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Carmelo Garofalo, sette anni dopo: nel ricordo di un grande giornalista

Ci sarebbero molte cose da dire in alcune circostanze, ma a volte il silenzio è più utile di mille frasi dette con rumore di grancassa.

Sono passati sette  anni dalla dipartita del Maestro e la sua assenza pesa come un macigno per noi, noi che appena ragazzini ci muovevamo svelti tra le stanze della  redazione de ‘’L’Eco del Sud’’ di viale Principe Umberto,  che ci pareva poter essere eterna come lui.

E’ così che si è spenta, in una mattinata feriale di caldo autunno, la vita del nostro caro Maestro. Diremmo quasi in sordina, silenziosamente, senza rumore di gran cassa, quasi a testimoniare che chi è così grande, non ha bisogno di molto scalpore durante la vita, né al momento di morire, perché bastano le opere ed i gesti fatti e ripetuti nel tempo ad incarnarne lo spirito eterno.

Una mattina lavorativa, come tante, come tutte le altre, perché il riposo è un lusso meritato, ma senza il lavoro non si può vivere nè si può godere della bellezza della vita.

Una mattina lontana da quel 4 gennaio 1918, quando a Catania, nacque colui che per molti sarebbe divenuto un pilastro ed una guida… Pilastro e guida, ma anche Padre e Maestro, per noi tutti che abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo e di lavorare per lui, per il piccolo grande Uomo Carmelo Garofalo.

Se n’è andato con lui un pezzo della nostra storia, una parte della nostra esistenza. Memoria storica della città di Messina, decano dei giornalisti siciliani, ma forse anche di tutta Italia, come diceva lui ridendone, con quella sua coinvolgente autoironia che lo ha accompagnato tutta la vita, per “merito divino”, ma, aggiungeremmo noi, soprattutto, per merito della sua incredibile forza e della sua grande tenacia che, già a sedici anni lo aveva condotto presso la redazione dell’allora “Gazzetta”, distrutta, davanti ai suoi stessi occhi, durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, a dare sfogo alla sua passione più grande: il giornalismo.

Una passione che gli ardeva dentro e che rendeva sempre giovani i suoi occhi mai stanchi di leggere e cercare nuove notizie, perché “bisogna sempre sapere cosa ci accade attorno e ricordare cosa è accaduto senza mai tradirne la verità”. Lo aveva appreso dal suo Maestro, l’indimenticato Ivanoe Fossani e lo ha tramandato a noi, generazione dopo generazione, cresciuti, come lui, a pane e giornalismo presso la redazione dell’Eco del Sud e presso tutte le testate per le quali ha collaborato, come “Il Resto del Carlino”, Secolo XIX, Giornale di Sicilia, L’Ora, la “Gazzetta dello Sport” e la “Gazzetta del Sud” sin dagli albori.

Abbiamo imparato, protetti dall’ombra del professore Garofalo, che non basta scrivere per essere giornalisti, che non basta amare ed appassionarsi, ma bisogna, innanzitutto credere in quello che facciamo e seguire sempre la scia della giustizia e della verità, abbiamo imparato che non è indispensabile “lasciarsi vedere” dietro le righe di un articolo, ma lasciare che chi legge “veda” ciò che noi “abbiamo visto”, abbiamo imparato che occorre molto sacrificio per non lasciarsi trascinare dalla massa e che occorre sempre credere in ciò che facciamo se vogliamo riuscire, abbiamo imparato che non sempre la vita è giusta, ma che siamo noi a doverlo essere anche se questo comporta sofferenza e dolore…

Grazie Maestro, siamo stati privilegiati ad averti conosciuto ed ad aver lavorato con te e scusaci se, in poche righe, non siamo riusciti a raccontare ciò che avremmo voluto dire, troppo grande è il dolore del distacco e troppo poco lo spazio per scrivere di un vita intera vissuta all’insegna di un unico pensiero “verità… per amore della verità”… Ciao Maestro.

              Domenica Puleio, Silvia Gambadoro, Alessandra Piccolella, Annalisa Crupi, Mimma Cucinotta