SOS ‘Made in Italy’ e agricoltura: i numeri della crisi e le ipotesi per salvare le imprese

Arrivano ‘Le linee guida per il risanamento’

Next Generation, idee green, transizione ecologica sono le parole chiave dell’agenda istituzionale non solo italiana. Segno che l’urgenza di pensare alla tutela del patrimonio ‘verde’ e anche dell’indotto e del business che rappresenta è chiaro a tutti. I numeri che di recente la Coldiretti ha lanciato sulle sorti del Made in Italy suscitano preoccupazione. Ecco qualche esempio che, tra emergenza Covid e DPCM e inquinamento, fotografa lo stato di crisi. 

“Le serrande abbassate dopo le 18 per oltre 700 enoteche del Lazio che aveva registrato una crescita di quasi il 13% negli ultimi cinque anni” hanno dato un colpo durissimo al settore.  Secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’ “in Italia quasi 4 cantine su 10, pari al 39%, registrano un deciso calo del fatturato con l’allarme liquidità”. 

C’è poi la strage delle api e la crisi del miele. “In vent’anni la Sardegna- ha segnalato sempre Coldiretti dall’indagine di ‘Terrantiga’- ha perso l’80% della produzione di miele, passando da una media di 70-80 chili ad alveare, ai 15-20 attuali. E anche il 2020 ha confermato il trend negativo segnando un -25% rispetto al 2019. Colpa dell’inquinamento ambientale e dei cambiamenti climatici”. 

E ancora il crack delle stalle. “La chiusura totale o parziale del canale Horeca e le restrizioni imposte, stanno penalizzando tutto il settore agroalimentare, che proprio nelle attività di ristorazione ha uno sbocco del 30% della produzione. A risentirne con un impatto particolarmente pesante e’ soprattutto il settore della zootecnia da carne, in cui si registra un impatto economico negativo per due allevamenti su tre, pari al 63%. Ad influire in maniera negativa, su una situazione gia’ fortemente compromessa, e’ stato anche il diffondersi di fake news sugli allevamenti, che in un anno ha comportato la diminuzione delle macellazioni di bovini del 17,8% e del 20,2% quelle dei suini”,  secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat. Nonostante tutto è proprio l’Istat a sancire che pur sotto  questi  durissimi colpi “l’agricoltura italiana si classifica nel 2020 al primo posto in Europa per valore aggiunto con 31,3 miliardi di euro davanti a Francia (30,2 miliardi di euro) e Spagna (29,3 miliardi di euro)”. 

Per rispondere a questa crisi economica e alla tutela del capitale ‘green’ italiano dal Consiglio nazionale dei commercialisti nel Tavolo di lavoro istituito sulle procedure delle crisi da sovra-indebitamento (con la collaborazione delle associazioni degli imprenditori agricoli come CIA, Coldiretti, Confagricoltura, Alleanza Cooperative Italiane, AnBi) e con l’Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura (ENPAIA) – sono arrivate “Linee guida per il risanamento delle imprese agricole”. Il settore, ricordano appunto nel documento, “vale il 12% del PIL del nostro Paese e dà lavoro a oltre 1 milione di persone”. 

Ecco gli spunti per sopportare la crisi e trovare una via d’uscita. Individuare “un percorso che possa facilitare il finanziamento dell’impresa agricola”, “raccomandazioni per la redazione di una situazione patrimoniale e finanziaria aggiornata dell’impresa agricola” scrivono nel documento gli esperti con “la proposta di affidare il rilascio di un’asseverazione della veridicità e dell’attendibilità delle informazioni a professionisti indipendenti iscritti all’Albo dei Commercialisti e al registro dei revisori legali per avere maggiore credibilità agli occhi degli stakeholders e dell’interlocutore bancario in particolare”.

Il nodo di tutto sta infatti nell’ “art. 9, comma 3, della legge n. 3/2012, che impone all’imprenditore che intenda accedere all’accordo di composizione il deposito delle scritture contabili degli ultimi tre esercizi per il piano di risanamento. Tenuto conto della complessità della raccolta dei dati contabili in un’azienda agricola tipo, non obbligata alla stesura dei bilanci, la redazione quantomeno di una situazione patrimoniale che rappresenti la realtà aziendale secondo criteri di correttezza, veridicità e chiarezza, in un contesto e per fini diversi da quelli a cui gli imprenditori agricoli sono abituati, può essere opportuna” o si ha difficoltà ad accedere al credito.  Tanto più se si considera che su tale documentazione e su un piano finanziario prospettico di corredo il creditore, specie quello bancario, potrà riporre il proprio affidamento. Inoltre, si registrano maggiori probabilità di successo se la ristrutturazione è accompagnata da nuova finanza, ma l’accesso al credito da parte dell’impresa agricola, anche con la finalità di risanamento, risulta notevolmente faticoso” proprio per questi aspetti. Arriveranno, assicurano dal Consiglio nazionale, ulteriori approfondimenti sul modello cooperativo che rappresenta un altro cardine del settore agricolo. 

Se questi sono asset e consigli di ordine bancario e finanziario per l’impresa, resta prioritario l’imprimatur delle Istituzioni a mettere nutrimento a un settore asfittico suo malgrado. Filiera del tessile, acqua, eco transizione gli appelli piovuti da diverse associazioni del settore. La lista della spesa green è lunga per le Istituzioni, dal neo Governo al G20. La speranza è che quest’attenzione a quattro cifre di 1.100 militari dell’Ue con priorità green e digitali arrivi davvero nelle mani di chi del green fa valore, bellezza, turismo e industria. Che vuol dire lavoro. 

*Foto da Press Kit Coldiretti

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