Dal rapporto SVIMEZ, il Meridione con un PIL pari alla metà della Grecia

Dopo il richiamo soft, ma non troppo della Bce, arriva ora la Doccia fredda del rapporto Svimez 2015

Non è tempo di rallegrarsi guardando indietro agli obiettivi raggiunti, e tanto meno è giunto il momento di compiacersi sui risultati presunti raggiunti. Dopo il richiamo soft, ma non troppo, della Bce, per i risultati insoddisfacenti raggiunti fino ad ora e l’accusa velata di inadeguatezza dimostrata dai vertici italiani, arriva la doccia fredda del rapporto Svimez 2015.

Non si tratta più solamente di dare un valore ai numeri, ma di metterli all’interno di un contesto sociale e demografico che pongono sotto i riflettori un pericolo di portata tremenda,  che potrebbe portare il Meridione ad uno stato di “sottosviluppo” permanente, ovvero potrebbe concretamente impedire alle regioni del sud di agganciarsi al treno della ripresa, e rimanere in uno stato di arretratezza economica, che già ora si ripercuote sul piano demografico (con il blocco delle nascite che viene definito un vero e proprio “tsunami” per le sue ripercussioni), e sociale (con una persona su tre che è al di sotto della soglia di povertà).

Le fasce deboli rimangono sempre giovani e donne, completamente estromessi dal mondo del lavoro, che contribuiscono pesantemente nell’aumento del tasso di disoccupazione che rimane ben al di sopra della media europea. Poi c’è un altro dato ugualmente preoccupante, quello del pil prodotto, che nel periodo che va dal 2000 al 2014 è stato di gran lunga peggiore di quello della Grecia che a sua volta ha segnato il risultato in assoluto peggiore: il pil greco è stato in negativo di 1,7% mentre per il Meridione si parla di un -9,4%.

Quindi una perdita totale di ricchezze, che vanno da quelle finanziarie che inibiscono gli investimenti e precludono qualsiasi possibilità di ripresa, a quella umana e sociale. Gli occupati sono 6 milioni, e tra questi oltre il 62% guadagna meno di 12 mila euro annuali, con enormi difficoltà a ottenere finanziamenti, e alte percentuali di casi in cui si arriva a non pagare un debito, mentre nel centro nord questa percentuale si ferma a meno della metà (circa il 28,5%). Insomma un allarme su tutti i fronti che richiede un intervento urgente che non può più essere rinviato a “tempi” migliori. 

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