segretario nazionale dell’Ucsi e Tesoriere regionale dell’Odg Sicilia Salvatore Di Salvo e al segretario provinciale dell’Assostampa Prospero Dente. “ Siate dei ‘samaritani di strada’ accorti nel vedere, nel chinarvi con il cuore – ha sottolineato il presidente di Meter don Fortunato di Noto – nell’aiutare al cambiamento senza sottomissione alle grandi lobby dell’informazione che a volte sono molto propensi a ‘marginalizzare l’infanzia’. La parola ha un grande potere: è capace di ridare una nuova forma alla bruttura della vita, partendo dai bambini. E’ un auspicio rivoluzionario che non è indirizzato solo al rispetto delle Carte e dei Codici, ma al cambiamento di passo culturale. Lento, ma possibile”.

Nell’intervento dello psicoterapeuta Roberto Cafiso ha sottolineato che “vi sono denominatori culturali che tendono dividere il mondo in maniera dicotomica tra buono e cattivo, angeli e demoni. Ciò è influenzato da credenze popolari, religiose, tradizioni e stereotipi”. “ Una madre ad esempio nell’immaginario collettivo è sinonimo di accadimento, dedizione e sacrificio per i figli – ha detto lo psicoterapeuta – . Queste certezze tuttavia sono fallaci giacché le madri sono delle donne e prima ancora sono state adolescenti e bambine spesso disattese affettivamente, con una bassa soglia di reattività ed allevate in modo disarmonico e disfunzionale. La disregolazione dell’umore e la scarsa tolleranza allo stress accumulato possono portare a reazioni inaspettate, agite spesso in uno stato crepuscolare. Si tratta comunque di persone apparentemente normali, indistinguibili sino all’atto efferato rispetto a chi non agirà mai acting out. La prevenzione qui riguarda l’attenzione alle condizioni esistenziali in famiglia, partendo dalla Scuola”.

Per il professore associato in “Sociologia dei processi culturali e comunicativi” e delegato del Rettore alla Comunicazione dell’Università di Messina Francesco Pira “La narrazione giornalistica non nasce e muore nel momento in cui si organizza un reportage, un articolo o un servizio televisivo”.

Francesco Pira

“Esistono delle regole – ha aggiunto- che il Telefono Azzurro ha spesso ricordato relative ai principi che già nel 1990 avevano convinto l’Associazione, l’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa a lavorare insieme alla Carta di Treviso per una cultura dell’Infanzia. Quando immettiamo qualcosa nel vortice della comunicazione possiamo aprire un percorso accidentato. Mark Zuckerberg, proprietario di Meta, sta pensando di far pagare alcuni servizi presenti sulle sue piattaforme e molte persone intervistate sono disponibili a pagare. Questo significa che conterà ancora di più il gradimento degli utenti, i loro “like” e i loro “cuoricini”. Oggi dobbiamo stare molto attenti, perché spesso si genera molta confusione a causa dell’Infotainment ossia la possibilità di spettacolarizzare il dolore. Ma non solo. Esiste una devianza: il dark tourism. Un turismo particolare, poiché le persone si recano in quei luoghi dove sono avvenuti terribili omicidi e orrendi crimini. Posti che, diventati il simbolo della cattiveria umana, si trasformano in mete turistiche. Non possiamo dimenticare: il delitto di Cogne, di Perugia, di Garlasco, i tanti casi di femminicidio e gli omicidi di bambini, avvenuti anche nella nostra Sicilia, si sono trasformati in nuove destinazioni da raggiungere per fare dark tourism. Oggi, il giornalista deve raccontare la verità, battere la concorrenza e il tempo, essere appetibile e soprattutto deve essere responsabile e tenere sempre presente il codice deontologico. Ecco, perché serve un’adeguata formazione e sottolineare cosa è cronaca e cosa è intrattenimento. Serve, insomma, conciliare le regole deontologiche e il mercato dell’informazione. Diventa difficile trattare il tema dell’uccisione dei bambini sui social, poiché molto spesso c’è spazio per l’odio e la cattiveria. Una crudeltà che può degenerare e condizionare l’esito delle stesse indagini. Il desiderio che avvertiamo di battere i tempi può trasformarsi in superficialità e sappiamo bene che, quando si tratta di minori, non possiamo permettercelo”. L’esperto in comunicazione sociale e promotore della Carta di Treviso del 1990 Tiziano Toffolo ha parlato della nascita della carta di Treviso e degli aggiornamenti nel 2006 e 2021. Oggi più che mai, nell’era della rivoluzione digitale dei mass media – ha detto – la Carta di Treviso rappresenta il fiore all’occhiello della professione giornalistica italiana, riconosciuta a livello europeo e mondiale, quale primo documento etico a tutela dei minori. Nell’opinione pubblica è sempre più sentita la necessità di tutelare i minori nei confronti di un sistema globale dell’info-comunicazione, “massivo e invasivo”. E’ quindi necessaria un’azione continua di “attenzione deontologica” nella tutela mediatica dei giovani, con particolare attenzione alle sfide digitali del terzo millennio; un impegno e una missione inderogabile da parte delle Istituzioni, in primis l’Ordine dei Giornalisti, la Fnsi e le associazioni professionali. Tiziano Toffolo, al termine del suo intervento, prendendo spunto dalla relazione di Don Fortunato Di Noto, il precursore eroico della lotta contro la pedopornografia, ha lanciato un appello all’Odg nazionale: “Negli scenari attuali di emergenza – sociale, comunicativa e valoriale, oltre che gravemente umanitaria – è necessario lanciare una forte iniziativa deontologica – da affiancare alla Carta di Treviso – con l’obiettivo di una maggiore “Cultura della tutela dei minori nei mass-media, tutti, dai tradizionali ai social ”, uno speciale documento che possa diventare patrimonio della società civile e delle Agenzie educative, in particolare delle famiglie, delle mamme e dei papà che hanno a cuore la crescita serena dei propri figli”. Il segretario provinciale dell’Assostampa Prospero Dente ha invitato i giornalisti ha lavorare con coscienza e obiettività”, mentre il segretario nazionale Salvatore Di Salvo che è anche Tesoriere dell’Odg Sicilia ha sottolineato che “oggi c’è bisogno di un giornalismo che racconti la verità, non la nostra verità”.